Dopo che la Corte Suprema israeliana, lo scorso 5 settembre, ha rigettato le petizioni dei residenti palestinesi del villaggio di Khan al-Ahmar, le autorità israeliane si preparano a demolire, letteralmente, quella comunità: case, scuole, negozi verranno rasi al suolo al verbo della politica degli insediamenti di Tel Aviv. Proprio per questa ragione, i rappresentanti all’ONU di Francia, Regno Unito, Svezia, Belgio Germania, Olanda e Italia hanno tenuto una conferenza stampa, poco prima della riunione del Consiglio di Sicurezza relativa a Palestina e Medio Oriente, in cui hanno condannato la decisione di Israele di procedere con le demolizioni.
All’iniziativa hanno partecipato, uniti, gli attuali membri europei del Consiglio di Sicurezza, quelli uscenti e entranti, compresa l’Italia che ha diviso il proprio seggio, il proprio mandato e la propria agenda con l’Olanda. Una presa di posizione forte, sulla scia di quella che è sempre stata la politica dell’Unione Europea sull’occupazione israeliana e l’espansione degli insediamenti, “illegali sotto il profilo del diritto internazionale”.
“La comunità di Khan al-Ahmar è situata in una posizione delicata nell’Area C, di importanza strategica nel preservare la contiguità del futuro Stato di Palestina”, hanno spiegato gli ambasciatori. “Come ripetutamente puntualizzato, le conseguenze della demolizione di questa comunità e della dispersione dei suoi residenti, inclusi i bambini, sarebbero molto serie e minaccerebbero seriamente la applicabilità della soluzione dei due Stati, compromettendo il processo di pace”.
Dello stesso avviso, il Coordinatore Speciale per il Processo di Pace per il Medio Oriente, Nickolay Mladenov (qui il video del suo intervento), che ha espresso grande preoccupazione per le demolizioni programmate dalle autorità israeliane, definite un “ostacolo alla pace”. 2800 nuovi insediamenti sono già stati approvati nei Territori Occupati e nella West Bank, 1100 unità sono in fase avanzata di approvazione, altre 600 sono giunte ormai alla fase finale, ma almeno un altro migliaio di insediamenti sono stati annunciati. Numeri preoccupanti, che peggiorano ulteriormente un quadro già fosco, dove la violenza e il terrore dominano incontrastati nella striscia di Gaza. In quest’ottica, Mladenov ha chiesto la cessazione immediata di tutte le attività che minano la pace e la sicurezza tanto dei palestinesi, quanto degli israeliani. Il rappresentante del Segretario Generale all’OLP ha riconosciuto le responsabilità di Hamas e di altre milizie palestinesi nell’escalation di tensione in corso, ma ha anche ricordato la drammatica carenza di fondi dell’UNRWRA, agenzia ONU che gli Stati Uniti di Haley hanno privato dei tradizionali contributi americani, accusandola di estrema politicizzazione.
Come prevedibile, l’iniziativa europea in difesa dei palestinesi non è piaciuta all’ambasciatrice USA Nikki Haley, che, nell’introdurre il suo discorso al Consiglio di Sicurezza, ha ricordato di “essere sempre stata esplicita riguardo alla mia convinzione che il dibattito sul Medio Oriente sia sempre stato eccessivamente e ingiustamente concentrato su Israele”. L’Ambasciatrice ha quindi spostato l’attenzione su quello che, a suo avviso, è il vero destabilizzatore della regione mediorientale: l’Iran. La cui aggressività, negli ultimi mesi, è a suo dire peggiorata. “Le mire iraniane sull’Iraq si sono espresse apertamente, con fondi, addestramento e armi forniti da Teheran”, ha avvertito l’Ambasciatrice. Anticipando verosimilmente quello che sarà uno dei temi geopolitici caldi che lo stesso presidente Trump metterà sul tavolo del Consiglio quando, mercoledì prossimo, sarà chiamato a presiederlo. E chissà se intanto, per allora, i 180 abitanti del villaggio di Khan al-Ahmar avranno ancora una casa.