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I talebani hanno stabilizzato l’Afghanistan, ma la repressione delle donne li isola

Al Consiglio di Sicurezza, Roza Otunbayeva dell'UNAMA sostiene che gli editti contro le afghane hanno oscurato alcuni "risultati positivi" del dominio talebano

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
I talebani hanno stabilizzato l’Afghanistan, ma la repressione delle donne li isola

An OCHA woman staff member meets displaced women in eastern Afghanistan (© UNOCHA/Charlotte Cans)

Time: 4 mins read

Da quando i talebani hanno assunto il potere nell’estate del 2021, la situazione delle donne afghane continua a peggiorare: oltre a non poter più avere accesso a scuola o università e a dover subire il divieto dal poter lavorare, anche la loro libertà di movimento resta severamente limitata.

Secondo la Rappresentante speciale delle Nazioni Unite Roza Otunbayeva, le molteplici restrizioni imposte alle donne e alle ragazze stanno costando ai talebani “legittimità sia nazionale che internazionale” e sono altamente impopolari in tutto il paese.

Roza Otunbayeva, Special Representative of the Secretary-General for Afghanistan and Head of the United Nations Assistance Mission in Afghanistan, briefs the Security Council meeting on the situation in Afghanistan. (UN Photo/Manuel Elías)

Otunbayeva, ex presidente del Kirghizistan scelta dal Segretario Generale Antonio Guterres per rappresentare l’ONU in Afghanistan, mercoledì ha informato il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla terribile situazione in cui si trova il paese e lo stato del tentativo di aiuto internazionale, sempre più precario dato che anche le lavoratrici delle Nazioni Unite sono tra quelle a cui è stato impedito di lavorare a causa degli editti talebani.

“Non metteremo in pericolo il nostro personale nazionale e quindi chiediamo loro di non presentarsi al lavoro”, ha affermato l’inviata speciale dell’ONU, aggiungendo che la Missione di assistenza delle Nazioni Unite che dirige ( UNAMA ), non ha intenzione di sostituire le donne con personale maschile.

In her briefing to Security Council today, UNAMA head Otunbayeva urged df #Taliban authorities to rescind recent bans, incl. those preventing #Afghan women from working in @UN, to enable UN to continue its full support to the Afghan people.

Full briefing: https://t.co/gxZt7zKo1O pic.twitter.com/AiX34eq22v

— UNAMA News (@UNAMAnews) June 21, 2023

Otunbayeva ha detto che i talebani non le hanno dato alcuna spiegazione per il divieto, “e nessuna assicurazione che sarà revocato”. Otunbayeva ha affermato di essere stata “schietta” con la leadership talebana sugli ostacoli che i loro decreti e le restrizioni alle donne nella vita pubblica stavano creando, tra cui il divieto di scolarizzazione oltre il livello primario, il divieto di visitare parchi, palestre e svolgere un ruolo nella vita pubblica generalmente, comunicando loro che fino a quando persiste la repressione dei diritti umani su donne e ragazze, “è quasi impossibile che il loro governo venga riconosciuto” dalla comunità internazionale.

Otunbayeva ha parlato dell’impegno dell’UNAMA con la società civile in tutto il paese: “è anche chiaro che questi decreti sono altamente impopolari tra la popolazione afgana. Costano ai talebani legittimità nazionale e internazionale, mentre infliggono sofferenze a metà della loro popolazione e danneggiano l’economia”.

La responsabile dell’UNAMA ha invitato gli ambasciatori e la comunità internazionale a fare di più per garantire la futura stabilità dell’economia afgana, soprattutto alla luce del previsto calo dei finanziamenti umanitari di quest’anno.

A group of women and their children walk Daikundi in remote central Afghanistan. (© UNICEF/Mark Naftalin)

I riflettori sui diritti delle donne hanno anche oscurato alcuni “risultati più positivi” del dominio talebano, ha affermato, citando le prove crescenti di un divieto effettivo della coltivazione del papavero da oppio.

Otunbayeva ha anche informato i Quindici che l’economia in Afghanistan “rimane stabile” con l’inflazione in calo e i tassi di cambio stabili, in parte grazie alla riduzione della corruzione ad alto livello.

“Questa stabilità macroeconomica, tuttavia, coesiste con una grave povertà delle famiglie” con il 58% che lotta per soddisfare i bisogni primari, secondo la Banca Mondiale.

Su altre aree di preoccupazione, la responsabile dell’UNAMA ha affermato che, nonostante gli sforzi concertati di antiterrorismo, il gruppo terroristico ISIL-KP ha continuato a prendere di mira sia i funzionari talebani che i civili.

Sebbene l’acquisizione da parte dei talebani abbia portato a un forte calo delle vittime civili, ha affermato che il Servizio di azione contro le mine delle Nazioni Unite ha riferito che continuano a esserci circa 100 vittime al mese a causa di ordigni inesplosi.

In conclusione, ha detto Otunbayeva al Consiglio che l’UNAMA e il sistema delle Nazioni Unite in Afghanistan continueranno a impegnarsi con i talebani, basandosi su “canali di lavoro affidabili consolidati”. “Potremmo fare molto di più, tuttavia, se i talebani revocassero le loro punitive restrizioni sulla sua popolazione femminile”.

Shabana Basij-Rasikh, Co-founder and President of the School of Leadership, Afghanistan (SOLA), briefs the Security Council meeting on the situation in Afghanistan. (UN Photo/Manuel Elías)

Shabana Basij-Rasikh, la co-fondatrice dell’organizzazione no-profit SOLA per l’educazione delle ragazze afgane, ha detto ai Quindici ambasciatori di aver vissuto l’oscurità del dominio talebano negli anni ’90 e che le scuole segrete che frequentava sono tornate.

“Sono anche l’erede del coraggio delle donne e degli uomini afgani, che hanno acceso fuochi nell’oscurità della nostra nazione mentre l’attenzione del mondo si allontanava. Quei fuochi stanno bruciando anche adesso. Le scuole segrete hanno riaperto a Kabul e provincia. La mia scuola SOLA, costretta all’esilio, prospera in Rwanda”.

Basij-Rasikh ha detto che sono state ricevute un record di 2.000 domande dalle comunità afgane sparse in tutto il mondo. “2.000 fuochi nell’oscurità, ognuno dei quali rappresenta il desiderio inestinguibile e invincibile di accedere al diritto umano fondamentale dell’istruzione”. “È nostro compito – compito del mondo – garantire che queste fiamme non si spengano mai”, ha affermato Basij-Rasikh: “Quello che vogliamo si riassume in un unico mondo. Quella parola è stabilità. E ciò che rende possibile quella parola è l’istruzione”.

 

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Giornalista e scrittore. Nato e cresciuto in Sicilia, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America con Il Giornale di Montanelli, America Oggi e USItalia weekly. Dal Palazzo di Vetro oggi racconta l’ONU dopo aver fondato e diretto La Voce di New York dal 2013 a gennaio 2023 I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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