Alle Nazioni Unite questo Dicembre 2015 potrebbe essere ricordato come il mese in cui il peso internazionale del Palazzo di Vetro diventò improvvisamente d'acciaio. Nel giro di pochi giorni, i diplomatici dell'ONU, con in testa il Segretario Generale Ban Ki-moon, appaiono come baciati dal tocco magico, dove tutto quello che vorrebbero avvenisse, non solo accade, ma, come per magia, anche velocemente e senza quei veti che bloccano la diplomazia onu. Potrebbe…
Nel giro di una settimana, Ban Ki-moon è potuto tornare con toni trionfanti dalla conferenza sul clima di Parigi, annunciando un accordo "storico" e trasmettendo il suo ottimismo per la sua "legacy" sull'ambiente anche durante la tradizionale conferenza stampa di fine anno. Che poi, sia stato un accordo al ribasso e, almeno per gli ambientalisti più convinti, non certo da mettersi a ballare dalla gioia, poco importa: per il Segretario Generale dell'ONU quell'accordo resuscita delle regole per salvare il pianeta dai cambiamenti climatici inflitti dall'uomo.

Il Segretario Generale dell’ONU Ban Ki-moon durante la conferenza stampa di fine anno (Foto ONU / Amanda Voisard)
E poi, mentre anche per la Libia, Ban Ki moon poteva salutare questa settimana la firma tra le fazioni rivali di un accordo per la formazione di un governo nazionale (che porterà probabilmente anche all'arrivo a Tripoli di una missione ONU guidata dall'Italia che aspetta una risoluzione del CdS), ecco che al Palazzo di Vetro si teneva giovedì 17 dicembre, una storica riunione del Consiglio di Sicurezza contro il terrorismo islamista, in cui per la prima volta i ministri finanziari delle maggiori potenze si riunivano per far passare quella risoluzione che dovrebbe tagliare i finanziamenti verso lo Stato Islamico e anche le altre organizzazione terroristiche che, tra Iraq e Siria, fanno grandi affari sia commercializzando petrolio che le opere d'arte trafugate.
Grandi sorrisi e ottimismo, dopo il voto unanime, alla conferenza stampa dei ministri finanziari Jacob Lew (USA), George Osborne (GB) e Michel Sapin (Francia), che si complimentavano per la "velocità" con cui questa risoluzione sarebbe stata concepita e votata, sottolineando come il pericolo ISIS (o Daesh, usando il termine finalmente negativo e che sta prendendo piede tra i diplomatici) abbia almeno un aspetto positivo, dopotutto: è stato capace di unire il Consiglio di Sicurezza… Già, velocità: in realtà la loro risoluzione contro gli "affari" con l'ISIS sarebbe potuta essere votata anche un anno fa, con la Russia che non chiedeva altro. Chissà perchè certi ritardi…
E infatti, il giorno dopo, ecco un altro colpo dal "Palazzo di Acciaio", con la risoluzione sul processo di pace in Siria, passata anche questa ad unanimità dopo che sulle ultime trattative che si erano svolte la mattina di venerdì al Lotte Palace New York Hotel (Perché fuori dall'ONU? Il breakfast del Palace sarà più buono…) si era più volte sfiorato il fallimento. Sulla questione dell'uscita di scena di Assad? No, quella sembra ormai superata. Un giorno, chissà, se ne andrà… Cioè la Russia di Putin e l'Iran hanno stravinto, per ora Assad non si tocca e nella risoluzione non c'e traccia di quando il simbolo del regime siriano (ricordiamolo, unico ufficialmente riconosciuto dalle Nazioni Unite come governo legittimo della Siria) debba andarsene. Addirittura potrebbe partecipare, almeno nella risoluzione approvata non lo esclude, alle elezioni che dovrebbero svolgersi tra 18 mesi.
Le divisioni che invece avrebbero potuto far crollare l'accordo sulla risoluzione, era su chi, tra la miriade di gruppi e gruppuscoli dell'opposizione, sarà ammesso a partecipare alle trattative di pace e chi invece ne dovrà restare escluso perché "terrorista". Non si è deciso ancora…
Il voto al Consiglio di Sicurezza di venerdì sulla Siria è stato anche questo storico, e infatti è stato presieduto dal Segretario di Stato John Kerry, che era al Palace Hotel con il suo collega Sergey Lavrov e un'altra dozzina di ministri degli esteri (tra cui l'italiano Paolo Gentiloni, gentile di nome e di fatto, perché poi si è curato di spiegare nei dettagli l'accordo ai giornalisti italiani, mentre la "ministra degli Esteri" dell'Europa, Federica Mogherini, che aveva annunciato una conferenza stampa al Palazzo di Vetro dove ormai l'attendevano un centinaio di giornalisti internazionali, l'ha cancellata dopo un'attesa durata quasi un'ora.)
