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November 3, 2022
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Stati Uniti e Albania riescono a far discutere all’ONU della repressione in Iran

Al Consiglio di Sicurezza, l'amb. Linda Thomas-Greenfield fa partecipare il premio Nobel Shirin Ebadi e l'attivista Nazanin Boniad per aiutare le donne iraniane

La Voce di New YorkbyLa Voce di New York
Time: 4 mins read

Mercoledì 2 novembre gli Stati Uniti e l’Albania hanno organizzato insieme una riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite con “Arria-Formula” –  dibattito aperto informale e di solito tenuto fuori la sala del UNSC –  per evidenziare la repressione in corso di donne e ragazze e membri di gruppi di minoranze religiose ed etniche in Iran e sottolineare il continuo uso illegale della forza contro manifestanti pacifici. Lo scopo dell’incontro era anche quello di identificare le opportunità per promuovere indagini credibili, internazionali e indipendenti sulle violazioni e abusi dei diritti umani da parte del governo iraniano.

Tre gli esperti chiamati a testimoniare sulla situazione in Iran: il Prof. Javaid Rehman, Relatore speciale dell’ONU sulla situazione dei diritti umani nella Repubblica islamica dell’Iran;  la Dr. Shirin Ebadi, difensore iraniana dei diritti umani e vincitrice del premio Nobel per la pace; e l’attivista Nazanin Boniadi.

Dopo l’ambasciatrice degli Stati Uniti all’ONU Linda Thomas-Greenfield ha tenuto uno stake-out con i giornalisti per riferire sulle conclusioni della riunione e rispondere alle domande.

L’ambasciatrice ha spiegato che “gli Stati Uniti e l’Albania hanno convocato una riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite con la ‘formula Arria’ sulle proteste pacifiche che hanno messo radici in Iran. Sono rimasta profondamente commossa dalle potenti testimonianze della dottoressa Ebadi e di Nazanin Boniadi. E sono stata incoraggiata dal fatto che il Rappresentante speciale Rehman e così tanti Stati membri si siano uniti a noi in questo incontro. Insieme, abbiamo condannato la brutale repressione del governo iraniano contro i manifestanti pacifici”.

Un’immagine della riunione del Consiglio di Sicurezza sulle proteste in Iran tenuta nella sala ECOSOC al Palazzo di Vetro dell’ONU (Foto VNY)

Poi Thomas-Greenfield, nel ribadire che non si può “rimanere in silenzio mentre le forze di sicurezza detengono, torturano e uccidono manifestanti pacifici mentre decine di attivisti della società civile, giornalisti e avvocati vengono incarcerati”, ha spiegato il perché la riunione al Palazzo di Vetro di mercoledì è stata incredibilmente edificante: “È stata un’occasione per puntare i riflettori sulle donne e gli uomini coraggiosi che sono scesi in piazza in tutto l’Iran. Attraverso etnie e classi sociali, gli iraniani si sono uniti sotto la bandiera di “donne, vita, libertà””.

L’ambasciatrice ha ricordato come queste proteste si sono diffuse non solo in Iran ma in tutto il mondo. “Queste manifestazioni dovrebbero ispirare tutti gli Stati membri qui alle Nazioni Unite, perché mentre il cambiamento in Iran dovrebbe venire solo dall’interno dell’Iran, abbiamo la responsabilità di stare con il popolo iraniano. Le nostre parole sono potenti. Hanno peso. E gli iraniani devono avere nostre notizie. Dobbiamo dare loro il nostro sostegno morale. Questo è ciò che ho sentito oggi, da paesi di tutto il mondo”.

Nella riunione, gli Stati Uniti hanno sostenuto anche che ci debba essere una responsabilità per l’orribile repressione e violenza che il governo iraniano sta portando avanti. Thomas-Greenfield ha ricordato l’annuncio, proprio mercoledì,  della vicepresidente Kamala Harris, per lavorare con altri Stati membri dell’ONU per rimuovere la Repubblica islamica dell’Iran dalla Commissione delle Nazioni Unite sulla condizione delle donne. “Il lavoro di promozione della parità di genere e di emancipazione delle donne non dovrebbe essere affidato a uno Stato membro che opprime sistematicamente le proprie donne e ragazze. Cercheremo anche opportunità per sollevare questo problema in ogni forum delle Nazioni Unite applicabile, compreso il Consiglio per i diritti umani e il Terzo Comitato… dobbiamo stare con il popolo iraniano mentre protesta per le donne, per la vita e per la libertà”.

Protesters gather in the US city of Santa Monica, California, after the death of 22-year-old Mahsa Amini in the custody of Iran’s morality police. (UN News/Unsplash/Craig Melville)

All’Ambasciatrice USA è stato chiesto un chiarimento riguardo alla proposta di Shirin Ebadi, che ha chiesto al popolo iraniano di chiedere agli Stati Uniti di non firmare alcun accordo che aiuti il ​​regime a rimanere al potere più a lungo. Questo è ciò che vuole il popolo iraniano? Qual è la sua risposta al popolo iraniano che sta protestando per le strade dell’Iran e sta perdendo la vita? Qual è il suo messaggio alle donne iraniane?

“Le supportiamo. Le supportiamo in ogni modo possibile. Ciò su cui ci concentriamo in questo momento sono i brutali attacchi che stanno avvenendo per le strade dell’Iran. Siamo concentrati sul governo iraniano che fornisce armi ai russi per uccidere gli ucraini. Questo è il fulcro della nostra attenzione oggi, così come nelle prossime settimane”.

All’ambasciatrice è stata chiesta una reazione alle dichiarazioni dell’ambasciatore iraniano, che a pochi minuti dalla riunione organizzata dagli USA e l’Albania, aveva letto una dichiarazione ai giornalisti in cui accusava gli Stati Uniti di ingerenza negli affari interni affermando che le sanzioni contro l’Iran sono quelle che causano la sofferenza del popolo iraniano.

“Per quanto riguarda ciò che l’ambasciatore iraniano ha detto, non ho davvero alcun commento al riguardo. Quello che ha detto non è inaspettato. Quello che sta succedendo in Iran è molto grave. Attaccano donne e uomini che protestano per strada… Il mondo non è responsabile. Le sanzioni non sono responsabili di questo. Quello che devono fare è iniziare a concedere la libertà di protestare, consentire alle donne di prendere decisioni su cosa vorrebbe indossare e non ucciderle o incarcerarle per questo”.

Anche il Relatore Speciale Rehman aveva una proposta, quella di istituire uno speciale meccanismo indipendente per indagare sulla violazione dei diritti umani in Iran. Gli USA come vorrebbero supportarlo?

“Sosteniamo la richiesta del Relatore speciale di istituire una commissione speciale per indagare e ritenere responsabili i membri del governo iraniano responsabili di ciò” ha replicato l’ambasciatrice per pi aggiungere: “Come verrà sviluppato non è ancora sul tavolo, ma sosteniamo i suoi sforzi”.

Ma come si fa a togliere l’Iran dalla Commissione ONU sulle donne? Ci sarà un voto? È necessario un voto in ECOSOC per estromettere l’Iran dal CSW o si deve andare all’Assemblea Generale?

“Lavoreremo con altri Stati membri su come procedere in tal senso. Non l’abbiamo ancora determinato. Ma nel corso dei prossimi giorni e settimane lo faremo” ha detto Thomas-Greenfield.

Sotto l’intervento dell’ambasciatore iraniano all’ONU Amir Saeid Jalil Iravani contro la riunione voluta da USA e Albania.

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