Founded by Stefano Vaccara

Subscribe for only $6/Year
  • Login

Editor in Chief: Giampaolo Pioli

VNY La Voce di New York

The First Italian English Digital Daily in the US

English Editor: Grace Russo Bullaro

  • Home
  • New York
  • Onu
  • News
  • People
  • Arts
  • Lifestyles
  • Food & Wine
  • Travel
  • Sport
  • Video
  • English Edition
No Result
View All Result
VNY
  • Home
  • New York
  • Onu
  • News
  • People
  • Arts
  • Lifestyles
  • Food & Wine
  • Travel
  • Sport
  • Video
  • English Edition
No Result
View All Result
VNY La Voce di New York
No Result
View All Result
in
Onu
November 14, 2017
in
Onu
November 14, 2017
0

ONU, sul sostegno ad Al-Shabaab nessuna prova, ma le sanzioni all’Eritrea restano

Il Consiglio di Sicurezza ONU ha votato (con 4 astensioni) la risoluzione sul rinnovo delle sanzioni a Somalia ed Eritrea

La Voce di New YorkbyLa Voce di New York
ONU, sul sostegno ad Al-Shabaab nessuna prova, ma le sanzioni all’Eritrea restano

Osman Mohammed Saleh, ministro per gli Affari esteri dell'Eritrea, al Consiglio di Sicurezza ONU.

Time: 6 mins read

Il Consiglio di Sicurezza ONU, guidato questo mese dalla missione italiana dell’ambasciatore Sebastiano Cardi, ha approvato la risoluzione 2385 che impegna gli Stati membri al rinnovo del comune regime di sanzioni contro Somalia ed Eritrea, e delle attività del Monitoring Group attivo per vigilare sul loro rispetto nei due Paesi del Corno d’Africa. Una votazione che ha visto la maggioranza dei membri del Consiglio schierati per il sì e 4 astensioni, tra cui quelle di Russia e Egitto, i cui Rappresentanti hanno successivamente esposto i propri dubbi in particolare sull’equità e sull’efficacia delle sanzioni approvate contro l’Eritrea. Che sì, è da 25 anni in balia del sanguinario regime di Isaias Afeworki, ma anche di una povertà diffusa e di una mancanza di prospettive che le restrizioni della comunità internazionale non possono far altro che peggiorare.

L’Eritrea in particolare e il Corno d’Africa in generale sono in effetti tra i territori da tempo osservati speciali dalle Nazioni Unite, per via della delicatissima situazione politica, ma anche sociale e umanitaria in corso. All’inizio di novembre, i giornali di tutto il mondo hanno parlato della rarissima protesta di studenti scoppiata nella capitale Asmara, sfociata in scontri molto duri e diverse decine di morti e feriti. A far scattare la protesta, perlomeno secondo le cronache, la decisione del Governo di prendere sotto controllo con la forza la scuola di una comunità musulmana, arrestando una quarantina di persone e dando il via ai disordini. In Eritrea, dove metà della popolazione è di fede islamica, la legge ammette le scuole religiose, ma vieta il loro coinvolgimento in politica.

Al di là dell’episodio in sé, è risaputo che il rispetto dei diritti umani, nel Paese, è costantemente bistrattato dal regime, circostanza comprensibilmente all’origine del consistente flusso di migranti eritrei che tentano di arrivare in Europa e che, se superano indenni il Mediterraneo, provano a fare richiesta d’asilo per restarci. Nel 2016, una Commissione d’Inchiesta delle Nazioni Unite ha rilevato, nelle “pratiche totalitarie” del Governo e nella totale indifferenza al ruolo della legge, la più palese manifestazione del  disprezzo, da parte del regime, delle libertà fondamentali dei propri cittadini. Migliaia di eritrei ogni mese fuggono per evitare il “servizio nazionale”, reclutamento che dura indefinitamente. La popolazione è anche soggetta ad arresti arbitrari e subisce torture durante la detenzione. Non ci sono elezioni nazionali, non c’è legge, né libertà religiosa, non vi sono media indipendenti, né indipendenti organizzazioni non governative dal 2001 a questa parte.

