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April 27, 2023
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Guterres da Blinken per la “collaborazione vitale” (nonostante le “spie”)

Il Segretario Generale ONU a Washington per colloqui al Dipartimento di Stato sul Sudan e altre crisi, dimostra "gratitudine" agli USA

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Time: 4 mins read

Sono apparsi davanti ai giornalisti, scambiandosi a vicenda belle parole per la “vitale collaborazione” tra USA e ONU, ma i movimenti del corpo tradivano un certo imbarazzo, con quelle mani intrecciate quasi come un gesto di preghiera.  Già, chissà se dopo che quelle grandi porte della sala del Dipartimento di Stato si son chiuse dietro di loro, in quei sorrisi un po’ forzati sui volti di Antony Blinken e Antonio Guterres non sia anche apparsa una smorfia di risentimento. 

Questo era infatti il primo incontro tra il Segretario Generale dell’ONU e il capo della diplomazia degli Stati Uniti, dopo lo scoppio dello scandalo dei documenti segreti del Pentagono finiti su internet, che rivelano che gli americani spiavano (o continuano a spiare?) Guterres soprattutto nelle sue conversazioni riguardo alla crisi in Ucraina. All’inizio della “fuga di notizie”, Guterres ha tentato di giocare la carta del “tanto lo sapevo”, e tramite il suo portavoce Stephan Dujarric rivelò di essere più sorpreso dal fatto che certe sue conversazioni potessero finire su internet più che del fatto in sé di essere spiato dagli USA. Poi, pressato anche da quelle che sono le regole del diritto internazionale soprattutto per quanto riguarda i comportamenti del paese ospitante la sede dell’ONU, Guterres ha dovuto dichiarare “preoccupazione”.

Quando oggi al briefing giornaliero al Palazzo di Vetro, al vice portavoce di Guterres, è stata posta la domanda se il Segretario Generale nell’incontro a “Foggy Bottom” avesse protestato al Segretario di Stato le recenti “spiate” delle sue conversazioni e, soprattutto, se Blinken si fosse scusato, la risposta di Farhan Haq è stata: “Posso dire che da quando sono uscite le segnalazioni, questo è un problema che abbiamo sollevato con le autorità”. Ma Blinken si è scusato o no? Portavoce: “Non parlo per la parte americana”.

Blinken, con accanto Guterres, ha detto ai giornalisti  “che è un vero piacere avere il Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres qui al Dipartimento di Stato oggi per continuare la collaborazione vitale che gli Stati Uniti e le Nazioni Unite hanno su praticamente ogni questione che stiamo affrontando in tutto il mondo”. Blinken ha detto di essere grato nei confronti di Guterres per “la sua straordinaria leadership, in particolare nel sostenere i principi della Carta delle Nazioni Unite”, e poi ha sottolineato il suo lavoro diplomatico in relazione all’Iniziativa per i cereali del Mar Nero in Ucraina per garantire che il grano ucraino continui ad arrivare sui mercati mondiali.

“Stiamo lavorando a stretto contatto per affrontare la crisi in Sudan”, ha poi aggiunto Blinken, che spera “in un cessate il fuoco più duraturo, mentre si lavora alla cessazione delle ostilità per riportare il Sudan sulla strada verso un governo a guida civile”.  Blinken ha citato anche l’Afghanistan, e il contrasto ai talebani che negano i diritti delle donne e delle ragazze, e infine ha fatto riferimento anche alla più ampia crisi umanitaria ed economica mondiale, “dove ancora una volta le Nazioni Unite svolgono un ruolo di leadership”. 

Per Blinken gli Stati Uniti restano “intensamente concentrati sulle preoccupazioni che la stragrande maggioranza dei membri delle Nazioni Unite ha giorno dopo giorno quando si tratta di costruire una maggiore sicurezza alimentare in tutto il mondo, quando si tratta di affrontare il cambiamento climatico, la sicurezza energetica, la crescita economica inclusiva e gli obiettivi di sviluppo assolutamente vitali che ci siamo prefissati e che dobbiamo continuare a perseguire. Anche lì, per noi, le Nazioni Unite sono il partner vitale. Non vedo l’ora di discutere di tutto questo e senza dubbio di più con il segretario generale”.

Guterres dal canto suo, ha replicato che anche per lui “la cooperazione tra Stati Uniti e Nazioni Unite è assolutamente centrale”, in un mondo in difficoltà con la guerra in Ucraina e altri conflitti che si diffondono ovunque, con i ritardi nel cambiamento climatico “e con enormi difficoltà in gran parte del mondo a causa di un drammatica crisi economica e finanziaria che stanno affrontando i paesi in via di sviluppo”. 

Quindi il Segretario Generale dell’ONU ha mostrato gratitudine e apprezzamento per la cooperazione che ha avuto di recente con il governo degli USA sulla crisi in Sudan: “Sia il segretario Blinken che io stiamo cercando di mediare cessate il fuoco, con un certo successo, ma non il successo che vorremmo avere”. Guterres ha quindi ringraziato gli Stati Uniti per aver aiutato l’ONU nel trasferimento di un convoglio di 1.200 membri del personale delle Nazioni Unite da Khartoum a Port Sudan.

Dopo questa visita a Washington DC, si potrebbe affermare che la fiducia della Casa Bianca sul Segretario Generale dell’ONU – e viceversa – resta immutata? Beh, fin quando la Casa Bianca potrà “ascoltare” quello che Guterres riferisce ai suoi collaboratori – così come ai diplomatici di altri paesi membri dell’ONU – senza che il Segretario Generale – come lui stesso ha ammesso – si dimostri “sorpreso”, la collaborazione tra la superpotenza e il capo delle Nazioni Unite continuerà a rimanere, come ha detto Blinken, “vitale”.   

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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