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August 29, 2020
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Per l’Onu le armi negli Usa sono fuori controllo e i problemi sono cronici

Dopo gli omicidi in seguito alla sparatoria a Jacob Blake, l'OHCHR dichiara: “inconcepibile vedere un 17enne che corre in giro con un fucile automatico”

Alessandra LoierobyAlessandra Loiero
Per l’Onu le armi negli Usa sono fuori controllo e i problemi sono cronici

Rupert Colville, portavoce dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR - foto Nazioni Unite)

Time: 3 mins read

Il portavoce per i diritti umani delle Nazioni Unite (OHCHR), Rupert Colville, condannando l’episodio dell’adolescente armato in Wisconsin ha detto: “Un altro sfortunato esempio di carenti e insufficienti misure di controllo delle armi negli Stati Uniti; cosa di cui abbiamo già parlato diverse volte”. “Dovrebbe essere inconcepibile vedere un 17enne che corre in giro con un fucile automatico” ha denunciato.

Kyle Rittenhouse gira armato durante la protesta a Kenosha indisturbato dalla polizia (immagine da youtube)

Kyle Rittenhouse, un ragazzo di appena 17 anni, è stato arrestato e accusato per aver ucciso due persone e feritone un’altra nella città di Kenosha, nel Wisconsin, il 25 luglio. Il giovane era poi fuggito, ma è stato fermato ed arrestato nella sua città di residenza, Antioch, in Illinois. Le inquietanti riprese sono la prova che sono necessarie misure di controllo delle armi molto più severe, ha detto venerdì l’Ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite.

Per giorni Kenosha è stato teatro di violente proteste contro la polizia accusata di brutalità e razzismo dopo l’ennesimo caso di Jacob Blake, 29enne afroamericano che era in auto con i suoi tre figli e a cui un agente ha sparato sette colpi di pistola alla schiena. Blake è sopravvissuto, ma rimarrà paralizzato. La sparatoria ha scatenato una protesta pubblica e il boicottaggio di importanti eventi sportivi da parte degli atleti della NBA.

Non è certo la prima volta. Le Nazioni Unire hanno definito l’episodio come parte di un “problema di vecchia data”.

Floyd Chauvin a terra con il ginocchio dell’agente sul collo, mentre implora di lasciarlo respirare (da yotube)

Lo scorso 25 maggio, il mondo ha assistito alla brutale violenza della polizia, che ha ucciso l’afroamericano di Minneapolis, George Floyd, scatenando reazioni di proteste a catena in tutto il mondo. Il 46enne è stato soffocato da un poliziotto bianco che si è inginocchiato sul suo collo per oltre otto interminabili minuti. Il movimento Black Lives Matter è diventato virale, tanto da essere stato scritto a caratteri cubitali sulla Fifth avenue a NYC, davanti la Trump Tower.

In questi mesi, durante gli scontri con la polizia, molti atri afroamericani sono rimasti uccisi e l’ONU era già intervenuta a luglio per condannare le forze di polizia negli scontri a Portland, in Oregon, dicendo “no” a detenzioni arbitrarie e illegali.

I poliziotti della protesta Black Lives Matter a Portland, Oregon, USA (Unsplash / Tito Texidor)

Il problema negli Stati Uniti è che le pistole, i fucili e le armi in generale “sono prontamente disponibili”. Sebbene sia stato incoraggiante che un serio movimento di base si sia mobilitato “per fermare e cambiare” il fenomeno del razzismo, Rupert Colville ha sostenuto che è difficile che questo possa avere successo, “quando soprattutto i fucili sono facilmente presi d’assalto”. “C’è chiaramente un’enorme mole di lavoro da fare all’interno dei singoli dipartimenti di polizia e degli ufficiali di polizia per cambiare la situazione, ma ovviamente non accadrà dall’oggi al domani”, ha continuato il portavoce dell’OHCHR. “Ma si spera che con la quantità di attenzione prestata a tutti questi episodi quest’anno, i casi inizino a filtrare fino alle forze di polizia locale e che i loro comandanti prendano davvero il controllo dei loro uomini e delle loro donne e cerchino di prevenire qualsiasi altri incidenti simili”.

Le proteste a Downtown Manhattan dopo la morte di George Floyd, il 46enne afroamericano ucciso dalla polizia a Minneapolis (foto VNY)

Il portavoce dell’OHCHR Rupert Colville ha detto che le riprese video della sparatoria del signor Blake sembravano mostrare che era stata usata una forza eccessiva. “Non sembra che le forze dell’ordine abbiano rispettato lo standard internazionale di uso della forza letale con un’arma da fuoco”, ha detto, descrivendo la sparatoria come un “doloroso promemoria di come gli afroamericani continuano ad essere esposti a rischi differenziati e accresciuti, quando si interagisce con le forze dell’ordine negli Stati Uniti”.

Intanto ieri, 28 agosto, a Washington, oltre 50mila persone erano  in marcia contro il razzismo e il padre di Blake era in testa al corteo. La manifestazione è stata organizzata in occasione del 57esimo anniversario del discorso “I Have a Dream” di Martin Luther King. La Casa Bianca è stata completamente blindata con centinaia di poliziotti e uomini del secret service.

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Alessandra Loiero

Alessandra Loiero

Laureata all’Università Cattolica di Milano interfacoltà di Scienze Politiche e Sociali e Scienze Linguistiche e Letterature Straniere. Per la Voce di New York si occupa di Nazioni Unite e Politica Estera. Attualmente frequenta il corso di specializzazione in Geopolitica presso la Scuola di Limes. Alessandra earned an interdisciplinary degree from the Catholic University in Milan, in the faculties of Political and Social Sciences and Linguistic Sciences. Her work for La Voce di New York deals with the United Nations and Foreign Policy. She is currently attending a postgraduate course in Geopolitics at the Limes School.

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