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L’allarme di Guterres e Grossi al Consiglio di Sicurezza: a Zaporizhzhia si rischia tutti

Per il Segretario Generale ONU e il direttore Generale dell'IAEA la situazione nella centrale nucleare "è insostenibile". L'ambasciatore russo e lo scenario apocalittico

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
L’allarme di Guterres e Grossi al Consiglio di Sicurezza: a Zaporizhzhia si rischia tutti

La riunione del Consiglio di Sicurezza

Time: 5 mins read

La situazione nella centrale nucleare di Zaporizhzhia “è insostenibile”.  Due ore prima della riunione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, programmata per martedì pomeriggio, l’AIEA ha rilasciato il suo rapporto che ormai non lasciava più dubbi: l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, dopo la sua rischiosa ma imprescindibile missione nell’impianto ucraino avvenuta la scorsa settimana, cioè in quella zona da settimane sotto bombardamenti per cui Russia e Ucraina si accusano a vicenda, suona più forte che può l’allarme al Palazzo di Vetro. Il capo dei suoi ispettori, l’argentino Rafael Mariano Grossi, ha poi ribadito nel pomeriggio ai Quindici del Consiglio di Sicurezza: “Stiamo giocando con il fuoco” e che è “un dovere morale prevenire il disastro” che si annuncia.

Nel rapporto di 52 pagine, la missione dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica guidata da Grossi, dopo aver ispezionato la centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia, scrive che “Il team ha assistito da vicino ai bombardamenti nelle vicinanze della centrale”, in particolare il 3 settembre, quando gli è stato chiesto di evacuare al piano terra dell’edificio amministrativo.

La centrale di Zaporizhzhia

“Inoltre, il team ha osservato danni in diversi luoghi causati dagli eventi riportati, alcuni dei quali vicino agli edifici del reattore, tra cui i seguenti: un serbatoio dell’olio di lubrificazione della turbina; i tetti di vari edifici, come l’edificio per il veicolo di trasporto del combustibile esaurito; l’edificio speciale che ospita, tra l’altro, il combustibile nucleare fresco e l’impianto di stoccaggio dei rifiuti radioattivi solidi; il nuovo edificio per la formazione; l’edificio in cui si trova la stazione di allarme centrale del sistema di protezione fisica; il container in cui si trova il sistema di monitoraggio delle radiazioni, in prossimità dell’impianto di stoccaggio del combustibile esaurito secco”.

Gli esperti, prosegue il testo, “hanno osservato che alcuni lavori di riparazione erano già stati effettuati o erano in corso per alcuni dei danni e hanno notato che ulteriori lavori sarebbero necessari per riparare tutti i danni causati”.

Nel documento di 52 pagine vengono riportate immagini inequivocabili, come le foto dei mezzi da combattimento russi nascosti nei pressi di uno dei reattori oltre a una mappa dettagliata delle postazioni di tiro russe.

“Il team ha verificato che tutti i sistemi di sicurezza dell’Unità 6 erano in condizioni normali”. Tuttavia è stata osservata “la presenza di personale, veicoli ed equipaggiamenti militari russi in vari luoghi della centrale, compresi diversi camion militari al piano terra delle sale turbine dell’Unità 1 e dell’Unità 2”.

Dopo la pubblicazione del rapporto e prima dell’intervento di Grossi via video da Vienna al Consiglio di Sicurezza, l’ambasciatore francese Nicolas De Riviere, presidente di turno, ha dato la parola al Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres, che ha detto di “restare gravemente preoccupato dalla situazione dentro e attorno la centrale di Zaporizhzhia, anche per le notizie sui recenti bombardamenti”.  Per poi ribadire: “Qualsiasi danno, a prescindere se sia intenzionale o meno, alla più grande centrale nucleare d’Europa a Zaporizhzhia potrebbe rovesciare una catastrofe, non soltanto nelle immediate vicinanze, ma per tutta la regione e oltre”.

Il Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres durante il suo intervento

Per Guterres qualunque azione che mette in pericolo l’integrità e la sicurezza della centrale nucleare è inaccettabile, e per questo chiede di procedere subito con due passi: “Nel primo, le forze russe e ucraine devono impegnarsi nel non ingaggiare in alcuna attività militare verso il sito della centrale o dal sito della centrale. Il complesso di Zaporizhzhia e la sua zona circostante non devono essere un obiettivo o una piattaforma per operazioni militari”. Poi il Segretario Generale dell’ONU ha dato una soluzione immediata alla crisi: “Come secondo passo, un accordo sul perimetro demilitarizzato dovrebbe essere protetto. Specificatamente, questo includerebbe un impegno delle forze russe a ritirare tutto il personale militare e l’equipaggiamento dal perimetro e un impegno delle forze ucraine a non entrarci”. Questo per consentire agli operatori della centrale “di portare avanti le loro responsabilità, e la comunicazione deve essere mantenuta attiva”. Guterres appellandosi a tutti i paesi, ha detto che ha assoluta fiducia negli ispettori dell’IAEA che sono rimasti a Zaporizhzhia nel condurre il loro lavoro per contribuire alla sicurezza della centrale.

