La riunione di “Pasquetta” del Consiglio di Sicurezza, dedicata al commercio “illegale” di armi, si potrebbe riassumere con un’espressione colorita dal dialetto romanesco: er più pulito c’ha la rogna!
La riunione prevista per lunedì, convocata dalla presidenza della Federazione Russa, era intitolata “Rischi derivanti dalle violazioni degli accordi che regolano l’esportazione di armi e attrezzature militari”. Se l’intenzione era quella di “denuncia” delle armi che arrivano dall’occidente in Ucraina, l’operazione – almeno secondo certi canoni della Carta dell’ONU – era difficile da bollare come illegale: infatti, essendo l’Ucraina riconosciuto come paese aggredito – da una risoluzione votata da 141 membri dell’Assemblea Generale – chi invia armi agli ucraini che si difendono dall’invasione russa non commetterebbe un’azione illegale, almeno secondo il diritto internazionale.
Invece, chi acquista armi da paesi – come Iran o anche Nord Corea – che sarebbero sotto regime di sanzioni decretate da risoluzione del Consiglio di Sicurezza, ecco che commette un “reato” internazionale. Quindi la Russia, nel cercare la botta agli USA, il più grande esportatore d’armi del mondo, si è presa nel dibattito anche tante botte da chi l’accusava del suo “peccato d’invasione” e di aver fatto schizzare il commercio d’armi nel mondo, col rischio che finiscano anche nelle mani di terroristi.
La prima a parlare è stata Izumi Nakamitsu, l’Alta rappresentante delle Nazioni Unite per gli affari sul disarmo, che ha ricordato come l’implementazione dei numerosi strumenti globali volti a controllare il commercio e il trasferimento di armi – che vanno dagli strumenti di tracciamento, alle regole sull’esportazione, alle linee guida per lo stoccaggio sicuro e oltre – è fondamentale per evitare che le armi cadano nelle mani sbagliate.

“Emanato da qualsiasi trasferimento di armi è il rischio intrinseco di dirottamento dell’attrezzatura a utenti finali non autorizzati”, ha affermato Nakamitsu. L’esperta del disarmo dell’ONU ha ribadito che i trasferimenti di armi illeciti e non regolamentati possono istigare, alimentare e prolungare conflitti armati, violenza armata, terrorismo e criminalità. Possono anche destabilizzare intere regioni, contribuire e consentire violazioni dei diritti umani e portare a violazioni degli embarghi sulle armi.
Per rispondere a tali rischi, gli Stati hanno stabilito una serie di trattati, accordi e quadri sul controllo degli armamenti. A livello internazionale, tra questi c’è il Trattato sul commercio delle armi, che ha celebrato il suo decimo anniversario proprio il 2 aprile. Fondamentali sono anche il programma d’azione delle Nazioni Unite sulle armi di piccolo calibro e leggere, lo strumento internazionale per il rintracciamento e il protocollo contro la fabbricazione e il traffico illeciti di armi da fuoco, loro parti e componenti e munizioni (noto come protocollo sulle armi da fuoco).
Esortando gli Stati membri a rispettare pienamente i loro obblighi in base agli accordi di cui fanno parte, Nakamitsu ha chiesto azioni concrete per un controllo efficace su esportazione, intermediazione, importazione, transito, deposito e ritrasferimento di armi e munizioni. Qualsiasi trasferimento di armi e munizioni dovrebbe includere anche valutazioni del rischio pre-trasferimento e controlli post-spedizione, come ispezioni in loco e verifiche dell’utente finale, ha affermato Nakamitsu. Inoltre, ha invitato gli Stati che non l’hanno ancora fatto ad aderire al Trattato sul commercio di armi.
Poi si è scatenato il tamburello di accuse tra Russia, gli USA e i suoi alleati, con il rappresentate degli Stati Uniti, l’ambasciatore Robert Wood, che ridicolizzava “lo sforzo sottilmente velato” fatto dal suo collega, l’ambasciatore Vassily Nebenzia, per far passare la Russia come un attore responsabile nel controllo degli armamenti.

Nebenzia dal canto suo ha accusato le nazioni occidentali di trasferimenti di massa di armi e munizioni non solo in Ucraina, ma in varie regioni tra cui il Medio Oriente, i Balcani e il Nord Africa, aggiungendo che ”gli Stati Uniti e i loro alleati stanno facendo pressioni sui paesi terzi… per aumentare le forniture di armi a Kiev”. Per Nebenzia “un’altra conseguenza molto pericolosa di questa fornitura incontrollata di armi è il rischio che finisca nelle mani dei terroristi”. L’ambasciatore russo ha detto che i sistemi di difesa aerea portatili e i sistemi anticarro “mostrano enormi rischi” per l’aviazione civile e il trasporto ferroviario se finissero nelle mani di terroristi.
Wood, ha risposto al suo omologo russo affermando che l’Ucraina è stata invasa e ha tutto il diritto di difendersi e che la comunità internazionale ha tutto il diritto di sostenere l’Ucraina nella sua difesa, accusando la Russia di rivolgersi a “regimi canaglia per cercare di ottenere illegalmente” armi e attrezzature per sostenere le sue operazioni militari.

“Nel novembre 2022, la Corea del Nord ha consegnato razzi e missili di fanteria in Russia per essere utilizzati dal gruppo Wagner sostenuto dal Cremlino e sappiamo che la Russia sta attivamente cercando di acquisire munizioni aggiuntive dalla Corea del Nord”, ha detto Wood. “Tali trasferimenti di armi dalla RPDC alla Russia violano direttamente le risoluzioni del Consiglio di sicurezza. Queste azioni, in particolare da parte di un membro permanente del Consiglio di sicurezza, sono profondamente inquietanti”, ha aggiunto il vice capo della missione USA all’ONU. Wood ha anche accusato la Russia di aver acquisito droni dall’Iran in violazione delle risoluzioni delle Nazioni Unite.
Gli interventi di Regno Unito, Albania, Giappone e Francia sono stati molto simili a quello degli USA, ribadendo che Mosca viola la Carta delle Nazioni Unite con la sua guerra in Ucraina. Ma non solo dalla Cina, ma anche dal Brasile, e poi anche India e Sud Africa (questi due non facenti parte dell’attuale Consiglio di Sicurezza ma che si sono iscritti a parlare per il dibattito), sono arrivati interventi più sfumati e che hanno evitato attacchi diretti alla Russia. Insomma, dal Palazzo di Vetro arrivano chiari segnali che l’intesa tra i BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) da economica comincia a diventare sempre più strategica.
A non partecipare alla riunione presieduta dalla Federazione Russa, è stato il paese più citato durante il dibattito, l’Ucraina: Infatti, l’ambasciatore di Kiev, Sergiy Kyslytsya, ha dichiarato che “l’Ucraina non parteciperà alle riunioni del Consiglio di Sicurezza Onu sotto la presidenza russa a meno che non ci sia un interesse nazionale giustificabile”, altrimenti le “riunioni sono solo propaganda”.