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Crisi in Kosovo: la NATO dispiega più truppe, gli italiani feriti migliorano

Alta tensione dopo gli scontri tra soldati della Kfor con i nazionalisti serbi che protestavano i nuovi sindaci albanesi. La Serbia mobilita truppe al confine

La Voce di New YorkbyLa Voce di New York
Crisi in Kosovo: la NATO dispiega più truppe, gli italiani feriti migliorano

Soldiers of NATO-led international peacekeeping Kosovo Force (KFOR) clash with ethnic Serbs in front of the building of the municipality in Zvecan, Kosovo, 29 May 2023. Protests and clashes in Zvecan continue as tensions in northern Kosovo’s region, with majority of ethnic Serbian people, arose after ethnic Albanians mayors took offices in four towns following elections boycotted by Serbian community. Serbian President Vucic on 26 May has put Serbian Army on high alert. EPA/GEORGI LICOVSKI

Time: 6 mins read

In risposta ai recenti disordini e al ferimento di 30 membri della Forza Nato per il Kosovo (di cui undici italiani), la Nato ha disposto il dispiegamento delle Forze di Riserva Operativa (ORF) per i Balcani occidentali, che erano pronte all’impiego in sette giorni. “Il dispiegamento di ulteriori forze Nato in Kosovo è una misura prudente per assicurare che la Kfor abbia le capacità necessarie per mantenere la sicurezza in conformità con il mandato del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”, ha dichiarato l’ammiraglio Stuart B. Munsch, comandante dell’Allied Joint Force Command di Napoli. “Ad un ulteriore battaglione multinazionale di forze di riserva è stato ordinato di ridurre lo stato di prontezza all’impiego da quattordici a sette giorni, per essere pronti a rinforzare la Kfor se necessario. Il comando di Napoli – si legge ancora nella nota diffusa – sta monitorando attentamente la situazione in Kosovo e continuerà a coordinarsi con la Kfor per assicurarsi che disponga di tutte le capacità e le forze necessarie per garantire in modo imparziale un ambiente sicuro e la libertà di movimento di tutte le comunità”.

Intanto, dopo gli scontri di lunedì, il ministro della Difesa Guido Crosetto ha dichiarato che ”la situazione oggi, dalle informazioni che ci arrivano dal comandante italiano Kfor, generale Ristuccia, e dal generale Figliuolo, comandante Covi, è migliorata rispetto a ieri. Sembra esserci meno tensione, anche se ci sono ancora manifestazioni davanti ai municipi della quattro municipalità. Stiamo cercando una soluzione diplomatica più che pensare alla forza di interdizione che può esser fatta dai militari nell’area”. Poi Crosetto ha rivelato che “con il ministro Tajani e con la presidente Meloni abbiamo passato la notte a chiamare i nostri colleghi sia serbi che kosovari e i nostri colleghi europei perché facciano anche loro pressione perché è una cosa che scaturisce da una volontà politica di alzare la tensione – sottolinea – e noi vorremmo che cessasse questa cosa perché il confine tra il Kosovo e la Serbia è uno di quei luoghi pericolosi in cui una scintilla potrebbe far scoppiare un incendio”.

Ho avuto una videoconferenza con il Gen. Figliuolo e l’Amb. in Kosovo De Riu: piena solidarietà ai militari🇮🇹 feriti. Sono seguiti da vicino e migliorano. @NATO_KFOR resta schierata e operativa: il nostro obiettivo è riportare #Serbia e #Kosovo a un dialogo costruttivo e pacifico

— Antonio Tajani (@Antonio_Tajani) May 30, 2023

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, dal canto suo, ha scritto su twitter che “ho avuto una videoconferenza con il generale Figliuolo”, a capo del comando operativo di vertice interforze (Covi) e “con l’ambasciatore in Kosovo De Riu: piena solidarietà ai militari italiano feriti. Sono seguiti da vicino e migliorano”.  Il ministro degli Esteri ha assicurato che la Forza di interposizione della Nato Kfor “resta schierata e operativa: il nostro obiettivo è riportare Serbia e Kosovo a un dialogo costruttivo e pacifico”

L’ultima escalation di lunedì – coi violenti scontri nel Nord tra manifestanti di etnia serba e polizia -avviene dopo le elezioni locali del 23 aprile, quando sono andati al voto quattro comuni settentrionali dove la comunità serba rappresenta la maggioranza della popolazione; gli elettori serbi hanno però boicottato le urne, consentendo o ai rappresentanti albanesi di assumere il controllo dei consigli locali. I disordini nella regione si sono intensificati dall’insediamento dei sindaci di etnia albanese, la cui autorità non è riconosciuta dai cittadini di etnia serba; questi ultimi sono scesi in piazza, chiedendo il ritiro dei primi cittadini, come pure delle forze speciali della polizia kosovara, inviate sul posto in previsione delle tensioni. Gli agenti di Pristina sono accusati di aver usato il pugno di ferro sui manifestanti e ieri le forze di interposizione Nato della missione Kfor sono intervenute per sedare gli scontri : 30 militari sono rimasti feriti, di cui 11 italiani e 19 ungheresi.

Gli Stati Uniti – i maggiori sostenitori dell’indipendenza del Kosovo- hanno già criticato il governo di Pristina per essersi spinto troppo unilateralmente con le elezioni locali boicottate dai servi, aumentando la tensione. Il Segretario di Stato Antony Blinken già in un twit del 26 maggio aveva accusato il governo del Kosovo di provare le tensioni.

