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Roger Waters al Consiglio di Sicurezza: “La guerra in Ucraina è stata provocata”

La star dei Pink Floyd all'ONU ha condannato i "mercanti d'armi occidentali". L'Amb. del Regno Unito Woodward: "Propaganda show, ma non ha funzionato"

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Roger Waters al Consiglio di Sicurezza: “La guerra in Ucraina è stata provocata”

Roger Waters al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite

Time: 6 mins read

Il Consiglio di Sicurezza può diventare un palcoscenico ideale per mettere in scena uno spettacolo di propaganda. Quale posto migliore per influenzare l’opinione pubblica mondiale per chi riesce a strumentalizzare i lavori del più potente organo dell’ONU. Ci ha provato la Russia, riuscendo a strappare alla presidenza di Malta una riunione dedicata al conflitto in Ucraina in cui si doveva discutere di armamenti inviati nel conflitto da terze parti e ha invitato “l’esperto” Roger Waters per sentire la sua opinione. Già, il fondatore della famosa band rock inglese “The Pink Floyd”, si è collegato via video da New York (ma perché non è venuto di persona?) e ha preteso di parlare in nome di “miliardi di persone senza voce”.

Il discorso della rockstar oggi settantenne è sembrato a tratti quello di un convinto pacifista. “In Ucraina bisogna fermare la guerra perpetua prima che porti alla distruzione dell’intero pianeta”, ha detto Waters, facendo poi venire i brividi parlando di “valigette con il bottone rosso” che prima o poi verranno usate se si continua così. In certi passaggi, però, si è ben capito come, invitandolo a parlare al Consiglio di Sicurezza, la propaganda di Putin ne abbia trattato vantaggio.

Waters ha infatti condannato l’invasione della Russia, definendola “illegale”, ma ha subito anche sostenuto che sia “stata provocata”, aggiungendo: “Quindi condanno anche i provocatori nei termini più forti possibili”.

Nel discorso di Waters, che ha insistito nel dire di parlare a nome della maggioranza dei “senza voce” che vogliono la pace e salvare il pianeta dalla distruzione, i veri colpevoli della situazione creatasi in Ucraina sarebbero i “mercanti di armi” occidentali e i complessi industriali, che da questa guerra “perpetua” ricavano grandi profitti portandoci all’armageddon nucleare.

A wide view of the Security Council meeting on threats to international peace and security. On the screen at right is Roger Waters, Civil peace activist.
(UN Photo/Eskinder Debebe)

Waters ha ricordato la figura della madre, maestra elementare, e del padre, morto ad Anzio nel 1944 durante la Seconda Guerra Mondiale, “e i loro insegnamenti” sulle conseguenze della guerra. Ha poi chiesto ai componenti del Consiglio di Sicurezza quale fosse il loro obiettivo finale, rilanciando l’appello per “fermare la guerra perpetua, evitando l’olocausto nucleare e salvando il nostro pianeta”.

Subito dopo Waters è stato il turno del rappresentante russo Vassily Nebenzia, che ha ricalcato il tema principale già affrontato da Waters: la pace si allontana perché “non conviene a chi fa profitti vendendo armi all’Ucraina”. Richiamando l’attenzione sul “nastro trasportatore senza fine” di nuove forniture che si sono riversate in Ucraina negli ultimi tre mesi, Nebenzia ha messo in luce l’aumento dei prezzi delle azioni di alcune società di difesa, osservando che i paesi occidentali hanno trovato in Ucraina un pretesto con cui aumentare significativamente i loro budget per la difesa e le entrate dei produttori di armi nazionali.

Vassily Nebenzia, Permanent Representative of Russian Federation to the United Nations, addresses the Security Council meeting on threats to international peace and security. (UN Photo/Eskinder Debebe)

Ma lo spettacolo di “propaganda” messo insieme dai russi è stato facilmente ribaltato dagli argomenti messi in campo da altri interventi.

Nicolas de Rivière, l’ambasciatore della Francia, ha affermato che la soluzione pacifica della guerra dipende dalla Russia, “che ne è interamente responsabile”. Anche lui ha sottolineato che se Mosca fermasse i combattimenti oggi ci sarebbe la pace, ma se l’Ucraina smettesse di combattere, sarebbe annientata. È in questo contesto che la Francia sta fornendo assistenza all’Ucraina, sia bilateralmente che attraverso l’Unione europea, ha affermato de Riviere, sottolineando che uno Stato membro sovrano delle Nazioni Unite è stato attaccato unilateralmente da un altro. “Non permettiamo [alla Federazione Russa] di invertire chi è responsabile di cosa”, ha detto de Riviere.

L’ambasciatrice inglese Barbara Woodward, che non ha mai menzionato nel suo discorso il connazionale Roger Waters, ha accusato ancora una volta la Russia di voler “deviare” le discussioni del Consiglio di Sicurezza sulla responsabilità della guerra. L’ambasciatrice del Regno Unito ha ricordato quanto il suo paese, che proprio oggi ha accolto a Londra il presidente Zelensky, sia orgoglioso di aiutare l’Ucraina a difendersi dall’aggressione russa, e come fornendo armi ad un paese che si difende da un’invasione si rispetti la Carta delle Nazioni Unite e il diritto internazionale. Woodward ha ripetuto quello già ascoltato più volte anche dal presidente ucraino Zelensky: se la Russia smette di combattere, la guerra finisce oggi. Se l’Ucraina smette di combattere, sparisce.

This morning Russia used the #UNSC to try to deflect responsibility for its illegal war.

🇺🇦 #Ukraine has no choice but to exercise its UN Charter right to defend itself.

