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Youth Climate Summit all’ONU: i giovani minacciano i leader e Guterres li appoggia

Gli attivista guidati da Greta Thunberg hanno avvertito i leader mondiali che verranno cacciati da una rivoluzione se non agiranno sul Climate Change

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Time: 4 mins read

Dopo la grande manifestazione di venerdì del “Climate Strike” che ha portato nelle strade di downtown Manhattan oltre 200 mila giovani e altri milioni nelle piazze del mondo, sabato l’attivista svedese Greta Thunberg ha inaugurato al Palazzo di Vetro il primo “Youth Climate Summit” dell’ONU, con a fianco il Segretario Generale della Nazioni Unite Antonio Guterres.

“Ti stavamo aspettando da tempo” ha detto Jayathma Wickramanayake, l’inviata speciale ONU per i giovani, nell’accogliere Greta attesa con grande entusiasmo da una folla di altri giovani attivisti per l’ambiente che in queste ore sono protagonisti di un evento che sta lanciando un avvertimento chiaro ai leader del mondo: dovete prendere subito le decisioni radicali necessarie per salvare il pianeta riducendo il consumo dell’energia fossile e promuovendo l’energia pulita, proteggendo gli oceani, e promuovendo il consumo sostenibile.

Wickramanayake ha così lodato il movimento giovanile ambientalista: “Abbiamo visto come state organizzando le vostre comunità, i vostri amici e persino i vostri genitori…. Immaginate ora il potere del movimento che avete creato! Adesso sono i leader del mondo a dover chiedere di potersi sedere al vostro tavolo!”.

I vari incontri che si sono tenuti sabato al Palazzo di Vetro, hanno avuto un carattere diverso da quelli che di solito si vedono all’ONU. Invece che un susseguirsi di discorsi, ci sono state discussioni aperte, con sessioni di domande e risposte dove i giovani, hanno avuto sempre il controllo dell’agenda su cui discutere. Persino il Segretario Generale Antonio Guterres ha dovuto più “ascoltare” che intervenire, e il gruppo di giovani che si sono susseguiti a parlare non hanno indicato solo i problemi ma anche le soluzioni per affrontare la crisi ambientale.

“Ieri milioni di persone di tutto il pianeta hanno marciato e richiesto una concreta azione sul clima, soprattutto lo hanno fatto i giovani”, ha detto Greta Thunberg, la ragazza svedese di 16 anni protagonista nell’accendere la miccia di questo movimento giovanile di protesta globale ambientalista. “Abbiamo dimostrato al mondo che siamo uniti, e che noi giovani non potremo più essere fermati”, ha detto l’attivista ambientalista ai giovani partecipanti al summit facendoli ben sperare sul tono che avrà nel suo prossimo intervento previsto al Climate Action Summit di lunedì e che si terrà, sempre al Palazzo di Vetro, con la partecipazione dei maggiori leader mondiali, come voluto dal SG Guterres, e nel quale è atteso anche il presidente Donald Trump (aggiornamento: le ultime notizie dicono che invece il Presidente USA sarà lunedì al Palazzo di Vetro ma non parteciperà ai lavori del summit sul clima) .

Greta Thunberg (second from right), Climate Activist, speaks at the opening of the United Nations Youth Climate Summit. From left to right are: Komal Karishma Kumar, Climate Activist; Wanjũhĩ Njoroge, Climate Activist; Secretary-General António Guterres; Ms. Thunberg; and Bruno Rodriguez, Climate Activist. (UN Photo/Kim Haughton)