La situazione, insomma, è indiscutibilmente grave, ed è ulteriormente peggiorata lo scorso giugno, quando, sulla scia della crisi del Golfo tra Arabia Saudita e Qatar, ha ripreso a sanguinare la ferita del conflitto tra Eritrea e Gibuti, tra i quali esisteva una contesa territoriale da tempo, e una guerra in corso dal 2008. Nel 2010, tuttavia, il Qatar aveva inviato al confine dei due Paesi un contingente di peacekeeper, ritirato dopo le frizioni con l’Arabia Saudita. Così, le truppe di Asmara si sono immediatamente mobilitate contro quelle del Gibuti, che hanno subito una dozzina di morti e feriti.

Eppure, in questo quadro, restano forse legittime le preoccupazioni di chi ritiene che un ulteriore rinnovo delle sanzioni all’Eritrea, sanzioni “a pacchetto unico” con quelle contro alla Somalia e che, fino ad ora, si sono rivelate poco efficaci in vista dello scioglimento della crisi, possa pesare più che altro sulle già difficili condizioni umanitarie della popolazione. Anche perché la discussione sulla loro proroga è stata preceduta dal report di 60 pagine del Monitoring Group attivo in Somalia e Eritrea, che, per quanto riguarda quest’ultima, è giunto a conclusioni che avrebbero potuto far pensare, almeno in astratto, a una decisione diversa da parte del Consiglio di Sicurezza.

Il Gruppo ha infatti sì rimarcato come l’Eritrea si sia dimostrata poco collaborativa, rifiutando di acconsentire al suo ingresso nel Paese, ma ha anche concluso di non poter provare con sufficiente evidenza le accuse che gli Stati membri, in prima fila gli Stati Uniti, hanno rivolto all’Eritrea di sostenere e supportare il gruppo terroristico Al-Shabaab. “Dato che il Monitoring Group non è stato in grado di trovare evidenze conclusive del supporto eritreo ad Al-Shabaab in Somalia, il Gruppo raccomanda al Consiglio di Sicurezza di considerare di separare il regime di sanzioni per Eritrea e Somalia”, si legge nel report. Un messaggio chiaro, certamente colto dai membri del Consiglio di Sicurezza che però, ad ampia maggioranza, hanno deciso di prolungare le iniziative contro l’Eritrea. Nonostante il Paese si fosse rivolto, lo scorso settembre, all’Assemblea Generale ONU con queste parole: “L’Eritrea è convinta che il suo percorso politico, economico, sociale e diplomatico sarebbe più piano e semplice se gli ostacoli esterni messi sul suo cammino venissero rimossi”. Ma la questione dura da molto più tempo: almeno da quando, nel 2009, il Consiglio di Sicurezza, su iniziativa americana, decise di sanzionare il Paese (risoluzione 1970), con l’accusa, fin da allora, di sostenere i fondamentalisti somali di Al Shaabab e di non risolvere la disputa di confine con il Gibuti.

Il pacchetto ha dunque previsto l’embargo sulla vendita di armi e di qualsiasi equipaggiamento militare e il blocco delle risorse finanziarie dell’Eritrea all’estero. Il 26 agosto 2016, la Missione di Asmara all’ONU inviò una lettera al Consiglio di Sicurezza per chiedere nuovamente l’annullamento delle sanzioni, chiarendo la propria posizione. In particolare, l’Eritrea respinse le accuse di “mancanza di cooperazione” con il Monitoring Group, ricordando i 15 incontri, le numerose videoconferenze e il constante dialogo con il gruppo di monitoraggio, dal suo insediamento fino a quel momento. In merito alla crisi del Gibuti, che pure non era tornata ai picchi di tensione registratisi negli ultimi mesi, Asmara rivendicò la chiusura della questione spesso imputatale dalle Nazioni Unite, che riguardava la liberazione dei prigionieri. Una questione, spiegò allora l’Eritrea, risolta definitivamente nel marzo precedente, come confermato dalla lettera indirizzata alla commissione stessa dall’emiro del Qatar. In merito, invece, alle accuse di sostegno del fondamentalismo somalo, l’Eritrea ha sempre negato qualsiasi imputazione, e gli stessi report del Monitoring Group non hanno mai trovato prove che dimostrassero un suo coinvolgimento.

