“Innanzitutto l’Italia deve rispettare gli obblighi relativi alla protezione dei rifugiati e ai diritti umani dei migranti, ma essenzialmente quello che manca è un approccio europeo all’immigrazione”. Antonio Guterres, Segretario Generale delle Nazioni Unite, ha risposto a una domanda della stampa italiana durante il press briefing organizzato a pochi giorni dall’apertura della 73esima Sessione dell’Assemblea Generale. “Il problema del razzismo”, ha detto Guterres, “nei confronti dei migranti e dei rifugiati è un problema generale, non penso sia specifico di nessun Paese”, ha spiegato.
Quanto all’Italia, ha sottolineato Guterres, “è in una posizione particolare per la sua prossimità geografica alla costa africana”. Ma quello che il Segretario ha innanzitutto specificato è che, fermo restando la necessità che l’Italia rispetti diritti umani e legge internazionale (e, in questo senso, nessun riferimento specifico ha fatto Guterres sul comportamento di questo esecutivo o dei precedenti), quello che attualmente manca è “un ampio approccio europeo nel gestire il problema”. “Penso sia qualcosa di cui è preoccupato anche il Governo italiano”, ha specificato il Segretario. La condanna di “qualunque manifestazione di razzismo, in Italia e in qualsiasi altro Paese”, è quindi inevitabile, “ma noi crediamo ancora che serva una risposta europea per affrontare questa sfida”, una vera solidarietà europea che gioverebbe, ha spiegato, “tanto agli Stati membri quanto alle persone coinvolte che soffrono”.
Nessun cenno, né da parte dei giornalisti né di Guterres, al recente botta e risposta al vetriolo tra il nuovo Alto Commissario per i Diritti Umani, Michelle Bachelet, e il governo di Roma proprio in tema di migranti. Non molti giorni fa, Bachelet aveva infatti annunciato l’intenzione di “inviare personale in Italia per valutare il riferito forte incremento di violenza e di razzismo contro migranti, persone di discendenza africana e Rom”. “Il Governo italiano ha negato l’ingresso di navi di soccorso delle Ong. Questo tipo di atteggiamento politico e di altri sviluppi recenti hanno conseguenze devastanti per molte persone già vulnerabili”, aveva peraltro sottolineato Di tutta risposta, il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini – respingendo al mittente le accuse -, aveva peraltro ventilato un possibile taglio dei fondi italiani alle Nazioni Unite. L’ONU, aveva detto Salvini, “è un’organizzazione che costa miliardi di euro, a cui l’Italia dà più di 100 milioni all’anno di contributi e ragioneremo con gli alleati sull’utilità di continuare a dare questi 100 milioni di euro per finanziare sprechi, mangerie, ruberie per un organismo che vorrebbe venire a dare lezioni agli italiani e poi ha Paesi che praticano tortura e pena di morte”.
La risposta del Segretario Generale, dunque, è sembrata voler rimanere genericamente al di sopra delle polemiche di questi giorni, ma soprattutto è rimasta priva del follow up relativo alla decisione della Bachelet. Guterres è tornato sul tema delle migrazioni e dei diritti umani dei migranti anche più tardi, rispondendo a una domanda in merito alle politiche del presidente americano Donald Trump. “Non ho messaggi personali per nessuno”, ha detto l’ex capo dell’UNHCR, “ma solo tre messaggi generali per tutti”. Primo: pieno sostegno per le agende del Global Compact on Migration e del Global Compact on Refugees; “secondo: credo fermamente che anche i reinsediamenti siano molto importanti”; terzo: “nello stesso tempo è molto importante guardare ai migranti e ai rifugiati in un modo oggettivo, osservare il fenomeno basandosi sui fatti e non sulle paure”.
Durante la conferenza stampa, il Segretario Generale ha sottolineato le sue priorità per la 73esima Sessione dell’Assemblea Generale: innanzitutto, ha citato la questione siriana e la crisi di Idlib, rispetto alla quale l’accordo tra Russia e Turchia ha in questi giorni evitato una vera e propria escalation, e il conflitto yemenita dove tanti, troppi civili continuano a trovare la morte. Guterres ha però citato anche la pace, sancita recentemente, nella guerra tra Etiopia ed Eritrea e i miglioramenti registrati in Sud Sudan, dove il presidente Salva Kiir, e il suo rivale, l’ex vicepresidente e leader del principale gruppo ribelle Splm-Io, Riek Machar, hanno siglato un accordo di pace per porre fine a cinque anni di guerra civile. Ma i meeting chiave della settimana dell’Assemblea Generale riguarderanno anche giovani, sviluppo sostenibile, riciclaggio di denaro ed evasione fiscale e peacekeeping.