Ci ha provato la Cina di Xi, ci ha provato il Brasile di Lula, poi anche il Vaticano di Papa Francesco, ma finora senza successo. Ora tocca all’Africa tentare di portare la pace tra Russia e Ucraina: una missione di pace guidata da sei leader africani partirà per l’Ucraina e la Russia “al più presto possibile” per cercare di “trovare una soluzione pacifica al devastante conflitto”. Ad annunciarlo il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa in una conferenza stampa oggi a Città del Capo, in cui ha fatto sapere che i presidenti Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky hanno “accettato di ricevere la missione e i capi di Stato africani a Mosca e a Kiev”. Oltre al Sudafrica, la missione includerà Senegal, Zambia, Congo, Uganda ed Egitto.
Ramaphosa ha affermato che gli USA, UK e l’Ue sono state informate dell’iniziativa di pace dei Paesi africani sull’Ucraina ma che il piano, ha detto in conferenza stampa, ha ricevuto “un cauto sostegno”.
Riuscirà quindi la missione africana guidata da Pretoria, dove gli altri hanno fallito? I colloqui per portare Mosca e Kiev al tavolo della pace sarebbero già iniziati lo scorso weekend, ha spiegato il presidente sudafricano Ramaphosa che ha fatto sapere di aver avuto colloqui telefonici separati con Putin e con Zelensky. “Speriamo di avere discussioni molto intense” ha detto in una conferenza a Cape Town durante la visita in Sud Africa del premier di Singapore Lee Hsien Loong.
Ma perché Usa ed Europa si sono mostrate “fredde” all’iniziativa africana? Da tempo gli occidentali hanno notata una eccessiva “vicinanza” del Sud Africa alla Russia, vista già tempo fa durante i voti delle risoluzioni contro la Russia per la sua invasione dell’Ucraina e rafforzata negli ultimi giorni dalle accuse americane a Pretoria di fornire aiuti militari al Cremlino.
In effetti ieri era stata diffusa la notizia che il comandante dell’esercito sudafricano, Lawrence Mbatha, si era recato in visita ufficiale in Russia per discutere con i colleghi “questioni di cooperazione militare” volte ad “aumentare la prontezza al combattimento delle forze armate dei due Paesi”. Una visita che sembrava sfidare le dichiarazioni di pochi giorni fa dell’ambasciatore degli Stati Uniti in Sudafrica, Reuben Brigety, che aveva accusato il Sudafrica di fornire segretamente armi e munizioni a Mosca, nonostante la sua dichiarata “neutralità”.
Potrà l’iniziativa di pace diventare l’opportunità per Pretoria di ribadire il suo “non allineamento”? Ramaphosa ieri, per attenuare certe polemiche, aveva dichiarato: “Non accettiamo che la nostra posizione neutrale favorisca la Russia più di altri Paesi”. Il presidente sudafricano aveva anche aggiunto: “Siamo convinti che le Nazioni Unite restano il solo meccanismo valido per arrivare a una pace e a uno sviluppo comune”.

Secretary-General António Guterres (right) meets with Matamela Cyril Ramaphosa, President of the Republic of South Africa, during the 36th Ordinary Session of the Assembly of Heads of State and Government of the African Union in Addis Ababa, Ethiopia. (UN Photo/Daniel Getachew)
Quindi che ne pensa il Segretario Generale Antonio Guterres dell’iniziativa africana dato che lui, solo pochi giorni fa, aveva ribadito che i tempi per la pace fossero ancora lontani perché entrambi i contendenti “pensano ancora di poter vincere”? Il Presidente Ramaphosa ha anche dichiarato oggi che aveva parlato al telefono con Guterres per informarlo della sua iniziativa di pace per l’Ucraina, facendo capire che aveva il suo appoggio. Quando oggi al Palazzo di Vetro di New York è stato chiesto al Press Briefing giornaliero al portavoce di Guterres, Stephane Dujarric ha risposto: “Il Segretario Generale ha ricevuto una telefonata dal Presidente Ramaphosa nel tardo pomeriggio di ieri mentre era in Giamaica. Penso che, come abbiamo detto prima, siamo favorevoli a qualsiasi iniziativa che possa portarci a una pace in linea con la Carta, in linea con il diritto internazionale e in linea con le risoluzioni dell’Assemblea Generale”.