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Guterres da Zelensky e poi? Il Segretario Generale e la pace che non può più attendere

Il capo delle Nazioni Unite a "sorpresa" in Ucraina per colloqui per il rinnovo della Black Sea Grain Initiative, ma non andrà in Russia. A meno che...

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Guterres da Zelensky e poi? Il Segretario Generale e la pace che non può più attendere

08/18/2022: Secretary-General António Guterres (right) and President Volodymyr Zelenskyy of Ukraine brief the press following a trilateral meeting with President Recep Tayyip Erdogan of Turkïye. (UN Photo/Mark Garten)

Time: 4 mins read

Il ruolo principale del Segretario delle Nazioni Unite è quello di tentare di prevenire i conflitti e, quando non ci riuscisse, di sforzarsi per far tornare la pace dove c’è la guerra. Dal 24 febbraio dell’anno scorso, si attende che Antonio Guterres possa rilanciare questo ruolo e, speriamo fortemente, forse quel momento non è così lontano.

Guterres oggi è arrivato “a sorpresa” in Polonia dove ha poi subito proseguito verso Kyiv, per un viaggio “non annunciato” in Ucraina, dove domani incontrerà il presidente Volodymyr Zelensky. Il suo portavoce Stephane Dujarric ha fatto sapere mentre il suo capo era già in volo che l’obiettivo dell’incontro tra Guterres e Zelensky sarà quello di discutere dell’estensione dell’accordo raggiunto tra Kyiv e Mosca con la mediazione di Onu e Turchia per consentire l’esportazione di cereali ucraini dal Mar Nero. Guterres discuterà della continuazione dell’accordo, che sta per scadere, “in tutti i suoi aspetti e altre questioni pertinenti”, ha aggiunto Dujarric.

Questioni pertinenti? Che Guterres finalmente sia riuscito a far partire una trattativa di pace tra Russia e Ucraina per fermare la guerra? Dopo Kiev, andrà magari a Mosca per far accettare, dopo Zelensky, anche al presidente Putin un “cease fire”?

La Shuttle diplomacy del Segretario dell’ONU tra Russia e Ucraina mai tentata a pochi giorni del 24 febbraio 2022, potrebbe arrivare dopo un anno di guerra?

Mercoledì Guterres non si recherà in Russia dopo a Kiev. Almeno così ha dichiarato, durante il briefing di martedì con i giornalisti al Palazzo di Vetro, il vice portavoce Farhan Haq. A lui si è subito chiesto di dettagliare quali sarebbero questi “problemi pertinenti”: esiste qualche possibilità di diplomazia che possa dare frutti ben oltre il ruolo molto importante ma limitato della Black Sea Grain Initiative?

Il vice portavoce ha come spento chi si fosse entusiasmato su un possibile ruolo di Guterres in una nuova trattativa di pace: “Non voglio anticipare i termini di discussioni che avrà. Quindi vi forniremo i dettagli delle discussioni che ha con il presidente dell’Ucraina una volta che si sono già svolte”.

Ma è prevista una visita parallela a Mosca? “Non è prevista alcuna visita a Mosca” ha replicato Haq,  “ci aspettiamo che il Segretario generale torni qui a New York entro giovedì. Ma vorrei sottolineare che prima di lasciare New York, il Segretario Generale ha avuto un colloquio con Sergey Vershinin, Vice Ministro degli Esteri della Federazione Russa”.

Guterres riesce a parlare con il vice degli Esteri, ma perché non con Sergej Lavrov? A questo punto abbiamo chiesto al portavoce se nella telefonata con Vershinin, il Segretario generale avesse chiesto la possibilità di recarsi anche a Mosca: la sua proposta è stata forse rifiutata? “No, non è così” si è affrettato a replicare  il vice-portavoce di Guterres. “In questa fase, prevediamo che la prossima settimana una delegazione della Federazione Russa sarà a Ginevra per ulteriori discussioni. E così ci saranno quelle condotte ad alto livello riguardo alla Black Sea Grain Initiative. Per quanto riguarda il punto di vista del Segretario generale, lui è disposto ad andare ovunque sia necessario e ogni volta che sia utile. Ma, ovviamente, vedremo come si svilupperà”.