Rispetto al 2016, dunque, al netto della questione terrorismo rimasta invariata, se non migliorata a favore dell’Eritrea, ad essere progredita è la crisi con il Gibuti. Ma, come si vede, già prima degli ultimi sviluppi il Consiglio di Sicurezza non si è mostrato disposto a ripensare al regime delle sanzioni. Che la questione non sia così lapariana lo dimostra non soltanto il report del Monitoring Group, ma anche l’ex ambasciatore e già assistente segretario di Stato per gli Affari africani Herman Cohen, che lo scorso settembre, durante il mese di presidenza dell’Etiopia, sostenne che quest’ultima, insieme agli Stati Uniti, avrebbe dovuto sponsorizzare presso il Consiglio di Sicurezza una risoluzione finalizzata a togliere le sanzioni imposte all’Eritrea, visto che, osservò, la ragione principale della loro imposizione – il presunto supporto di Asmara ad Al-Shabaab – non era stato ancora provato.

Il tweet dell’ex ambasciatore Usa Herman Cohen sulle sanzioni all’Eritrea.

Non stupisce più di tanto, tuttavia, la posizione dell’Etiopia. Dall’epoca dell’indipendenza dell’Eritrea, staccatasi nel 1993 da Addis Abeba, i rapporti sono stati sempre tesi. Le origini dell’irrisolta disputa, che continua a segnare le relazioni bilaterali, risalgono al 6 maggio 1998, quando, fra i due Paesi, esplose un conflitto armato che causò almeno 70.000 vittime e centinaia di migliaia di espulsi e sfollati. Gli Accordi di Algeri del 2000 posero fine al conflitto, ma i due Stati continuano ad accusarsi reciprocamente di non aver rispettato le intese. In particolare, tra il 2015 e il 2016 l’Etiopia imputò all’Eritrea il supporto di gruppi armati anti-governativi, circostanza in questo caso confermata dal Monitoring Group, mentre la parallela ripresa delle ostilità al confine dei due Paesi ha fatto sì che Asmara accusasse Addis Abeba di indebita occupazione del suo territorio sovrano.

Dal canto loro, gli Stati Uniti non si sono praticamente mai mossi dalla posizione assunta nel 2009, quando furono promotori della prima risoluzione sanzionatoria nei confronti dell’Eritrea. E in queste ore il Consiglio di Sicurezza, che pure non si è mostrato compatto sulla questione, ha confermato di voler seguire la linea a stelle e strisce. Il Rappresentante dell’Egitto, – tradizionale alleato dell’Eritrea –, ha però dichiarato che si sarebbe augurato, dalla nuova risoluzione, una maggior considerazione delle conclusioni del Monitoring Group sulla questione terrorismo, e di considerare le sanzioni un provvedimento del tutto temporaneo, atto a consentire al Consiglio di Sicurezza di intervenire politicamente con mezzi più efficaci, e soprattutto da ripensare e rivedere nel corso del tempo. Linea, ça va sans dire, perfettamente sposata dalla Russia.

“Le cose stanno andando nella giusta direzione, ma troppo lentamente per poter decidere di togliere le sanzioni”, ha rimarcato invece il rappresentante permanente del Regno Unito  Matthew Rycroft.  L’ambasciatore Sebastiano Cardi ha invece sottolineato nel suo intervento l’introduzione di consistenti modifiche nel testo della risoluzione, che riflettono gli ultimi sviluppi. “Il Consiglio di Sicurezza riconosce – per la prima volta nella parte operativa della risoluzione – che non esistono evidenze conclusive del presunto sostengo da parte dell’Eritrea ad Al-Shabaab, come il Monitoring Group dichiara da 4 anni”. Tuttavia, ha sottolineato, il “Consiglio di Sicurezza si è impegnato a rinnovare le sanzioni sull’Eritrea, a partire dal prossimo semestre. Entro quella scadenza, l’Eritrea”, ha ammonito Cardi, “dovrebbe favorire la propria cooperazione con la Commissione sulle Sanzioni, in particolare facilitando la visita del Capo della Commissione nel Paese”. Cardi ha infine chiosato: “Le sanzioni sono uno strumento, non un fine. Come ogni strumento, devono essere rivalutate laddove le circostanze lo richiedano”. Eppure, ad oggi, dopo l’ennesimo rinnovo, al di là dello “strumento” si fatica ancora a intravvedere quella tanto vagheggiata “fine”.

