Mentre esistono forti dubbi circa l’approvazione della legge di stabilità per il 2016 da parte della Commissione Europea (non a caso la decisione definitiva è stata rimandata a Marzo 2016), l’Italia è ancora in attesa di ricevere un segnale concreto da parte di Bruxelles circa la decisione dei vari Paesi dell’Unione di accogliere almeno una piccola parte dei migranti che continuano a sbarcare nelle coste italiane.
“Stiamo valutando – ha detto il vicepresidente della Commissione UE, Dombrovskis -: faremo la nostra valutazione del rispetto delle regole di bilancio”. Quanto ai 3 miliardi di euro inseriti dal governo e relativi alla ‘flessibilità’ per la crisi dei migranti, Dombrovskis ha aggiunto: “Stiamo valutando anche questa spesa ulteriore".
Niente di certo, quindi. Niente di definitivo. Quello che invece è sicuro è che l'Italia parteciparà alle spese sostenute per i rifugiati da un altro Paese. Anzi, il “contributo” degli italiani sarà non indifferente: oltre 281 milioni di Euro che dovranno essere prelevati non si sa da quale voce della manovra finanziaria per il 2016, fatta approvare dal governo Renzi al Senato. Secondo quanto riportato in un documento ufficiale della Commissione Europea, la somma che verrà destinata alla Turchia ammonta complessivamente a 2,5 miliardi di aiuti (cui si aggiungono altri 500 milioni “offerti” dalla Commissione Europea, prelevandoli dalle tasche dei cittadini).
Insomma aiuterà la Turchia. Ma chi aiuterà l’Italia? Secondo i dati OCSE, ad essere giunti in Italia sarebbero diverse centinaia di migliaia di immigrati clandestini. Quanti? Erano 571.900 nel 2007 ma, sebbene ridotti, i flussi sono rimasti considerevoli: 245.800 nel 2013, 170.000 nel 2014; mentre a giugno 2015 i richiedenti asilo e migranti nelle varie strutture nazionali erano circa 82 mila (dati tratti dal Rapporto sulla Protezione Internazionale in Italia 2015).
Numeri importanti che hanno comportato un costo non indifferente per il Belpaese. Spese, però, di cui non si è tenuto conto quando sono stati deciso di ripartire gli aiuti da fornire alla Turchia. Il contributo che spetterà ad ogni Paese dell’Unione Europea, infatti, è stato calcolato basandosi quasi esclusivamente sul reddito nazionale lordo. Per questo l'Italia sarà il quarto contribuente, con una quota dell'11,25 per cento del totale degli aiuti concessi alla Turchia (la quota più sostanziosa spetterà alla Germania, 534 milioni di euro, seguita dal Regno Unito con 409,5 milioni e dalla Francia con 386,5 milioni e poi l’Italia, come già ricordato, con 281 milioni di Euro).
Ma non sarà questo l’unico costo che verrà caricato sulle spalle degli italiani: a questi si aggiungeranno altre decine di migliaia di euro che la Commissione Europea ha “benevolmente” deciso di versare come aiuti alla Turchia e di farlo prelevando prelevandoli dal budget europeo 2016 e 2017. E dato che l’Italia è tra i maggiori contribuenti per le casse europee…
Intanto, mentre a Bruxelles si decideva di risolvere i problemi della Turchia anche con i soldi degli italiani, nessuno ha parlato del fatto che, ad oggi, i Paesi europei che avevano promesso di accogliere i migranti di cui sono ormai stracolmi i centri di prima di accoglienza italiani (di diverse decine di migliaia di loro clandestini si sono perse la tracce, come ha riconosciuto il ministro degli Interni, Angelino Alfano), non hanno ancora fatto niente di concreto: solo poche decine di migranti sono partiti dall’Italia diretti verso altri Paesi dell’Unione.
Il fatto è che, mentre quello dei rifugiati entrati in Turchia è un problema “europeo”, i migranti che continuano a sbarcare sulle coste dell’Italia (come abbiamo purtroppo più e più volte ripetuto) sono un problema “italiano”.