We strongly condemn the actions by the Government of Kosovo that are escalating tensions in the north and increasing instability. We call on Prime Minister @albinkurti to immediately halt these violent measures and refocus on the EU-facilitated Dialogue.

— Secretary Antony Blinken (@SecBlinken) May 26, 2023

Intanto da Mosca arriva l’accusa che le forze della NATO Kosovo, secondo la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, hanno agito in modo “non professionale”, provocando “una violenza non necessaria” e una “escalation” della situazione.

L’Occidente, ha aggiunto la portavoce di Lavrov, deve mettere fine alla sua “falsa propaganda” sul Kosovo. I Paesi occidentali, ha proseguito in una dichiarazione pubblicato sul sito del ministero, “devono smettere di imputare gli incidenti in Kosovo ai Serbi disperati che pacificamente, e senza armi in mano, cercano di difendere i loro legittimi diritti e libertà”.

💬 Maria #Zakharova: We are calling the West to finally silence its false propaganda, to stop blaming the incidents in Kosovo on the desperate Serbs who are peacefully, without weapons in their hands, trying to defend their legitimate rights & freedoms.https://t.co/Q2iF1uSNZa pic.twitter.com/Eqbcp3D92x

— MFA Russia 🇷🇺 (@mfa_russia) May 30, 2023

Caroline Ziadeh, Rappresentante Speciale del Segretario Generale dell’ONU e Capo della Missione dell’Amministrazione provvisoria delle Nazioni Unite in Kosovo (UNMIK), ha condannato fermamente le azioni che ieri hanno provocato gravi ferite al personale militare della KFOR (Kosovo Force) e ai civili nel comune di Zvečan/Zveçan. Ziadeh ha sottolineato che la violenza in qualsiasi forma, anche contro la KFOR che è schierata per fornire un ambiente sicuro e protetto in relazione alla risoluzione 1244 (1999), è inaccettabile. Ha espresso solidarietà alla KFOR e ha augurato a tutti i feriti, compresi i civili, una pronta guarigione, sottolineando che la perdita di vite umane deve essere evitata a tutti i costi. L’inviata di Guterres, ha sollecitato la riduzione dell’escalation e ha chiesto una leadership e azioni responsabili per disinnescare le tensioni e muoversi verso soluzioni politiche sostenibili il prima possibile, affermando che la missione di amministrazione provvisoria delle Nazioni Unite in Kosovo continuerà a coordinarsi strettamente con la presenza internazionale sul campo.

Intanto anche il presidente serbo Aleksandar Vucic, dopo il premier kosovaro Albin Kurti, ha rinunciato alla partecipazione al Forum di Bratislava per seguire da vicino gli sviluppi della critica situazione nel nord del Kosovo dove resta alta la tensione interetnica dopo i violenti scontri di ieri fra dimostranti serbi da una parte e polizia kosovara e truppe della Kfor dall’altra. “Ho rinunciato al mio viaggio di due giorni nella capitale slovacca poichè per me è più importante restare vicino al mio popolo”, ha detto Vucic in un video postato sul suo profilo Instagram. Il presidente serbo ha aggiunto che oggi farà visita alle truppe serbe schierate a migliaia nei punti ritenuti nevralgici. Ieri Vucic aveva confermato il dislocamento di reparti dell’Esercito serbo lungo la frontiera (che Belgrado definisce linea amministrativa) con il Kosovo.

Ethnic Serbs sit on the street in front of the cordon of soldiers of NATO-led international peacekeeping Kosovo Force (KFOR) in front of the building of the municipality in Zvecan, Kosovo, 29 May 2023. Protests and clashes in Zvecan continue as tensions in northern Kosovo’s region, with majority of ethnic Serbian people, arose after ethnic Albanians mayors took offices in four towns following elections boycotted by Serbian community. Serbian President Vucic on 26 May has put Serbian Army on high alert. EPA/GEORGI LICOVSKI

I serbi che vivono nel Nord del Kosovo non hanno mai accettato la dichiarazione di indipendenza dalla Serbia del 2008, riconosciuta dai principali Paesi dell’Ue e dagli Stati Uniti, ma non dalla Russia, e considerano Belgrado la propria capitale. Gli albanesi etnici costituiscono oltre il 90% degli 1,8 milioni di abitanti del Kosovo; i serbi – che si stima siano in tutto 120 mila – si concentrano per lo più nelle enclave del Nord e chiedono da tempo l’attuazione di un accordo del 2013 mediato dall’Ue per la creazione di un’associazione di comuni autonomi nella loro area. 

Lunedì, i nazionalisti serbi  hanno provato a irrompere nei comuni dei sindaci contestati: nelle cariche in piazza, oltre ai 30 militari della Kfor, sono rimasti feriti 50 manifestanti. Belgrado accusa di aver provocato gli incidenti il primo ministro del Kosovo, Albin Kurti, che venerdì aveva utilizzato le forze speciali di polizia contro i manifestanti per forzare l’ingresso dei sindaci nei municipi. Il presidente serbo, Aleksandar Vucic, ha invitato i serbi del Kosovo a manifestare pacificamente e “a non entrare in conflitto con la Nato”; ha anche ribadito l’invito ai Paesi occidentali a premere su Pristina per il ritiro dei sindaci. Serbia e Kosovo stanno negoziando la normalizzazione delle loro relazioni nel quadro di un nuovo piano dell’Unione europea, sostenuto dagli Stati Uniti, in un processo spesso interrotto da crisi e tensioni.

 

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