Un tribunale federale di Manhattan ha comminato 15 anni di carcere a un ex funzionario delle Nazioni Unite per aver abusato sessualmente di almeno 13 donne, in una sentenza che evidenzia come l’imputato abbia somministrato farmaci per anestetizzare i ricordi delle aggressioni.
Karim Elkorany, 39 anni, avrebbe commesso le violenze in una finestra temporale di 17 anni in diversi Paesi, tra cui Iraq, Egitto e Stati Uniti. Alcuni risalgono al periodo che va dal 2013 al 2018, quando Elkorany lavorava al Palazzo di Vetro, mentre gli altri si riferiscono al periodo in cui era appaltatore del Dipartimento di Stato USA.
A maggio di quest’anno, Elkorany si era dichiarato colpevole di aggressione e di aver mentito agli agenti dell’FBI in relazione alla somministrazione di stupefacenti e allo stupro di due delle sue vittime. Secondo le autorità statunitensi, l’uomo ha inoltre ammesso di aver drogato altre sei vittime e di aver aggredito sessualmente un totale di 13 donne, come rivelato da un accordo di patteggiamento.
Durante il processo le giovani donne hanno testimoniato come le loro vite siano state distrutte dagli abusi subiti da Elkorany: a molte di loro sono stati diagnosticati disturbi post-traumatici da stress e soffrono ancora oggi di incubi, attacchi di panico, angoscia e rabbia.
L’avvio dell’indagine risale al 2016, quando la prima vittima ad uscire allo scoperto decise di informare l’ONU degli abusi. Le Nazioni Unite avviarono perciò un’indagine interna, affidando in seguito la questione all’FBI.
Stéphane Dujarric, portavoce del Segretario generale António Guterres, ha dichiarato giovedì al New York Times che le Nazioni Unite collaborano con gli Stati membri “per garantire che il personale delle Nazioni Unite che compie atti criminali sia ritenuto responsabile, in particolare per quanto riguarda le accuse criminali relative allo sfruttamento e all’abuso sessuale”.