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June 26, 2015
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Tunisia, Kuwait, Francia: Ancora terrore con quei segnali che non si vogliono cogliere

Fabio CammalleribyFabio Cammalleri
Una veduta di Sousse, a circa cento chilometri da Tunisi

Una veduta di Sousse, a circa cento chilometri da Tunisi

Time: 4 mins read

Un’altra trentina di morti, su una spiaggia tunisina che si affaccia sul golfo di Hammamet. Due uomini, mitra, uno ucciso, l’altro in fuga. Per ora (sia la fuga che il numero delle vittime). Più o meno nelle stesse ore, a Kuwait City, un killer-suicida ha fatto esplodere una bomba dentro una moschea, provocando 25 morti e circa 200 feriti. E di nuovo è un conteggio provvisorio. E ancora in contemporanea, vicino a Lione, un’altra coppia di assassini sono entrati in una Centrale del Gas di proprietà statunitense, hanno ucciso un operaio, ferendone altri due. L’ucciso, pare con una certa cura, l’hanno decapitato, infilzando il capo mozzo su un cancello dello stabilimento e istoriandolo di parole arabe. Qui almeno, il conteggio è definitivo.

Sono le ultime stragi della serie, gli ultimi morti. Gli esperti studieranno, renderanno dichiarazioni; i commentatori commenteranno e gli osservatori osserveranno. E presto si passerà ad altro. 

Fra le tante conquiste dell’Uomo Adulto e padrone di sé, tutto contento di aver fatto fuori Dio, e qualsiasi Autorità, anche solo condominiale, perché ciascuno deve essere libero e chi sono io per giudicare, ma chi l’ha detto che, le statistiche dicono, ma non è scientificamente dimostrato, e tutto è relativo, e ogni differenza è una violenza, e siamo tutti come monadi ma senza Leibniz, che alla fine almeno le ordinava gerarchicamente, e via così chiacchierando amabilmente; dicevo, fra le tante conquiste di cui il Pensiero Dominante mena vanto, c’è anche che la storia non insegna niente e che, anzi, la storia in verità, non esiste nemmeno, e scusate se uso la parolaccia verità, perché non esiste la verità, e nemmeno tante verità, ma solo punti di vista. Perciò anche la ragione che la cerca, Vero, Buono, Bello e altre fesserie similari, perde tempo e lo fa perdere a quelli che ancora scodinzolano dietro simili impunite mistificazioni. Liberi tutti. Fantastico. A pensarci prima, avremmo ancora i dinosauri, un mondo incontaminato e nessun uomo. Ma si può sempre rimediare. Basta avere paziente fiducia.

Questi nostri vicini, e non da ora, però, pare che abbiano idee lievemente diverse sul conto dell’uomo e del mondo. Chiedo scusa di nuovo per un’altra parolaccia, Idee: con cui, maledizione, ho chiamato in causa quel protonazista di Platone che, come un brillante epistemologo dilettante ha spiegato agli incliti creduloni di oltre due millenni, è stato la matrice di ogni abominio sulla Terra. Meno male che abbiamo abrogato le idee, così andiamo sul sicuro. Anche perché, pare che tutto il Pensiero occidentale non sia stato altro che un’unica grande glossa all’opera di questo strano individuo; per cui, Idee, raus! 

Ma questi nostri vicini sono un po' tardi, sono retrogradi, frequentano luoghi di culto, e poi quella religione, che non è una vera e propria religione, ma una superstizione piuttosto, violenta, intollerante, che distribuisce certezze, norme di comportamento, distingue fra uomo e donna, insomma tutte queste cose così, che noi abbiamo fortunatamente eliminato, a parte qualche pusillanime che presto sarà dichiarato pazzo, poi licenziato e, se insiste a non capire, finirà dritto dritto in galera; così impara. Abbiamo una lunga tradizione qui, per raddrizzare gli eretici; oh, pardòn, qui non ci sono tradizioni e nemmeno eretici, perché ognuno è libero di dire e fare quello che vuole, ed è padrone del suo tempo, di quello presente, come di quello passato (la storia, appunto, ha tolto il disturbo) e di quello futuro (infatti, qui, ormai, non muore più nessuno di morte naturale); però, così, per semplicità, già che il lavoro era stato fatto, sarebbe un peccato non approfittare di questi prontuari contro i guastafeste.