Finalmente una risoluzione del Consiglio di Sicurezza sulla Siria. Già, un successo. Il Palazzo ONU, alla fine del 2015, è finalmente d'acciaio?
Purtroppo, in questi episodi appena elencati, si rivede tutto quello che l'ONU potrebbe essere, e che invece non è. La risoluzione appena votata dal Consiglio di Sicurezza sulla Siria, così come quella del giorno prima sull'ISIS, semmai ci mostra ancora come le Nazioni Unite, che potrebbero essere lo strumento efficacissimo per preservare la pace e la sicurezza nel mondo, invece rimangono ostaggio dei paesi "più uguali" degli altri, quelle potenze che "accendono" e "spengono" la macchina blu della diplomazia Onu a loro piacimento. Leggendo la risoluzione votata venerdì, cosa si dovrebbe dire alle famiglie delle vittime degli ultimi 5 anni di guerra civile in Siria (oltre 250 mila morti!) che hanno atteso invano un segnale dal Consiglio di Sicurezza che potesse evitare la carneficina puntualmente avvenuta? Scaricare tutta la colpa alla Russia di Putin che ha più volte bloccato con la minaccia del veto il Consiglio? Davvero?
Veramente la risoluzione approvata venerdì, la Russia l'avrebbe senza alcun problema accettata dall'inizio del conflitto. Ma Stati Uniti, con Francia e Gran Bretagna, hanno continuato per anni a imporre l'uscita di Assad. E mentre il Palazzo di Vetro rimaneva congelato, i siriani continuavo a morire o a fuggire. Ora che siamo arrivati ad oltre un quarto di milione di morti e 4 milioni di civili in fuga, finalmente arriva la risoluzione, ma con almeno 4 anni di ritardo. Evviva la prontezza del Consiglio di Sicurezza?

Il momento del voto di venerdì del Consiglio di Sicurezza sulla Siria (Foto ONU / Rick Bajornas)
Una giornata, quella di venerdì, che ha messo ancora una volta in mostra quanto le grandi potenze controllino cosa l'ONU possa fare e soprattutto quando restare a guardare.
Alla fine, gli attori principali della trattativa, John Kerry e Sergey Lavrov – guardandoli interagire si vede che si stimano – hanno finalmente detto basta. Si sussurra tra i corridoi del Palazzo di Vetro, che Kerry abbia dovuto affrontare l'opposizione di alti consiglieri della Casa Bianca e che abbia col suo "cedimento" fatto infuriare alcuni alleati, soprattuto i francesi, ma anche sauditi e turchi. Bastava ascoltare anche il tono del discorso al Consiglio di Sicurezza del ministro francese Laurent Fabius, che di solito dopo aver parlato al tavolo dei Quindici è tra i primi a correre ai microfoni dello stake out dei giornalisti per ribadire in francese le posizioni della Francia, e che questa volta, senza neanche ascoltare l'intervento della Cina, è andato via di corsa e senza rispondere ad una domanda. E anche se sembrerebbe che la Russia abbia avuto la risoluzione che avrebbe potuto votare anni fa, dalle parole di Lavrov in conferenza stampa, non c'e tanto da ben sperare: "Non sono ottimista" ha detto ai giornalisti sul processo di pace come ora dovrebbe svilupparsi. E infatti, ad essere realisti, fin dal cessate il fuoco, su come riuscire a farlo rispettare tra le miriadi di fazioni in lotta mentre si continuerà a bombardare l'ISIS, a come poi selezionare chi partecipa nella trattative di pace e chi invece verrà bollato "terrorista", ecco non si capisce come e chi potrebbe interrompere la guerra di tutti contro tutti. Quindi la risoluzione approvata venerdì arriva troppo tardi, è ormai inutile e impossibile da mettere in pratica?
Accanto a Lavrov e Kerry, alla conferenza stampa finale, c'era un volto noto ai lettori de la VOCE e a tutti gli italiani che seguono le vicende del Palazzo di Vetro: Staffan De Mistura, il diplomatico italo-svedese, ormai specializzato nelle più difficili missioni ONU e per questo inviato speciale di Ban Ki-moon per la Siria, che gode della stima e fiducia di tutte le grandi potenze. A De Mistura il Consiglio di sicurezza ha affidato proprio il compito di far attuare una risoluzione che in certi aspetti sembra illogica. "Ricordate la missione impossibile?" ha esordito così alla conferenza stampa De Mistura, ricordando come era stato definito il suo incarico ricevuto oltre un anno fa da Ban Ki-moon. "Ora diventa potenzialmente possibile". Quando la VOCE, alla fine della conferenza stampa, ha avvicinato De Mistura per fargli i complimenti e cercare di capire quanto il pessimismo di Lavrov fosse giustificato, lui sorridendo ci ha risposto: "Ripeto, la missione da impossibile ora diventa possibile, però non facciamoci illusioni, è ancora tutta in salita".