Quando è stata la volta di Grossi, il direttore Generale dell’IAEA ha ricalcato l’allarme diffuso da Guterres, ribandendo che è un “dovere morale” riuscire a prevenire la catastrofe a Zaporizhzhia. Grossi ha ricordato “i sette pilastri” che devono essere mantenuti per assicurare la sicurezza nucleare in Ucraina ribadendo come il primo sia stato già violato: “Il primo importante pilastro per la sicurezza che esiste per ogni impianto nucleare è quello di non violare la sua integrità fisica” ha detto Grossi al Consiglio di Sicurezza. “E sfortunatamente… questo è successo. Questo è già successo e continua a succedere. L’attacco fisico, volente o no, i colpi che questo impianto ha ricevuto e che io ho personalmente potuto vedere e quantificare insieme ai miei esperti, è semplicemente inaccettabile”. Quindi ha aggiunto: “Stiamo giocando col fuoco, e qualcosa di molto, molto catastrofico potrebbe avvenire”.

Dopo Grossi, è stata la volta dell’ambasciatore russo Vasily Nebenzya, che nel salutare la “missione coraggiosa”  dell’IAEA e sostenere che la Russia è d’accordo con tutti i “sette pilastri” di sicurezza elencati da Grossi, ha poi scaricato sull’Ucraina tutta la responsabilità dei bombardamenti. “I colpi che raggiungono la centrale sono tutti sparati dalle forze ucraine” ha detto Nebenzya.

Subito dopo il russo, è stata la volta degli Stati Uniti a ribaltare le accuse. Non c’era l’ambasciatrice Linda Thomas-Greenfield ma il collega Jeffrey DeLaurentis, Senior Advisor for Special Political Affairs, che senza mezzi termini ha detto che “la Russia è responsabile della crisi e quindi la può risolvere. La soluzione non è complicata. La Federazione russa deve finire il suo comportamento fuori controllo e immediatamente ritirare le truppe, non soltanto dall’area che circonda  Zaporizhzhya, ma da tutta l’Ucraina. Il cinismo russo che si dice preoccupato del rischio di una catastrofe non risolverà nulla.  E’ ovvio che la soluzione più veloce per aggiustare tutto questo è quella che la Russia si ritiri immediatamente…”. Poi il diplomatico americano ha concluso: “La Russia deve silenziare i suoi cannoni, ritirarsi dalla’Ucraina e riabbracciare la diplomazia. Discorsi generali di preoccupazione e appelli a ‘tutte le parti’ non aiuteranno a risolvere la crisi. ‘Tutte le parti’ non sono responsabili per questa situazione. La Russia lo è. E spetta alla Russia mostrare ora con le sue azioni che rispetta la Carta delle Nazioni Unite rispettando la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina”.

Sullo stesso tono l’intervento dell’ambasciatrice del Regno Unito, Barbara Woodward, che ha accusato la Russia “di giocare alla roulette con la sicurezza nucleare” e “di mettere Zaporizhzhia nel fuoco incrociato, anche dispiegando equipaggiamento militare a soli 60 metri di distanza dai reattori nucleari”. Nel dire che i tecnici ucraini che lavorano ancora nella centrale “non sono più dei lavoratori, ma degli ostaggi tenuti sotto la mira delle armi”, anche la rappresentante di Londra ha ribadito che “ogni misura che possa risolvere la sicurezza della centrale deve includere il pieno ritiro delle truppe e personale russo”.

L’ambasciatore cinese, Geng Shuang, come gli altri si è congratulato con gli ispettori dell’IAEA per l’ottimo lavoro svolto, ma nel riconoscere la pericolosità della crisi, al contrario degli interventi precedenti, si è ben guardato dal dare le responsabilità alla sola Russia, auspicando un generale tentativo affinché la comunità internazionale cerchi di riavvicinare le parti in conflitto.

E’ toccata alla fine all’ambasciatore francese Nicolas De Riviere, presidente di turno del UNSC, l’ultima parola a nome della Francia ribadendo senza mezzi termini le accuse contro Mosca: “La Russia, dopo aver appiccato il fuoco, ora pretende di darci consigli su come spegnerlo”.

Vassily Nebenzya, Rappresentante Permanente della Federazione Russa presso le Nazioni Unite. (UN Photo/Manuel Elías)

Alla fine della riunione, l’ambasciatore russo Vasily Nebenzya è stato l’unico a fermarsi davanti ai giornalisti, anche se restando ben lontano dai microfoni dello stake out. A chi gli chiedeva cosa pensasse della via d’uscita della smilitarizzazione dell’area indicata dal Segretario Generale dell’ONU Guterres, ha risposto: “Oggi sono i militari russi a proteggere la centrale. Non è possibile lasciare la centrale indifesa agli ucraini”. Quando gli abbiamo ricordato che il Direttore Generale dell’AIEA Grossi aveva avvertito che se la situazione rimanesse invariata la “catastrofe sarà inevitabile”, il diplomatico russo ha allargato le braccia dicendo: “Se l’Ucraina continua a comportarsi come si comporta grazie alle coperture che gli danno i suoi sponsor, non possiamo escludere nulla”. Quindi avverrà il disastro per tutti? “Sarà un disastro che si riverserà sull’Ucraina, di sicuro”. Ma anche sulla Russia, e l’Europa, abbiamo aggiunto. A questo punto l’ambasciatore  Nebenzya si è allontanato dicendo: “Russia, Europa, e certo altri. Ricordate cosa accadde con Chernobyl…”.

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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