Share on FacebookShare on Twitter
La Voce di New York

La Voce di New York

DELLO STESSO AUTORE

“Avrai sempre la mia voce”: Linda De Luca presenta il suo nuovo libro

“Avrai sempre la mia voce”: Linda De Luca presenta il suo nuovo libro

byLa Voce di New York
NYPD Searching for 11-Year-Old Bronx Girl Missing Since April 13

NYPD: scomparsa da oltre una settimana una bambina di 11 anni nel Bronx

byLa Voce di New York

A PROPOSITO DI...

Tags: Consiglio di Sicurezza ONUEritreaEtiopiagibutiItalia all'ONUSebastiano CardiSomalia
Previous Post

Caso La Gaipa: il Movimento 5 Stelle non può essere un pretesto

Next Post

Serracchiani da Eataly NYC saluta il suo Friuli prima di tornare a Roma per il PD

DELLO STESSO AUTORE

NYPD Searching for 11-Year-Old Bronx Girl Missing Since April 13

NYPD Searching for 11-Year-Old Bronx Girl Missing Since April 13

byLa Voce di New York
Change the World Model UN 2025: i giovani a New York per rilanciare la pace

Italia alle Nazioni Unite con un numero record di studenti al Palazzo di Vetro

byLa Voce di New York

Latest News

Bessent, sostanziali progressi nelle trattative con la Cina

Bessent, sostanziali progressi nelle trattative con la Cina

byAnsa
Gaza, Trump: altri 3 israeliani ostaggi di Hamas sono morti

U.S. to Resettle 60 White S. Africans as “Racially Discriminated” Refugees

byAnna Capelli

New York

Chiara Arrigoni, autrice di Pelle, testo selezionato per il programma di mentorship di In Scena! 2025 a New York – ph. courtesy dell’artista

“Pelle”, il reading di Chiara Arrigoni a New York per In Scena! 2025

byMonica Straniero
While Adams Trusts Lawsuits to Bring Funds Back to NY, Trump Defies Judges

Adams-Trump faccia a faccia alla Casa Bianca per fondi federali

byFederica Farina

Italiany

Il Prosecco italiano conquista i cuori delle donne USA

Il Prosecco italiano conquista i cuori delle donne USA

byAndrea Zaghi
Da sinistra: Elvira Raviele (Ministero delle Imprese e del Made in Italy), Fabrizio Di Michele (Console Generale d’Italia a New York), Maurizio Marinella, Luigi Liberti (Direttore Patrimonio Italiano TV), Mariangela Zappia (Ambasciatrice italiana a Washington), e Diego Puricelli Guerra (Preside Istituto Bernini De Sanctis di Napoli)

Marinella a New York: l’eleganza del Made in Italy all’Istituto Italiano di Cultura

byMonica Straniero
Next Post
Serracchiani da Eataly NYC saluta il suo Friuli prima di tornare a Roma per il PD

Serracchiani da Eataly NYC saluta il suo Friuli prima di tornare a Roma per il PD

La Voce di New York

Editor in Chief:  Giampaolo Pioli   |   English Editor: Grace Russo Bullaro   |   Founded by Stefano Vaccara

Editor in Chief:  Giampaolo Pioli
—
English Editor: Grace Russo Bullaro
—
Founded by Stefano Vaccara

  • New York
    • Eventi a New York
  • Onu
  • News
    • Primo Piano
    • Politica
    • Voto Estero
    • Economia
    • First Amendment
  • People
    • Nuovo Mondo
  • Arts
    • Arte e Design
    • Spettacolo
    • Musica
    • Libri
    • Lingua Italiana
  • Lifestyles
    • Fashion
    • Scienza e Salute
    • Sport
    • Religioni
  • Food & Wine
  • Travel
    • Italia
  • Mediterraneo
  • English
  • Search/Archive
  • About us
    • Editorial Staff
    • President
    • Administration
    • Advertising

VNY Media La Voce di New York © 2016 / 2025 — La testata fruisce dei contributi diretti editoria d.lgs. 70/2017
Main Office: 230 Park Avenue, 21floor, New York, NY 10169 | Editorial Office/Redazione: UN Secretariat Building, International Press Corps S-301, New York, NY 10017 | 112 East 71, Street Suite 1A, New York, NY 10021

VNY Media La Voce di New York © 2016 / 2025
La testata fruisce dei contributi diretti editoria d.lgs. 70/2017

Main Office: 230 Park Avenue, 21floor, New York, NY 10169 | Editorial Office/Redazione: UN Secretariat Building, International Press Corps S-301, New York, NY 10017 | 112 East 71, Street Suite 1A, New York, NY 10021

Welcome Back!

