“È evidente che l’impianto e la sua integrità fisica siano stati violati più volte, (…) e continuerò ad essere preoccupato finché non avremo una situazione più stabile”. Ad affermarlo è Rafael Grossi, direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA), i cui esperti giovedì sono finalmente riusciti ad entrale nella centrale nucleare di Zaporizhzhia per fondamentali ispezioni di sicurezza.
L’impianto, ubicato nella città ucraina meridionale di Enerhodar, è stato conquistato militarmente dall’esercito russo all’inizio di marzo nonostante al suo interno lavorino principalmente addetti ucraini. L’infrastruttura è recentemente divenuta obiettivo di rischiosissimi bombardamenti – che in tutta Europa hanno rievocato lo spettro del disastro di Chernobyl del 1986.

Dopo mesi di trattative diplomatiche in sede ONU – oltreché di scaricabarile tra Mosca e Kyiv sulla paternità degli attacchi all’impianto – ieri i 14 membri della delegazione AIEA sono arrivati a Enerhodar a bordo di SUV e furgoni blindati. Mentre gli esperti perlustravano la centrale alla ricerca di criticità e danni alla sicurezza, Grossi si è intrattenuto con la stampa e ha rassicurato che un’équipe di esperti dell’agenzia onusiana “continuerà ad essere presente” nell’impianto anche in futuro, fino al 4 o 5 settembre.
In sostanza, le rilevazioni dell’AIEA non avrebbero constatato problemi gravi al funzionamento dell’impianto. Tuttavia, è emersa grande preoccupazione per i “danni all’integrità fisica” (esterna) dovuti ai bombardamenti – che peraltro sono proseguiti anche venerdì, in un’area pericolosamente vicina proprio ai reattori di Zaporizhzhia.
Durante la notte tra giovedì e venerdì è stata infatti registrata una serie di bombardamenti in numerose parti dell’Ucraina orientale e meridionale, che avrebbero danneggiato case, gasdotti e altre infrastrutture nel distretto di Nikopol, sulla sponda ovest del fiume Dnieper (Zaporizhzhia è situata sulla sponda est). In via precauzionale, nelle scorse ore un reattore della centrale è stato spento a causa dei raid, per timore di malfunzionamenti.

Ancora una volta, il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy ha puntato il dito contro le truppe di Mosca, che starebbero usando la centrale nucleare come base missilistica. Gli uomini di Mosca sono impegnati dallo scorso 24 febbraio in una guerra di aggressione contro Kyiv, e da almeno due mesi hanno concentrato gli sforzi bellici proprio tra Donbass e Ucraina del sud. Il Cremlino ha però rispedito le accuse al mittente e accusato a sua volta il vicino occidentale di voler sabotare la missione dell’AIEA.
La querelle Mosca-Kyiv ha coinvolto anche la visita degli ispettori. Il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, ha giudicato “positivamente” l’arrivo della delegazione ONU, “nonostante tutte le sfide e le difficoltà determinate dagli atti provocatori della parte ucraina”. In un discorso di giovedì notte, Zelenskyy ha invece criticato la circostanza che nessun giornalista imparziale sia stato autorizzato a partecipare al tour dell’impianto (organizzato dai militari di Mosca), rendendolo di fatto un “tour inutile” e di propaganda filo-russa.