Cioè, Guterres quando viene invitato, andrà. Ma lui quanto sta spingendo per farsi ricevere anche a Mosca? Certamente importante il rinnovo della Black Sea Grain Iniziative che proprio Guterres riuscì a concludere, ma ci appare troppo poco per il potenziale ruolo che potrebbe avere il Segretario Generale dell’ONU nel cercare di fermare una guerra che potrebbe far saltare in aria il mondo intero.

06/07/2019: Secretary-General António Guterres (left) meets with Vladimir Putin, President of the Russian Federation, at the Saint Petersburg International Economic Forum. (UN Photo/Yury Kochkin)

La scorsa settimana, sempre al briefing al Palazzo di Vetro, questa volta con il “titolare” portavoce Stephan Dujarric (dal min. 20:45), avevamo cercato di capire perché Guterres  non fosse più “attivista” tentando il tutto per tutto nella ricerca della pace.  Solo qualche mese fa, il ministro degli Esteri dell’Ucraina aveva detto di vedere un ruolo di Guterres per le trattative di pace che si sarebbero dovute tenere al Palazzo di Vetro… Ecco che senza farci finire la domanda, il portavoce Dujarric aveva replicato: “Questa è una domanda a cui mi sembra di rispondere regolarmente”, e poi aggiungendo: “Ovviamente vogliamo vedere la fine di questa guerra nei termini che ho appena delineato. Il Segretario generale ha più volte affermato pubblicamente davanti a voi che, qualora entrambe le parti dovessero chiedergli i suoi buoni uffici, essi sono disponibili. E questo vale per qualsiasi conflitto in corso in qualsiasi parte del mondo. Nel frattempo, abbiamo… il Segretario generale ha fatto quello che poteva, dove poteva, e la Black Sea Grain Initiative ne è una parte molto importante, giusto? Dove le due parti sono sedute l’una di fronte all’altra in una sala conferenze a Istanbul, quasi quotidianamente, con i nostri amici turchi e, ovviamente, con i rappresentanti del Segretario generale. Grazie agli sforzi del Segretario generale, siamo riusciti a convincere russi e ucraini a consentire un’evacuazione sicura dei civili fuori dall’impianto di Azovstal. Quindi ovunque può, e ovunque ci sia accordo da entrambe le parti per il suo ruolo, lui è lì”.

Quando abbiamo replicato terminando la nostra domanda, abbiamo ricordato che all’inizio della guerra i russi avevano dichiarato di non fidarsi del Segretario Generale, dato le chiare posizioni prese da Guterres contro Mosca in difesa della Carta delle Nazioni Unite.  Ma poi, qualche giorno fa, durante una riunione del Consiglio di sicurezza di cui vi abbiamo riportato, l’ambasciatore russo Vassily Nebenzia, parlando dell’inchiesta sul gasdotto esploso nel Mare del Nord, afferma che “noi ci fidiamo del Segretario Generale”.

Quindi gli ucraini hanno detto di fidarsi di Guterres, ora tornano a dirlo anche i russi che si fidano di lui… E’ forse giunto il momento per il Segretario Generale dell’ONU di poter avere un ruolo più efficace  – che non avrebbe potuto avere prima – per spegnere la devastante guerra in Ucraina?

Dujarric, la settimana scorsa ha replicato: “Penso che… (Guterres) abbia un ruolo dove può e quando lo ha avuto un ruolo, ha portato avanti il ​​processo. Il Segretario generale, credo, ha avuto la fiducia, francamente, di entrambe le parti. Ed è stato molto coerente in ciò che ha detto su questo conflitto fin dal primo giorno, e dice la stessa cosa a New York, come fa a Kyiv come fa a Mosca”.

A questo punto speriamo che al briefing di oggi il vice portavoce dell’Onu abbia “coperto” la verità. Già, che Guterres e in gran segreto, magari dopo Kiev andrà a Mosca…

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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