Anna Motta e Pino Paciolla, i genitori di Mario, il cooperante italiano della Missione di Verifica ONU in Colombia, trovato impiccato nel suo appartamento a San Vicente del Caguán il 15 luglio scorso, dopo mesi di silenzio sono tornati a parlare. Durante una intervista concessa a Il Manifesto hanno affermato di non essersi “sentiti supportati assolutamente dall’Onu; dopo quel tragico giorno del 15 luglio scorso quando, nel corso di una telefonata, ci hanno informato in pochi secondi della morte di Mario, delle modalità, (senza nessuna certezza!), chiedendoci se eravamo interessati a riavere la salma, senza un briciolo di umanità nei confronti di due genitori che attendevano a giorni il ritorno a casa del loro figlio. Abbiamo preferito incaricare i nostri avvocati di eventuali contatti con l’organizzazione. Ci è stato riferito che comunque non sono stati collaborativi. Noi non abbiamo nessuna notizia della loro indagine interna”.

“A dicembre 2019 quando ripartì l’ultima volta per la Colombia – continuano i genitori di Paciolla – ci confidò che se l’Onu avesse voluto «tirarlo dentro» lui li avrebbe abbandonati. Non so cosa volesse dirci ma col senno di poi immaginiamo che lui avesse già capito qualcosa che non andava, testimonianza anche il fatto che più volte aveva chiesto di cambiare missione e squadra e mai era stato accontentato su questo…” Alla domanda: A cosa vi riferite quando invitate «le tante persone che lo hanno conosciuto ad abbandonare le reticenze e l’omertà»? Anna e Pino Paciolla hanno risposto: “Partiamo dal presupposto che nostro figlio non fosse l’unico che lavorava con coscienza e onestà, pertanto ci appelliamo a persone come lui che lavorano con gli stessi obiettivi con la stessa integrità morale e che si dichiaravano amici di Mario, di parlare, di riferire ciò che hanno visto e capito, a cosa hanno assistito nei giorni precedenti alla sua morte…. Nostro figlio è stato ucciso poche ore dopo aver comprato un biglietto aereo per l’Italia. Era preoccupato voleva scappare dalla Colombia, a un amico ha confidato che mai più sarebbe tornato a lavorare in Colombia e tantomeno con l’Onu”.
Proprio sull’indagine interna dell’Onu, anche La Voce di New York ha più volte chiesto novità, ottenendo però sempre risposte vaghe. Dopo le dichiarazioni dei genitori di Mario, abbiamo domandato al portavoce del Segretario Generale, Stéphane Dujarric, se avesse un messaggio per la famiglia che da ben otto mesi attende la verità: “Prima di tutto, i nostri cuori, ancora una volta, vanno alla famiglia Paciolla per la terribile perdita che hanno subito – ha detto il portavoce – . Abbiamo lavorato il più duramente possibile per collaborare alle indagini in corso. Siamo molto dispiaciuti se si sentono in questo modo, e non spetta a me metterli in discussione… Ma posso dire che abbiamo collaborato il più possibile con le indagini penali pertinenti”.