Dopo Washington, è New York la seconda tappa della visita negli Stati Uniti del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, con la giornata di mercoledì iniziata dal Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite. Mattarella all’ONU ha incontrato il presidente dell’Assemblea Generale, il danese Mogens Lykketoft e il segretario generale delle Nazioni Unite, il coreano Ban Ki-moon. Con il primo ha affrontato temi sopratutto inerenti ai diritti umani, global goals, migranti e crisi rifugiati, cambiamento climatico e obiettivi di sviluppo per il 2030. Con Ban Ki-moon si è parlato soprattutto di Libia e poi anche della interminabile crisi in Siria, dove gli sforzi dell’inviato speciale Staffan De Mistura si sono per ora arenati a Ginevra in attesa della ripresa dei negoziati il 25 febbraio. Anche con il segretario generale è stata affrontata la questione del cambiamento climatico, e con lui è stata sottolineata l’importanza di dar seguito all’implementazione dell’agenda per il 2030 e sull’accordo raggiunto alla conferenza di Parigi. Nel “read out” rilasciato dall’ufficio del segretario generale, si legge anche che Ban Ki-moon ha voluto ringraziare il presidente Mattarella per il ruolo che l’Italia ha svolto e svolge tuttora nel supportare la campagna per l’abolizione universale della pena di morte e per il suo contributo di uomini e mezzi al successo della missione di pace dell’ONU in Libano (UNIFIL). Inoltre Ban è grato all’Italia per le fondamentali basi logistiche delle Nazioni Unite nel territorio italiano, come quella di Brindisi da dove vengono smistati tutti i rifornimenti e aiuti per le missioni di pace ONU nelle aree di crisi.

Quindi, il presidente si è recato nella sede della Rappresentanza Permanente per incontrarne il personale e i funzionari italiani dell’ONU. I carabinieri della missione erano schierati in alta uniforme, con sfoggio del grande cappello di stile ottocentesco, e c’era fermento ed eccitazione tra i diplomatici e personale amministrativo della missione che occupa l’ultimo piano di un grattacielo su Second Avenue, per la visita del presidente della Repubblica.
La VOCE di New York era tra i giornalisti quando il presidente Mattarella si è fermato per circa dieci minuti per raccontare il succo degli incontri avuti al Palazzo di Vetro e rispondere alle domande. Quando gli abbiamo chiesto se con Ban Ki-moon avesse parlato di un intervento imminente anche italiano in Libia sotto l’ombrello di una risoluzione del Consiglio di Sicurezza, il presidente Mattarella ha risposto: “Certamente la Libia à stata al centro dei nostri colloqui, data la situazione attuale. Ma in questi giorni la chiave per risolvere il problema è la costituzione di un governo di unità nazionale. Tutti gli sforzi sono concentrati per aiutare in tutti i modi il governo libico a formarsi, i libici a trovare una intesa che possa sconfiggere i trafficanti di esseri umani e porre fine alla guerra civile”.
La visita di Mattarella all’ONU era stata inquadrata anche per supportare la candidatura italiana al seggio non permanente del Consiglio di sicurezza per il biennio 2017-2018. Le votazioni ci saranno a fine giugno e serviranno i due terzi dei 193 Paesi aderenti per sconfiggere le candidature concorrenti di Svezia e Olanda. Quindi a chi ha chiesto a Mattarella se magari la sera precedente, durante la cena nella residenza del’ambasciatore Sebastiano Cardi, dove sono intervenuti tantissimi membri permanenti dei paesi delle Nazioni Unite, egli avesse spinto “la causa”, lui ha risposto: “Non sono qui per fare campagna elettorale. E poi alla serata c’erano anche i rappresentanti di paesi che ambiscono come noi al seggio…”.

A Mattarella è stato anche chiesto sulle politiche di austerità dell’Europa e cosa avesse detto al presidente Obama a riguardo, e qui il presidente della Repubblica ha risposto: “È noto che nell’Unione europea serve una politica di maggiore spinta per la ripresa e per una maggiore espansione. Noi abbiamo attuato l’austerità con serietà e rigore, ora è il momento di dare maggior impulso a ripresa e occupazione”.
Al presidente Mattarella, il direttore de La VOCE di New York ha anche posto una domanda più emotiva e “personale”, da “siciliano a siciliano”: quale fossero state le sue emozioni quando il presidente Barack Obama gli ha dato il benvenuto nell’ufficio ovale come “primo presidente siciliano della Repubblica Italiana”, e se non avesse visto in quella inedita introduzione alla Casa Bianca un omaggio agli americani di origine italiana in America che, per la maggioranza, sono appunto di origine siciliana. Mattarella ci è apparso sorpreso e forse un po’ intimidito dalla domanda e ha risposto che lui “viene in America da italiano, rappresentante dell’Italia intera. Ho incontrato tante persone in America di tutte le origini delle varie regioni, e tutti hanno dato un grande contributo a questo paese”. Ma quando le telecamere delle TV si sono spente, il presidente ci ha voluto personalmente salutare e stringere con un grande sorriso la mano, un segno di riconoscimento dell’importanza e l’orgoglio che quest’uomo al Quirinale suscita su milioni di italiani in America e nel mondo di origini siciliane.
Nel pomeriggio Mattarella ha poi visitato Ground Zero e il Memoriale dell’11 settembre e per la serata è atteso per un incontro con la comunità italiana al Museo Guggenheim.
Giovedì mattina il presidente pronuncerà un discorso alla Columbia University sui temi di politica internazionale, per poi recarsi ad Ellis Island dove visiterà il museo sull’emigrazione verso gli Stati Uniti. Infine incontrerà anche il sindaco Bill de Blasio che in una cerimonia alla City Hall consegnerà a Mattarella le chiavi della città. Venerdì 12 febbraio il Presidente della Repubblica sarà a Houston, ultima tappa della visita, dove visiterà il Johnson Space Center con una rappresentanza di astronauti italiani.