Login to your account below

Forgotten Password?

Retrieve your password

Please enter your username or email address to reset your password.

Log In
La Voce di New York
Gestisci Consenso
Per fornire le migliori esperienze, utilizziamo tecnologie come i cookie per memorizzare e/o accedere alle informazioni del dispositivo. Il consenso a queste tecnologie ci permetterà di elaborare dati come il comportamento di navigazione o ID unici su questo sito. Non acconsentire o ritirare il consenso può influire negativamente su alcune caratteristiche e funzioni.
Funzionale Always active
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono strettamente necessari al fine legittimo di consentire l'uso di un servizio specifico esplicitamente richiesto dall'abbonato o dall'utente, o al solo scopo di effettuare la trasmissione di una comunicazione su una rete di comunicazione elettronica.
Preferenze
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per lo scopo legittimo di memorizzare le preferenze che non sono richieste dall'abbonato o dall'utente.
Statistiche
L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici. L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici anonimi. Senza un mandato di comparizione, una conformità volontaria da parte del vostro Fornitore di Servizi Internet, o ulteriori registrazioni da parte di terzi, le informazioni memorizzate o recuperate per questo scopo da sole non possono di solito essere utilizzate per l'identificazione.
Marketing
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per creare profili di utenti per inviare pubblicità, o per tracciare l'utente su un sito web o su diversi siti web per scopi di marketing simili.
Manage options Manage services Manage {vendor_count} vendors Read more about these purposes
Visualizza preferenze
{title} {title} {title}
La Voce di New York
Gestisci Consenso
Per fornire le migliori esperienze, utilizziamo tecnologie come i cookie per memorizzare e/o accedere alle informazioni del dispositivo. Il consenso a queste tecnologie ci permetterà di elaborare dati come il comportamento di navigazione o ID unici su questo sito. Non acconsentire o ritirare il consenso può influire negativamente su alcune caratteristiche e funzioni.
Funzionale Always active
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono strettamente necessari al fine legittimo di consentire l'uso di un servizio specifico esplicitamente richiesto dall'abbonato o dall'utente, o al solo scopo di effettuare la trasmissione di una comunicazione su una rete di comunicazione elettronica.
Preferenze
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per lo scopo legittimo di memorizzare le preferenze che non sono richieste dall'abbonato o dall'utente.
Statistiche
L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici. L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici anonimi. Senza un mandato di comparizione, una conformità volontaria da parte del vostro Fornitore di Servizi Internet, o ulteriori registrazioni da parte di terzi, le informazioni memorizzate o recuperate per questo scopo da sole non possono di solito essere utilizzate per l'identificazione.
Marketing
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per creare profili di utenti per inviare pubblicità, o per tracciare l'utente su un sito web o su diversi siti web per scopi di marketing simili.
Manage options Manage services Manage {vendor_count} vendors Read more about these purposes
Visualizza preferenze
{title} {title} {title}
No Result
View All Result
  • Home
  • New York
  • Onu
  • News
    • Primo Piano
    • Politica
    • Economia
    • First Amendment
  • Arts
    • Arte e Design
    • Spettacolo
    • Musica
    • Libri
  • Lifestyles
    • Fashion
    • Scienza e Salute
    • Sport
    • Religioni
  • Food & Wine
    • Cucina Italiana
  • Travel
    • Italia
  • Video
  • English
    • Arts
    • Business
    • Entertainment
    • Food & Wine
    • Letters
    • Lifestyles
    • Mediterranean
    • New York
    • News
  • Subscribe for only $6/Year

© 2016/2022 VNY Media La Voce di New York

Are you sure want to unlock this post?
Unlock left : 0
Are you sure want to cancel subscription?