Dopo appena una settimana di ostilità in Ucraina, ammonta già a oltre un milione il numero di rifugiati costretti a scappare dalla propria patria in cerca di salvezza all’estero.
La stima è dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, che ha documentato uno degli esodi più consistenti della storia dell’umanità: più del 2% della popolazione ucraina ha lasciato la nazione nel giro di sette giorni.
Per comprendere la gravità del fenomeno, basti pensare che, se il trend proseguisse imperterrito con le stesse proporzioni, in un anno non rimarrebbe più nessuno dei circa 44 milioni di abitanti del Paese est-europeo dopo l’invasione russa.
L’evacuazione di massa è stata particolarmente evidente a Kyiv, la capitale, e a Charkiv, nel Donbass. La stazione ferroviaria di quest’ultima città è stata letteralmente presa d’assalto dai civili in fuga dai pesanti bombardamenti dell’aviazione di Mosca, in una corsa disperata a salire sul primo treno, spesso a prescindere dalla destinazione finale.
“Ho lavorato nelle emergenze dei rifugiati per quasi 40 anni, e raramente ho visto un esodo così rapido come questo”, ha affermato l’Alto Commissario ONU, Filippo Grandi, in un comunicato stampa. Grandi ha inoltre ricordato come al già critico dato debba aggiungersi l’altrettanto funesta situazione degli innumerevoli sfollati costretti a lasciare le proprie abitazioni ma ancora in Ucraina.

L’Alto commissario ha però voluto sottolineare come “la risposta dei Governi e delle comunità locali nell’accogliere questo milione di rifugiati è stata notevole” (in particolar modo Polonia e Ungheria), assieme all’impegno del personale dell’UNHCR. “La solidarietà internazionale è stata commovente”, aggiunge Grandi, “ma niente può sostituire la necessità che le armi siano messe a tacere; che il dialogo e la diplomazia abbiano successo. La pace è l’unico modo per fermare questa tragedia.”
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