Oltre 40 gruppi umanitari, tra cui Save the Children e Amnesty International, hanno esortato l’Italia mercoledì a revocare un controverso accordo sponsorizzato dall’UE con la Libia per fermare le traversate in barca di migranti verso l’Europa. In base all’accordo del 2017, l’Italia e l’UE contribuiscono a finanziare, addestrare ed equipaggiare la guardia costiera libica, che poi intercetta i migranti nel Mediterraneo e li riporta con la forza nel Paese dilaniato dai conflitti.
“L’Europa, difensore dei diritti umani, non dovrebbe in nessun caso fare accordi con un Paese… dove i migranti vengono torturati, diventano vittime di schiavitù o di abusi sessuali”, ha detto Claudia Lodesani, responsabile in Italia di Medici senza frontiere (MSF) in una conferenza stampa a Roma. La Libia per i migranti “è un posto in cui si vive costantemente nella paura, le cure mediche sono inesistenti – ha detto Lodesani – Il salvataggio in mare è uno dei canali possibili di uscita, se ci fossero vie legali per fuggire le userebbero”.
L’accordo, firmato dall’allora governo Gentiloni, impegna l’Italia a fornire supporto tecnico e tecnologico alla guardia costiera libica per contrastare l’emigrazione dalla Libia. Vi ha fatto seguito l’istituzione della zona Sar libica, un’ampia area marittima in cui i guardacoste libici sono responsabili del coordinamento delle operazioni di ricerca e soccorso. Se entro il 2 novembre – cioè tre mesi prima della scadenza a febbraio – il governo italiano non revocherà o modificherà il Memorandum, questo verrà rinnovato automaticamente per altri 3 anni.
“Un’operazione di soccorso deve approdare in un posto sicuro e la Libia non lo è”, contestano le associazioni che hanno spiegato le loro ragioni in una conferenza stampa e hanno convocato una manifestazione in piazza, all’Esquilino, per chiedere una modifica in extremis.

È stato posto l’accento sulla “criminalizzazione” delle ong in mare: “Siamo diventati il bersaglio di ogni politica contro i flussi migratori – dice Valentina Brinis di Open Arms, ong presente del Mediterraneo dal 2016 – ci siamo trovati a dover firmare il Codice di condotta, siamo stati accusati di lavorare in combutta con gli scafisti o di essere noi stessi scafisti, di essere fattore di attrazione per cui le persone partono in mare, affermazione smontata dai fatti”.

Gli attivisti affermano che quasi 100.000 persone sono state intercettate in questo modo in cinque anni. Si ritiene che molti siano finiti nei centri di detenzione libici, paragonati da papa Francesco ai campi di concentramento. I critici lamentano una mancanza di responsabilità, senza informazioni pubbliche su chi riceve i soldi in Libia, mentre i soccorritori denunciano una situazione da “selvaggio West” con milizie armate che si atteggiano a guardia costiera libica.
Al press briefing giornaliero al Palazzo di Vetro dell’ONU a New York con Stéphane Dujarric, Spokesman del Segretario Gennerale Antonio Guterres, abbiamo chiesto se da parte dell’ONU ci fosse qualche messaggio o suggerimento per il nuovo governo Meloni sul rinnovo di questo accordo con la Libia. La risposta è stata (video da min 26:45): “Non è un messaggio specifico al governo italiano. È un messaggio per tutti i paesi interessati, ed è quello di dare un’occhiata alla situazione in Libia, e di garantire che tutti onorino le proprie responsabilità ai sensi del diritto internazionale, del diritto internazionale dei rifugiati, e di trattare le persone, siano esse rifugiati o meno, con dignità e rispetto dei loro diritti umani”. Poi Dujarric ha aggiunto: “Proprio ieri o due giorni fa, ho letto un rapporto dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (IOM) che mostra un picco nel numero di morti tra le persone che tentano di attraversare. Quindi, dobbiamo tutti lavorare per la stabilizzazione della situazione in Libia, per il miglioramento della vita dei libici, ma anche dei rifugiati e richiedenti asilo che vi risiedono… Rimando a quanto hanno detto varie entità sulla situazione in Libia e in particolare sulla situazione nei vari centri di detenzione o detenzione per rifugiati e migranti in quel Paese, che sono, francamente, orribili”.

Proprio nelle stesse ore, il nuovo ministro degli Esteri Italiano Antonio Tajani, nel suo primo intervento pubblico a Roma al convegno dell’AVSI, ha detto che “se vogliamo risolvere tutti i problemi che ci riguardano, che riguardano la situazione nel Mediterraneo, l’immigrazione, non possiamo non puntare sulla crescita del continente africano”. Tajani ha aggiunto: “Dobbiamo guardare all’Africa con le lenti degli africani e non con quelle degli europei”. “Disuguaglianze, crisi alimentare, cambiamento climatico sono sfide comuni. Solo affrontandole come una comunità potremo coltivare il nostro interesse, altrettanto comune, a promuovere crescita e occupazione, accelerare la transizione energetica, contrastare fenomeni di radicalizzazione e terrorismo, combattere la migrazione illegale e favorire quella legale, tutelando la dignità della persona“, ha concluso Tajani.
Ecco, quella sua ultima frase, sulla tutela della dignità umana: sicuramente è in contrasto con l’accordo dell’Italia con la Libia sui migranti catturati in mare e poi torturati nei lager libici.