Un peacekeeper delle Nazioni Unite è stato ucciso domenica nella regione orientale della Repubblica Democratica del Congo (DRC – in italiano RDC) dopo che l’elicottero dell’ONU su cui viaggiava è stato preso di mira dopo il decollo dalla città di Beni.
In una dichiarazione rilasciata dal suo portavoce, il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha condannato fermamente l’attacco, che ha provocato la morte del “casco blu” sudafricano e ferito un altro.
Il peacekeeper gravemente ferito è riuscito a controllare l’elicottero e continuando a volare, insieme al resto dell’equipaggio, è riuscito ad atterrare all’aeroporto del capoluogo di provincia, Goma. Finora non ci sono indicazioni sui responsabili dell’attacco o su quale arma sia stata utilizzata nell’aggressione.
.@antonioguterres strongly condemns the attack against a helicopter of @MONUSCO. He recalls that attacks against United Nations peacekeepers may constitute a war crime under international law. Full statement: https://t.co/6CpBpQ1QN5
— UN Spokesperson (@UN_Spokesperson) February 6, 2023
L’est della RDC ospita numerosi gruppi armati, tra cui la forza ribelle M23, che negli ultimi mesi ha condotto un’importante campagna contro le truppe governative, sostenuta dalla missione delle Nazioni Unite in loco, nota con l’acronimo francese MONUSCO.
Centinaia di civili sono stati uccisi durante le violenze per mano di gruppi armati, tra cui donne e bambini. Lo scorso marzo, otto forze di pace sono rimaste uccise quando il loro elicottero si è schiantato in un’area della provincia del Nord Kivu dove l’esercito congolese era impegnato in pesanti combattimenti con l’M23.
Al vertice della Comunità dell’Africa orientale tenuto sabato in Burundi, i leader regionali hanno rinnovato il loro appello per un cessate il fuoco immediato da parte dei combattenti coinvolti nella RDC orientale. Kinshasa ha accusato il governo ruandese di sostenere i ribelli dell’M23, accusa smentita categoricamente dalle autorità di Kigali.
L’M23 si è impadronito di molte aree della provincia del Nord Kivu nella parte orientale della RDC dallo scorso ottobre, minacciando di avanzare verso il capoluogo provinciale.
Secondo quanto riferito, più di 500.000 persone sono state sfollate a causa degli intensi combattimenti nella provincia dallo scorso marzo e all’inizio della settimana Papa Francesco ha fatto la sua prima visita nella RDC chiedendo la fine della violenza. Un accordo firmato a novembre, quando i ribelli hanno deciso di ritirarsi, non si è concretizzato.
Il capo della MONUSCO e rappresentante speciale presso la RDC, Bintou Keita, aveva informato il Consiglio di sicurezza a dicembre, dicendo agli ambasciatori che la situazione della sicurezza era “peggiorata drasticamente” nelle settimane precedenti.
Nella sua dichiarazione, Guterres ha espresso le sue più sentite condoglianze alla famiglia del peacekeeper caduto, al governo e al popolo del Sud Africa, augurando una pronta guarigione ai feriti a seguito del drammatico atterraggio dell’elicottero. Il Segretario Generale dell’ONU ricordato che tali attacchi contro le forze di pace “possono costituire un crimine di guerra ai sensi del diritto internazionale”. Ha chiesto alle autorità congolesi di indagare il vile attacco e di consegnare i responsabili alla giustizia il prima possibile.
“Il Segretario Generale ribadisce che le Nazioni Unite, attraverso il suo Rappresentante speciale nella Repubblica Democratica del Congo, continueranno a sostenere il governo e il popolo congolese”, prosegue la dichiarazione, “nei loro sforzi per portare la pace e la stabilità nella est del paese”.