🇺🇦 The UK has pledged further defensive support to Ukraine.

🇺🇦 What we all want is peace.@BWoodward_UN

— UK at the UN 🇬🇧🇺🇳 (@UKUN_NewYork) February 8, 2023

Per gli USA non c’era l’ambasciatrice Linda Thomas-Greenfield ma il suo deputy, l’ambasciatore Richard Mills. Nel rispondere a Waters che chiedeva quale fosse l’obiettivo del Consiglio di Sicurezza, Mills ha replicato: “Posso dirlo abbastanza rapidamente. La visione degli Stati Uniti è per un mondo in cui l’Europa sia intera, in pace e libera, e dove l’obiettivo della Guerra Fredda, che abbiamo raggiunto, che era un mondo in cui ogni paese potesse scegliere il proprio orientamento, la propria direzione di politica estera, e le sfere di influenza appartenevano al passato, è il nostro obiettivo. Guardando cosa sta succedendo in Ucraina, penso che Waters possa trarre le sue conclusioni su quale sia l’obiettivo della Russia per la fine di tutto questo”.

Prima ancora di Waters, era intervenuta Izumi Nakamitsu, alto rappresentante delle Nazioni Unite per il disarmo, che aveva lanciato un allarme: in mezzo all’afflusso di armi che si riversano in Ucraina dall’estero, tutti i trasferimenti di armi devono rispettare rigorosamente i regimi internazionali di transito, salvaguardia e controllo e “non devono far deragliare l’aspirazione alla pace”. Nakamitsu ha osservato che un certo numero di governi ha già fornito armamenti e munizioni convenzionali pesanti all’Ucraina. Questi includono veicoli da campo di battaglia, capacità di difesa aerea, sistemi di artiglieria di grosso calibro e veicoli aerei da combattimento senza equipaggio o droni. Più recentemente, ha affermato Nakamitsu nella sua relazione, diversi Stati hanno annunciato la loro intenzione di fornire sistemi progressivamente più pesanti e moderni, come i carri armati in prima linea, come teatro di guerra. “L’afflusso su larga scala di armi in qualsiasi situazione di conflitto armato amplifica le preoccupazioni per l’escalation del conflitto e i rischi di diversione”, ha avvertito, sottolineando la necessità di attenersi fermamente ai protocolli internazionali che regolano i trasferimenti di armi.

Izumi Nakamitsu, High Representative for Disarmament Affairs, briefs the Security Council meeting on threats to international peace and security. (UN Photo/Eskinder Debebe)

Oltre ai trasferimenti di armi all’Ucraina, l’Alto Rappresentante dell’ONU sul disarmo ha anche citato rapporti di Stati (Iran, Nord Corea) che trasferiscono armi, come droni da combattimento, alle forze armate russe per essere utilizzate in Ucraina. In conformità con le norme internazionali, Nakamitsu ha affermato, qualsiasi trasferimento di armi e munizioni dovrebbe comportare valutazioni del rischio prima del trasferimento e controlli dopo la spedizione. Anche lo scambio di informazioni tra gli Stati importatori, di transito e di esportazione è fondamentale, così come un’adeguata contabilizzazione e protezione delle armi e delle munizioni, dogane e misure di controllo delle frontiere.

L’ambasciatore ucraino, Sergiy Kyslytsya, che è intervenuto alla fine, ha ripetutamente attaccato Waters citando l’articolo 51 della Carta ONU sul diritto all’autodifesa, e ribadendo che quella della Russia sia stata “una guerra di scelta”.   L’ambasciatore ucraino ha criticato la scelta di far parlare il  Waters – che “sa così poco, ma sembra saperlo così bene” – al Consiglio di sicurezza  Kyslytsya ha chiesto alla Russia di attuare immediatamente le richieste dell’Assemblea generale e della Corte internazionale di giustizia (ICJ), ovvero di ritirare le sue truppe dal territorio ucraino.

Sergiy Kyslytsya, Permanent Representative of Ukraine to the United Nations, addresses the Security Council meeting on threats to international peace and security.

E poi, attaccando sul pacifismo, l’ambasciatore ucraino ha più volte citato Gandhi, che sosteneva che chi sceglie la violenza, come ha fatto Putin, vada punito.  “Se il Consiglio di sicurezza rimane immobilizzato dal malfattore e non può punirlo, lasciamo che noi e tutte le nazioni responsabili facciamo questo lavoro […] per il nostro bene comune”, ha sottolineato Kyslytsya.

Alla fine della riunione, gli ambasciatori sono andati via senza fermarsi allo stake-out dove i giornalisti attendevano. Noi siamo riusciti a fermare un attimo l’ambasciatore francese Nicolas de Rivière, che alla richiesta di commentare l’intervento dell’ex leader dei Pink Floyd ha detto: “No comment su quello. Dico solo che la Russia deve smettere di atteggiarsi a vittima, quando è lei l’aggressore”. Poi abbiamo raggiunto e fatto lo stesso con i suoi colleghi Richard Mills (USA) e Barbara Woodward, che  a passo veloce si erano già allontanati. Mills resta in silenzio, ma l’ambasciatrice Woodward ci dice: “E’ stato un propaganda show, ma non ha funzionato. Lunedi abbiamo avuto una discussione seria sulla situazione umanitaria in Ucraina, ed è su quello che dobbiamo concentrarci. Il Presidente Zelensky è stato a Londra oggi, e noi abbiamo confermato tutto il nostro supporto”. All’ambasciatrice del Regno Unito chiediamo se la pace è un centimetro più vicina o resta lontana: “La pace resta vicina, basterebbe che la Russia si ritiri dall’Ucraina”.

 

 

 

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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