Al Palazzo di Vetro dell’ONU, durante una riunione del Consiglio di Sicurezza, la Svezia, che è il presidente del CdS per il mese di Luglio, il Primo Ministro Svedese Stefan Löfven ha messo a voto lunedì la risoluzione 2427, concentrata sul miglioramento della condizione dei bambini in zone afflitte da conflitti armati, che è stata adottata in modo unanime.
All’inizio del suo discorso, il Primo Ministro ha sottolineato l’importanza fondamentale dell’infanzia: “L’infanzia non è solo l’inizio della nostra vita; ne è il fondamento,” ha esordito Löfven. “È la base da cui raggiungiamo il nostro pieno potenziale. La base per società pacifiche e prospere.”
Con l’adozione unanime di oggi della risoluzione 2427, non solo si punta a rafforzare l’agenda per i bambini e i conflitti armati in senso più ampio, ma promuovere anche l’agenda di prevenzione. Fra le novità e modifiche più importanti sono state considerate una maggior enfasi sul modo in cui preoccupazione universale per i bambini può a volte aprire la porta per trovare nuove soluzioni. La risoluzione sottolinea come l’agenda sui bambini e il conflitto armato sia parte integrante della prevenzione dei conflitti e del mantenimento della pace.
Inoltre, è stato inserito un programma dedicato al reinserimento dei bambini associati a forze armate o gruppi armati. Il successo del reinserimento è nel miglior interesse del bambino, ma anche nel migliore interesse delle società. Mette i bambini come parte della soluzione, non parte del problema.
In terzo luogo, riconosce che l’accesso di tutte le ragazze e ragazzi all’istruzione e all’assistenza sanitaria, compresa la salute mentale, in conflitto è essenziale. Inoltre, per la prima volta, distingue tra ragazze e ragazzi e sottolinea che le loro esigenze e vulnerabilità sono diverse.
In aggiunta, per la prima volta in una risoluzione del Consiglio, ha introdotto il principio centrale secondo cui i bambini nei conflitti armati dovrebbero essere trattati principalmente come vittime.
Gli obiettivi sono, come espressi da Löfven: “Garantire sicurezza. Mettere il cibo sulla tavola. Garantire l’educazione. Fornire assistenza per malati o feriti. E, soprattutto: porre fine alle guerre.” Il Primo Ministro ha concluso: “Siamo tutti d’accordo sulle risoluzioni di oggi, ora bisogna metterle in pratica.”
Similmente l’ambasciatrice Nikki Haley, Rappresentante Permanente degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite, ha comunicato che gli Stati Uniti sono in supporto dell’operazione. “Il Consiglio di sicurezza deve ritenere i governi responsabili per come trattano i bambini sia durante che dopo i conflitti attivi,” ha affermato l’ambasciatrice statunitense. “Non possono trascurare il danno invisibile fatto ai cuori e alle menti dei bambini. Per creare una pace sostenibile, i piani di stabilizzazione devono dare la priorità all’educazione di base e al sostegno psicosociale di tutte le vittime – sia maschi che femmine, compresi i bambini nati da violenze sessuali. L’infanzia è breve.”
Ha continuato affermando che il tempo non è dalla parte delle vittime minorenni in conflitto. L’ America sostiene l’adozione della risoluzione ed invita i suoi colleghi a fare di più per salvare le nuove generazioni dalla perdita del dolore e del trauma del conflitto armato. “Vivere attraverso la violenza e il conflitto non dovrebbe determinare il futuro di un bambino,” ha concluso Nikki Haley. “Ogni bambino merita l’opportunità di prosperare.”
L’Italia, pur non facendo parte del consiglio di sicurezza al momento, un rappresentante per l’Italia ha comunque espresso solidarietà con l’iniziativa, affermando: “L’Italia si allinea con la dichiarazione rilasciata dall’Unione europea.” L’Italia si è concentrata su i cambiamenti positivi avvenuti nell’ultimo anno, nonostante la condizione sfavorevole: “Secondo l’ultimo rapporto del Segretario Generale, nell’ultimo anno c’è stato un allarmante aumento del numero di bambini colpiti da conflitti armati e la gravità delle violazioni commesse contro i bambini,” ha affermato un rappresentante dell’Italia. “Sono emersi nuovi gruppi armati, mentre la natura transfrontaliera dei conflitti rende più difficile monitorare e segnalare tutti gli abusi.” Nonostante ciò, vi sono stati dei miglioramenti significativi, come per esempio il fatto che, nonostante il numero devastante di violazioni nel 2017, oltre 10.000 bambini sono stati ufficialmente rilasciati da gruppi armati e forze, grazie soprattutto agli sforzi di difesa del sistema delle Nazioni Unite.
L’Italia ha comunicato il suo piano di approccio, diviso in tre fasi; in primis, la prevenzione, in secondo luogo la responsabilità, ed infine la reintegrazione. “Dobbiamo collegare tutti i punti della catena che ho descritto sopra,” ha affermato il rappresentante Italiano. “Mentre lottiamo insieme per costruire pace, stabilità e sviluppo a lungo termine.”
Tutti i rappresentanti dei paesi presenti alla riunione in data odierna, 9 Luglio 2018, si trovano d’accordo con le proposte, e si sono detti disposti a lavorare insieme per continuare a migliorare la condizione dei bambini.
Questo progetto va avanti da esattamente 22 anni: il mandato del “Special Representative for Children and Armed Conflict” è stato creato dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel dicembre 1996 per rafforzare la protezione dei bambini vittime di conflitti armati, sensibilizzare, promuovere la raccolta di informazioni sulla situazione dei bambini colpiti dalla guerra e favorire cooperazione internazionale per migliorarne la loro protezione.
L’iniziativa è nata nel 1996, quando Graça Machel, ex Ministro dell’educazione del Mozambico, ha evidenziato l’impatto sproporzionato della guerra sui bambini e li ha identificati come le vittime primarie del conflitto armato. Il rapporto ha portato all’adozione della risoluzione 51/77 dell’Assemblea generale, che ha istituito il mandato e ha raccomandato al Segretario generale di nominare un rappresentante speciale sull’impatto del conflitto armato sui bambini. Ed il primo dibattito del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sui bambini e il conflitto armato è stato nel 1998.