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Esportazione illegale di armi: all’ONU Mosca nella doppia veste di accusa e imputato

Al Consiglio di Sicurezza con la Presidenza della Federazione russa, scontro tra le potenze su chi sta violando i trattati; l'Ucraina boicotta il dibattito

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Esportazione illegale di armi: all’ONU Mosca nella doppia veste di accusa e imputato

Vassily Nebenzia, Permanent Representative of the Russian Federation and President of the Security Council for the month of April, chairs the Security Council meeting on threats to international peace and security, with a focus on risks stemming from violations of the agreements regulating the export of weapons and military equipment. (UN Photo/Eskinder Debebe)

Time: 4 mins read

La riunione di “Pasquetta” del Consiglio di Sicurezza, dedicata al commercio “illegale” di armi, si potrebbe riassumere con un’espressione colorita dal dialetto romanesco: er più pulito c’ha la rogna!

La riunione prevista per lunedì, convocata dalla presidenza della Federazione Russa, era intitolata “Rischi derivanti dalle violazioni degli accordi che regolano l’esportazione di armi e attrezzature militari”. Se l’intenzione era quella di “denuncia” delle armi che arrivano dall’occidente in Ucraina, l’operazione – almeno secondo certi canoni della Carta dell’ONU – era difficile da bollare come illegale: infatti, essendo l’Ucraina riconosciuto come paese aggredito  – da una risoluzione votata da 141 membri dell’Assemblea Generale – chi invia armi agli ucraini che si difendono dall’invasione russa non commetterebbe un’azione illegale, almeno secondo il diritto internazionale.

Invece, chi acquista armi da paesi – come Iran o anche Nord Corea – che sarebbero sotto regime di sanzioni decretate da risoluzione del Consiglio di Sicurezza, ecco che commette un “reato” internazionale. Quindi la Russia, nel cercare la botta agli USA, il più grande esportatore d’armi del mondo, si è presa nel dibattito anche tante botte da chi l’accusava del suo  “peccato d’invasione” e di aver fatto schizzare il commercio d’armi nel mondo, col rischio che finiscano anche nelle mani di terroristi.

La prima a parlare è stata Izumi Nakamitsu, l’Alta rappresentante delle Nazioni Unite per gli affari sul disarmo, che ha ricordato come l’implementazione dei numerosi strumenti globali volti a controllare il commercio e il trasferimento di armi – che vanno dagli strumenti di tracciamento, alle regole sull’esportazione, alle linee guida per lo stoccaggio sicuro e oltre – è fondamentale per evitare che le armi cadano nelle mani sbagliate.

Izumi Nakamitsu, High Representative for Disarmament Affairs, briefs the Security Council meeting on threats to international peace and security, with a focus on risks stemming from violations of the agreements regulating the export of weapons and military equipment. (UN Photo/Eskinder Debebe)

“Emanato da qualsiasi trasferimento di armi è il rischio intrinseco di dirottamento dell’attrezzatura a utenti finali non autorizzati”, ha affermato Nakamitsu. L’esperta del disarmo dell’ONU ha ribadito che i trasferimenti di armi illeciti e non regolamentati possono istigare, alimentare e prolungare conflitti armati, violenza armata, terrorismo e criminalità. Possono anche destabilizzare intere regioni, contribuire e consentire violazioni dei diritti umani e portare a violazioni degli embarghi sulle armi.

Per rispondere a tali rischi, gli Stati hanno stabilito una serie di trattati, accordi e quadri sul controllo degli armamenti. A livello internazionale, tra questi c’è il Trattato sul commercio delle armi, che ha celebrato il suo decimo anniversario proprio il 2 aprile. Fondamentali sono anche il programma d’azione delle Nazioni Unite sulle armi di piccolo calibro e leggere, lo strumento internazionale per il rintracciamento e il protocollo contro la fabbricazione e il traffico illeciti di armi da fuoco, loro parti e componenti e munizioni (noto come protocollo sulle armi da fuoco).

