Dei mancati aiuti dopo il terremoto in Siria hanno gravi responsabilità anche le Nazioni Unite. Così secondo una inchiesta fatta partire dal Consiglio dei diritti umani dell’ONU di cui i primi risultati sono stati rivelati oggi a Ginevra.
Gli investigatori per i diritti umani hanno fornito una valutazione altamente critica del ruolo del governo siriano ma anche dell’ONU, nel soccorrere le comunità nel nord-ovest del paese, colpite dal terremoto del mese scorso. La commissione d’inchiesta sulla Siria ha indicato “fallimenti che hanno ostacolato la fornitura di aiuti urgenti e salvavita” nella regione in gran parte controllata dall’opposizione, nei giorni successivi ai terremoti del 6 febbraio. Le valutazioni umanitarie indicano che sono più di 7000 le persone uccise in Siria dal terremoto.
In una conferenza stampa a Ginevra, il presidente dell’inchiesta, Paulo Pinheiro, ha sostenuto le richieste di un’indagine sui presunti ritardi nell’ottenere aiuti e attrezzature di soccorso alle persone colpite. Il popolo siriano aveva “il diritto alla verità”, hanno insistito gli esperti di diritti umani, ed identificare ora gli errori serve ad evitarli in futuro.
“I siriani hanno il diritto di sapere cosa è successo esattamente per non aver ricevuto (aiuto) immediatamente”, ha detto, aggiungendo che i siriani nelle aree colpite sono rimasti “completamente sconvolti da questa incapacità delle organizzazioni internazionali di venire in loro sostegno e aiuto” perché tre giorni dopo il disastro “molte persone avrebbero potuto sopravvivere se ci fosse stata una reazione rapida e immediata della comunità internazionale e delle Nazioni Unite”.
Secondo l’ultimo rapporto della Commissione d’inchiesta sulla crisi siriana, le parti coinvolte nel conflitto durato 12 anni hanno continuato a commettere “diffuse violazioni e abusi dei diritti umani” nei mesi precedenti la tragedia del terremoto.

Le ostilità sono continuate anche immediatamente dopo il disastro, hanno affermato i Commissari, “anche nelle stesse aree devastate dai terremoti. Questi includono l’attacco israeliano segnalato la scorsa settimana all’aeroporto internazionale di Aleppo, un canale per gli aiuti umanitari”.
Evidenziando i ritardi nell’assicurare l’accesso agli aiuti internazionali dalla Turchia al nord-ovest colpito, il rapporto della Commissione d’inchiesta ha osservato che il governo siriano ha richiesto “un’intera settimana per consentire l’accesso salvavita agli aiuti transfrontalieri”.
Anche le consegne di aiuti transfrontalieri sono state “ostacolate” dal governo e dall’opposizione dell’Esercito nazionale siriano (SNA), hanno affermato gli investigatori indipendenti, aggiungendo che anche il gruppo armato non statale Hayat Tahrir al Sham (HTS) nel nord-ovest della Siria “ha rifiutato gli aiuti da Damasco”. Con intere comunità nel nord-ovest della Siria distrutte dal disastro “eccezionale” del mese scorso, il commissario Hanny Megally ha spiegato come avevano chiesto assistenza. “La gente diceva: ‘Abbiamo bisogno di attrezzature pesanti, abbiamo bisogno di squadre di ricerca con cani, le persone sono ancora vive sotto le macerie. Dov’è l’ONU, dov’è la comunità internazionale per aiutarci?” mentre potevano vedere, oltre il confine dove aveva colpito lo stesso terremoto, la grande assistenza internazionale fornita alle vittime turche. Si stima che cinque milioni di persone necessitino di alloggi di base e assistenza non alimentare nella parte siriana della zona terremotata. Già prima dei terremoti del 6 febbraio, più di 15 milioni di siriani – più che mai dall’inizio del conflitto – avevano bisogno di assistenza umanitaria.
Sebbene ci siano stati “molti atti di eroismo in mezzo alle sofferenze” dopo il terremoto, il commissario Paulo Pinheiro ha insistito sul fatto che il popolo siriano “nel momento di più disperato bisogno” è stato deluso dal suo governo, dalla comunità internazionale e dalle Nazioni Unite.
