In Yemen l’inizio del Ramadan ha coinciso con la prima tregua a livello nazionale in sei anni. Da oggi, entreranno in vigore disposizioni per migliorare la libertà di movimento di civili e merci in tutta la nazione dilaniata dalla guerra.
Le Nazioni Unite guardano con il sorriso alla pace temporanea, convinti sia il primo passo per perseguirne una definitiva.
Ma non sarà semplice. Dovrà esserci un “impegno continuo” da parte della coalizione a guida saudita che sostiene il governo riconosciuto a livello internazionale, le forze di opposizione Houthi, la regione nel suo insieme e la comunità internazionale, così da garantire che la cessazione dei combattimenti si mantenga e diventi “un punto di svolta verso la pace .”
Dall’inizio della tregua, si è subito notata una significativa riduzione delle violenze e delle vittime civili, senza alcun attacco aereo confermato e con più carburante che scorre attraverso i porti della regione di Hudaydah. Sono anche ricominciati i preparativi per i voli commerciali dall’aeroporto di Sana’a: non accadeva dal 2016.

Tuttavia, i rapporti sulle operazioni militari intorno a Marib devono essere affrontati attraverso i meccanismi di tregua, o rischiano di gettare le basi per una nuova escalation.
“Voglio ricordare alle parti – ha fatto sapere l’inviato speciale dell’Onu Hans Grundeberg – che il principio fondamentale della tregua è che sia utilizzata per fare progressi verso la fine della guerra, non per intensificarla. Le parti si sono pubblicamente impegnate a ridurre la tensione ed è questo che il popolo yemenita e la comunità internazionale si aspettano da loro”.
“I voli da e per l’aeroporto di Sana’a devono riprendere e stiamo lavorando con i partner affinché ciò avvenga il più rapidamente possibile. È imperativo che a Taiz si faccia un serio lavoro per aprire le strade, permettendo ai civili su entrambi i lati del fronte, sia in città che nelle aree circostanti, di andare al lavoro e a scuola, facilitando anche il commercio”.
Grundeberg teme che la tregua sia ancora troppo fragile e temporanea. “Dobbiamo lavorare collettivamente e intensamente per garantire che non si disgreghi, impegnandoci a coinvolgere le parti per implementarla, rafforzarla ed estenderla”.

Lo Yemen avrà più che mai bisogno del sostegno della comunità internazionale per trovare una fine inclusiva, pacifica e sostenibile del conflitto.
Ottimista anche il Sottosegretario Generale per gli affari umanitari Martin Griffiths, secondo cui i recenti progressi stanno aiutando ad “aprire la strada” verso un futuro più luminoso. Griffiths ha inoltre citato un pacchetto di sostegni economici da 3 miliardi di dollari che include carburante e assistenza allo sviluppo, nonché un nuovo deposito di 2 miliardi di dollari nella Banca centrale dello Yemen – fornito congiuntamente da Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti – per aiutare a stabilizzare la valuta.
“Il rial ha già recuperato il 25% del suo valore da questo annuncio – ha spiegato – e ciò significa che il cibo e altri beni essenziali, che devono essere quasi tutti importati, dovrebbero presto diventare più abbordabili”.