Esortando gli Stati membri a rispettare pienamente i loro obblighi in base agli accordi di cui fanno parte, Nakamitsu ha chiesto azioni concrete per un controllo efficace su esportazione, intermediazione, importazione, transito, deposito e ritrasferimento di armi e munizioni. Qualsiasi trasferimento di armi e munizioni dovrebbe includere anche valutazioni del rischio pre-trasferimento e controlli post-spedizione, come ispezioni in loco e verifiche dell’utente finale, ha affermato Nakamitsu. Inoltre, ha invitato gli Stati che non l’hanno ancora fatto ad aderire al Trattato sul commercio di armi.

Poi si è scatenato il tamburello di accuse tra Russia, gli USA e i suoi alleati, con il rappresentate degli Stati Uniti, l’ambasciatore Robert Wood, che ridicolizzava “lo sforzo sottilmente velato” fatto dal suo collega, l’ambasciatore Vassily Nebenzia, per far passare la Russia come un attore responsabile nel controllo degli armamenti.

Weapons seized from suspected members of the Islamic insurgent group Al Shabaab are put on show in Mogadishu, Somalia. (UN Photo/Stuart Price)

Nebenzia dal canto suo ha accusato le nazioni occidentali di trasferimenti di massa di armi e munizioni non solo in Ucraina, ma in varie regioni tra cui il Medio Oriente, i Balcani e il Nord Africa, aggiungendo che ”gli Stati Uniti e i loro alleati stanno facendo pressioni sui paesi terzi… per aumentare le forniture di armi a Kiev”. Per Nebenzia  “un’altra conseguenza molto pericolosa di questa fornitura incontrollata di armi è il rischio che finisca nelle mani dei terroristi”. L’ambasciatore russo ha detto che i sistemi di difesa aerea portatili e i sistemi anticarro “mostrano enormi rischi” per l’aviazione civile e il trasporto ferroviario se finissero nelle mani di terroristi.

Wood, ha risposto al suo omologo russo affermando che l’Ucraina è stata invasa e ha tutto il diritto di difendersi e che la comunità internazionale ha tutto il diritto di sostenere l’Ucraina nella sua difesa, accusando la Russia di rivolgersi a “regimi canaglia per cercare di ottenere illegalmente” armi e attrezzature per sostenere le sue operazioni militari.

U.S. Ambassador Robert Wood

“Nel novembre 2022, la Corea del Nord ha consegnato razzi e missili di fanteria in Russia per essere utilizzati dal gruppo Wagner sostenuto dal Cremlino e sappiamo che la Russia sta attivamente cercando di acquisire munizioni aggiuntive dalla Corea del Nord”, ha detto Wood. “Tali trasferimenti di armi dalla RPDC alla Russia violano direttamente le risoluzioni del Consiglio di sicurezza. Queste azioni, in particolare da parte di un membro permanente del Consiglio di sicurezza, sono profondamente inquietanti”, ha aggiunto il vice capo della missione USA all’ONU. Wood ha anche accusato la Russia di aver acquisito droni dall’Iran in violazione delle risoluzioni delle Nazioni Unite.

Gli interventi di Regno Unito, Albania, Giappone e Francia sono stati molto simili a quello degli USA, ribadendo che Mosca viola la Carta delle Nazioni Unite con la sua guerra in Ucraina. Ma non solo dalla Cina, ma anche dal Brasile, e poi anche India e Sud Africa (questi due non facenti parte dell’attuale Consiglio di Sicurezza ma che si sono iscritti a parlare per il dibattito), sono arrivati interventi più sfumati e che hanno evitato attacchi diretti alla Russia. Insomma, dal Palazzo di Vetro arrivano chiari segnali che l’intesa tra i BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) da economica comincia a diventare sempre più strategica.

A non partecipare alla riunione presieduta dalla Federazione Russa, è stato il paese più citato durante il dibattito, l’Ucraina: Infatti, l’ambasciatore di Kiev, Sergiy Kyslytsya, ha dichiarato che “l’Ucraina non parteciperà alle riunioni del Consiglio di Sicurezza Onu sotto la presidenza russa a meno che non ci sia un interesse nazionale giustificabile”, altrimenti le “riunioni sono solo propaganda”.

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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