“I siriani ora hanno bisogno di un cessate il fuoco completo che sia pienamente rispettato, affinché i civili – inclusi gli operatori umanitari – siano al sicuro”, ha detto Pinheiro, prima di aggiungere che la Commissione d’inchiesta sta ora indagando su nuovi attacchi, “incluso quello israeliano della scorsa settimana all’aeroporto internazionale di Aleppo, un canale per gli aiuti umanitari”.
Quindi sembra che secondo alcuni funzionari dell’ONU, questa non avrebbe fatto abbastanza per aiutare i siriani durante l’emergenza del terremoto. Ma come la pensa il capo delle Nazioni Unite Antonio Guterres? Al briefing giornaliero al Palazzo di Vetro di New York, sono rimbalzate alcune delle parole ascoltate dalla conferenza stampa di Ginevra, come “scioccante”, e non si “deve aspettare il permesso” per mandare i soccorsi. Insomma sembra che da chi si occupa dei diritti umani da Ginevra abbia una interpretazione diversa da quella che aveva la Segreteria Generale a New York, dove si sosteneva che per far arrivare gli aiuti ci volesse il permesso delle autorità in loco. Insomma, le attrezzature per il sollevamento di carichi pesanti oltre il confine direttamente in Siria sarebbero potuto arrivare prima e quindi in tempo per salvare chi in Siria, rimasto troppo a lungo senza soccorsi, è morto sotto le macerie?

Staphane Dujarric, portavoce di Antonio Guterres, ha risposto dicendo che “Sono due cose separate. Prima di tutto… la Commissione d’inchiesta è una parte estremamente importante della responsabilità necessaria in Siria mentre ricordiamo i 12 anni (dall’inizio della guerra civile). Quello che abbiamo ripetutamente affermato e continueremo a dire è che l’ONU non dispone di attrezzature per il sollevamento di carichi pesanti” ha detto Dujarric, che ha continuato cercando di giustificare i motivi dei ritardi dell’ONU: “Non abbiamo squadre di ricerca e soccorso a nostra disposizione. Abbiamo molte altre cose a nostra disposizione. L’invio di squadre di ricerca e soccorso, l’invio di attrezzature pesanti viene effettuato dagli Stati membri, giusto? Abbiamo chiesto aiuto. Ma quelle non sono cose che abbiamo a nostra disposizione… I primi camion hanno attraversato il valico di Bab al-Hawa entro tre giorni dalla riapertura della strada. Il valico di frontiera non è controllato dalle Nazioni Unite. È all’estremità meridionale della Turchia. Quindi abbiamo anche una posizione legale, svolgiamo il nostro lavoro sotto il mandato del Consiglio di sicurezza. È chiaro che altre… che le ONG (organizzazioni non governative) non affiliate alle Nazioni Unite molto probabilmente erano in grado di utilizzare altri punti di attraversamento. Anche gli Stati membri avrebbero potuto farlo. Le Nazioni Unite hanno fatto tutto ciò che era in loro potere il più rapidamente possibile per aiutare tutte le persone in Siria”.
Ma dalla parte dei giornalisti si è insistito: le Nazioni Unite dovrebbero rivedere la loro posizione legale su questo? Perché molte persone, inclusa ora la Commissione d’inchiesta, affermano che la posizione legale dell’ONU non è quella corretta e che avrebbe potuto essere interpretata in un modo che avrebbe potuto permettere di fare di più. Come lezione per la prossima volta, qualcuno, il capo dell’Ufficio Affari Legali (OLA) o qualcun altro, avrebbe bisogno di rivalutare questo?
Il portavoce di Guterres ha risposto: “Lavoriamo sotto un mandato conferitoci dal Consiglio di Sicurezza. Studiosi legali che sono molto più intelligenti di me avranno discussioni e dibattiti. Ma posso dirvi che siamo stati (in Siria) molto rapidamente con gli strumenti che avevamo. E ci sono alcuni strumenti come ho detto che semplicemente non abbiamo”.