Komal Kumar, attivista delle isole Fiji, tra le zone della terra che più stanno soffrendo l’impatto del cambiamento climatico sul pianeta, ha detto che la sua generazione “vive nella paura costante e con l’ansia del clima… abbiamo paura del futuro… Ormai le cose sono bianche o nere per noi: ma noi non siamo delle polizze d’assicurazione, ma siamo degli esseri umani, siamo delle comunità. E’ forse troppo chiedervi di far seguire i fatti alle parole, o forse stiamo veramente sperando in qualche cosa ormai di compromesso?” Si è chiesta Kumar, per poi continuare: “Pretendiamo l’azione. Basta perder tempo. Basta bloccare il lavoro verso lo sviluppo sostenibile per realizzare profitti immediati. Bisogna includere i giovani nel disegnare nuovi piani d’adattamento”, ha proseguito Kumar, che poi ha avvertito i leader del mondo: “Vi riterremo responsabili. Se non vi ricorderete, ci mobiliteremo tutti per buttarvi fuori col nostro voto”.

Wanjuhi Njoroge, giovane attivista del Kenya, ha sottolineato i progressi in atto nel restituire al paese le foreste e ha detto che alla fine le iniziative portate dai giovani “causeranno una rivoluzione. Per questo ci deve essere permesso di influenzare le decisioni sul clima. I paesi membri dell’ONU devono rispettare la nostra libertà d’espressione, anche on line”. “Questo è il tempo per noi di lavorare insieme. Invito tutti noi ad essere quel colibrì che spegne l’incendio nella foresta, mentre tutti gli altri dicevano che fosse impossibile”.

Nel ringraziare l’ONU per “includere le voci della nostra generazione nel processo di costruire strade verso un pianeta più abitabile”, il giovane attivista argentino Bruno Rodriguez ha dichiarato il cambiamento climatico “la crisi politica, la crisi culturale del nostro tempo. Quando è troppo è troppo. Non vogliamo carburante fossile, mai più”.

“La scienza è chiara su questo; i nostri leader hanno un obbligo per fare un radicale cambiamento”, ha sottolineato Rodrigues, aggiungendo che i giovani che auspicano un cambiamento nelle politiche sul clima, stanno costruendo una nuova “coscienza collettiva”. Rivolgendosi al Segretario Generale dell’ONU Guterres, il giovane attivista argentino ha detto: “Basta chiedere ai leader del mondo di ascoltare la scienza e chiediamo invece di agire con la scienza”.

Da parte sua, il Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres, seduto accanto ai giovani senza la sua usuale e formale cravatta, si è detto d’accordo “che un problema dei leader mondiali è che parlano troppo e ascoltano troppo poco. E’ ascoltando che si impara. E’ nel dare la possibilità di parlare a chi rappresenta il mondo di oggi facendo sì che le loro voci siano parte del processo decisionale che possiamo andare avanti”.

Dopo aver dato una visione drammatica dell’impatto dell’emergenza sul clima ,­– dalle siccità in Africa, nello sbiancamento delle barriere coralline, alle ondate di caldo  – il Segretario Generale ha detto di vedere già “un cambiamento nel momentum” per il prossimo Climate Action Summit di lunedì, proprio grazie ai movimenti giovanili  esplosi grazie all’azione di Greta Thunberg, di altri attivisti di base e delle altre iniziative prese a livello locale.

“Vi incoraggio a continuare… a continuare nella mobilitazione, e ancora di più e di più nel far ritenere la mia generazione responsabile” ha detto Guterres, aggiungendo: “La mia generazione ha grandemente fallito fino ad ora nel preservare sia la giustizia nel mondo e il pianeta. La mia generazione ha una grande responsabilità. E’ la vostra generazione che ci deve far sentire responsabili per essere sicuri che non tradiremo il futuro dell’umanità”.

L’INTERVENTO DEL MINISTRO DELL’AMBIENTE SERGIO COSTA

Alla prima giornata dei lavori dello Youth Climate Summit che si è tenuto sabato al Palazzo di Vetro dell’ONU, ha partecipato anche il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, che parlando in italiano ha fatto un intervento in cui ha riconosciuto le istanze portate avanti dal movimento giovanile e ha esortato i giovani attivisti a venire in Italia in occasione dei lavori della Cop26 nel 2020. Qui sotto il video con l’ intervento del ministro Costa:

 

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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