Come previsto mercoledì all’ONU si è votato per estromettere l’Iran da un organismo delle Nazioni Unite incaricato di dare potere alle donne. Il consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite (Ecosoc), che sovrintende alla commissione CSW, si è riunito a New York per esaminare e votare la risoluzione presentata dagli Stati Uniti per rimuovere l’Iran “con effetto immediato”. La risoluzione è stata approvata con 29 sì (inclusa l’Italia), 8 contrari (con l’Iran anche Russia, Cina Bolivia, Kazakistan, Nicaragua, Nigeria, Oman, Zimbabwe) e 16 astenuti (Bangladesh, Belize, Botswana, Congo, Costa d’Avorio, Esawatini, Gabon, India, Indonesia, Madagascar, Mauritius, Messico, Isole Solomone, Thailandia, Tunisia e Tanzania)
Teheran e i suoi alleati avevano esercitato pressioni sui membri e il numero finale di astensioni ha dato un’indicazione della disunione tra i paesi membri sulla questione. L’Iran e diversi altri paesi (inclusa la Cina) avevano scritto al consiglio lunedì, sostenendo che un voto “creerebbe senza dubbio un precedente sgradito”. La loro lettera esortava i membri a non sostenere il progetto di voto per evitare una “nuova tendenza all’espulsione di Stati sovrani e legittimamente eletti da qualsiasi organo del sistema internazionale”.
Italia 🇮🇹 con Stati Membri 🇪🇺 ha votato SI all’espulsione dell’#Iran dalla Commissione #ONU sullo Status delle Donne – CSW, in risposta alla repressione contro i protestanti pacifici che chiedono libertà da violenza e discriminazione.
L’intervento 👉https://t.co/uxZeSlRblo pic.twitter.com/jcab5pjrB7
— Italy UN New York (@ItalyUN_NY) December 14, 2022
Il mese scorso, un organismo separato delle Nazioni Unite, il Consiglio per i diritti umani, ha votato in modo schiacciante per avviare un’indagine conoscitiva sulle violazioni dei diritti umani in Iran, una mossa che potrebbe rendere più probabili procedimenti giudiziari nei tribunali internazionali.
L’ONU afferma che più di 300 persone sono state uccise nella repressione, inclusi almeno 40 bambini.
L’Ambasciatrice USA alle Nazioni Unite, Linda Thomas Greenfield, nel suo discorso in cui esortava a far votar la risoluzione, ha ricordato la morte per mano della polizia iraniana di Mahsa Amini che “voleva solo finire i suoi studi. Voleva mettere su famiglia. Voleva vivere una vita normale e felice. Era solo una studentessa. Ma ora è una martire”.
Il 13 settembre, scesa da un treno a Teheran, Masha è stata avvicinata dalla cosiddetta “polizia della moralità” e accusata di indossare il velo in modo improprio. “È stata gettata in un furgone della polizia. E, secondo quanto riferito, è stata picchiata mentre si recava in custodia. Sappiamo poco di quello che è successo dopo. Ma sappiamo che Mahsa è entrata in coma. Sappiamo che tre giorni dopo, mentre era ancora in custodia della polizia, è morta. Sappiamo che è stata uccisa per il reato di essere una donna. E per troppo tempo, troppo spesso, questa non è stata una cosa così insolita in Iran” ha ribadito Thomas-Greenfield.
“Il governo iraniano probabilmente pensava che la morte di Mahsa sarebbe stata solo un’altra statistica” ha detto l’ambasciatrice USA, “una piccola aggiunta alla sua lunga storia di violenza contro le donne sponsorizzata dallo stato. Ma questa volta, questa volta, è stato diverso”.
L’ambasciatrice americana ha detto che le attiviste iraniane – alcune delle quali erano presenti nella sala dell’Ecosoc a New York durante il voto – hanno fatto appello a Washington affinché presentasse una risoluzione per espellere l’Iran dall’organismo: “La commissione è il principale organismo delle Nazioni Unite per promuovere l’uguaglianza di genere e l’emancipazione delle donne”, ha affermato Thomas-Greenfield. “Non può svolgere il suo lavoro importante se viene minato dall’interno. L’adesione dell’Iran in questo momento è una brutta macchia sulla credibilità della commissione”.

La Russia aveva chiesto un voto sulla legalità della risoluzione, ma la richiesta della Russia non è stata approvata perché non era stata chiesta nei tempi previsti dal protocollo. Quando alla fine della riunione all’ambasciatrice Thomas-Greenfield è stato chiesto un parere sulla richiesta russa, la risposta è stata netta: “Avevan tutto il tempo per farlo nei tempi stabiliti, ma cercano sempre pretesti procedurali per confondere i membri e per creare il caos”.
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