Secondo la Commissione d’inchiesta sull’Ucraina, istituita un anno fa su richiesta del Consiglio per i diritti umani dell’ONU, le truppe russe hanno commesso una “vasta gamma” di violazioni in tutto il Paese, e tra queste ci sono crimini di guerra.
Questi crimini, secondo gli esperti dell’ONU, includono attacchi con armi esplosive in aree popolate, uccisioni volontarie di civili, reclusione illegale, tortura, stupro e altre violenze sessuali, nonché trasferimenti illegali e deportazioni di bambini. Inoltre, gli attacchi russi contro la rete energetica ucraina hanno lasciato milioni di persone senza elettricità a temperature gelide.
Intervenendo a Ginevra, il presidente della Commissione d’inchiesta Erik Møse ha affermato che le indagini hanno rilevato che “le ondate di attacchi del 10 ottobre 2022 alle infrastrutture energetiche dell’Ucraina da parte delle forze armate russe e l’uso della tortura da parte delle autorità russe possono costituire crimini contro l’umanità”. Su questo, Møse ha raccomandato ulteriori indagini.
Per il rapporto, che copre nove regioni ucraine, gli investigatori hanno visitato 56 città e intervistato quasi 600 testimoni. I risultati si basano sul primo rapporto della Commissione pubblicato nell’ottobre dello scorso anno, che ha rilevato che i crimini di guerra erano stati commessi dalla Russia nelle regioni di Kiev, Chernihiv, Kharkiv e Sumy, all’inizio del conflitto. Secondo i commissari, le forze armate russe hanno commesso attacchi “indiscriminati e sproporzionati” in aree con un’alta concentrazione di civili, che costituiscono violazioni del diritto internazionale umanitario. Questi attacchi hanno colpito edifici residenziali, ospedali e negozi, causando vittime civili e indicando un “modello di disprezzo da parte delle forze armate russe per l’obbligo di ridurre al minimo i danni ai civili”.

Una scoperta chiave del rapporto riguarda il confinamento illegale “diffuso” in aree controllate dalle forze armate russe, che va di pari passo con metodi “consistenti” di tortura da parte delle autorità russe. Il commissario Pablo de Greiff ha affermato che le autorità russe hanno utilizzato la tortura in modo “sistematico” nelle aree indagate dalla Commissione e che vi erano “elementi di pianificazione e disponibilità di risorse” che indicavano che le autorità russe potrebbero aver commesso crimini contro l’umanità. Ha aggiunto che la Commissione ha raccomandato ulteriori indagini “per accertare se tali violazioni siano state commesse a sostegno di una politica specifica”.
Il rapporto evidenzia “numerosi” casi di stupro e violenza sessuale commessi da personale militare russo, in particolare durante le perquisizioni domiciliari nelle città che sono passate sotto il loro controllo e durante la detenzione. Il commissario Jasminka Džumhur ha affermato che le vittime erano uomini, donne e bambini dai quattro agli 82 anni.
Un altro crimine di guerra ritenuto commesso dalle autorità russe è il trasferimento e la deportazione di bambini che hanno perso i genitori o sono stati separati da loro, dall’Ucraina alla Russia. Il rapporto afferma che questi trasferimenti “non erano giustificati da motivi di sicurezza o medici”, e sono quindi contrari al diritto umanitario internazionale. Secondo i testimoni intervistati dalla Commissione, “molti dei bambini più piccoli trasferiti non sono stati in grado di stabilire un contatto con le loro famiglie e potrebbero perdere i contatti con loro a tempo indeterminato”.
La Commissione ha anche documentato un “numero limitato” di violazioni commesse dalle forze armate ucraine, inclusi due incidenti qualificati come crimini di guerra, in cui prigionieri di guerra russi sono stati fucilati, feriti e torturati.
Il rapporto evidenzia la “profonda perdita e il trauma” dei sopravvissuti e raccomanda che tutti gli autori di violazioni e crimini siano ritenuti responsabili attraverso procedimenti giudiziari in conformità con gli standard internazionali sui diritti umani, “a livello nazionale o internazionale”.