Scusate di nuovo, oggi perdo sempre il filo: i nostri vicini. Sono tutti una manica di selvaggi, violenti e ignoranti come le capre, non come noi che, da quando Dio è morto (lo scrisse, rimpiangendolo, uno sciocco nostalgico, una volta) e siamo diventati adulti, è tutto una ghirlanda, tutto un titillo di timpani e di arpe; a parte quelle cosucce degli ultimi anni, sì quelle, le due zuffe attraverso i quattro continenti, qualche esperimento di ottimizzazione della popolazione e varie altre baruffe di poco conto; ma lo abbiamo fatto da uomini liberi, adulti e padroni di sé, senza tutte quelle scempiaggini a cui ancora credono i nostri vicini. Volete mettere la soddisfazione.

E poi, questi, credono ancora nella storia. Dicono che hanno rifondato un Califfato, un altro, come quello che loro (non noi) ricordano ci fu tanti anni fa. E che faranno come allora (e chi se lo ricorda qui, ora che abbiamo abrogato la storia?). Che hanno cominciato e proseguiranno. Ma non c’è da temere. Loro credono in Dio, noi no; sì, certo, organizziamo grandi kermesse, ma come le possono fare degli uomini adulti, digitali, che sanno tutto, perché ormai tutti possono sapere tutto in poche brevi e precise parole, a volte anche mezze parole, crittogrammi: un trionfo enciclopedico;  non come loro, che addirittura muoiono e uccidono in nome di un tale che divinizzano (ah, la barbarie!); fanno i digiuni, pretendono addirittura di disprezzarci perché saremmo, secondo loro, dei rammolliti senza alcuna fede, capaci solo di frignare dalla mattina alla sera perché non abbiamo abbastanza cose, perché qualcuno ne ha più di un altro, e sempre a parlare di cose, che si toccano, si pesano, si vedono, e di averne sempre di più e di non accontentarsi mai, perché sennò sei un fesso che si fa ingannare da chi ne ha di più, perché bisogna invece averne ancora, e di più dell’altro, e questa sì che è vita.     

Fanatici, dite voi? Ovvio: noi li vinceremo con la nostra compattezza, la nostra multiforme vitalità, l’energia della nostra felicità diffusa in ogni dove, sgombri come siamo da rancore e invidia, tutti l’uno per l’altro, meglio dei moschettieri (ah, questa storia che non vuole proprio capire che non c’è più posto per lei), il nostro savoir vivre, tutto contento di sé e che aborre ogni discriminazione, ogni violenza, ogni differenza (va bè, a parte quelle che nascondono una cocciuta resistenza all’aggiornamento) e, soprattutto, vinceremo in nome dell’Amore; ma non dell’amor divino o del prossimo (scusate: non Prossimo, ma dell’Altro; bisogna mantenere le distanze, sennò poi si esagera); dicevo, non di tutte queste anticaglie, pur’esse superstiziose; ma dell’Amore Nuovo, dell’unico amore che conta e che è il nostro orgoglio di uomini evoluti e adulti: l’Amore di Sè. Meglio della bomba atomica.

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Fabio Cammalleri

Fabio Cammalleri

Il potere di giudicare e condannare una persona è, semplicemente, il potere. Niente può eguagliare la forza ambigua di un uomo che chiude in galera un altro uomo. E niente come questa forza tende ad esorbitare. Così, il potere sulla pena, nata parte di un tutto, si fa tutto. Per tutti. Da avvocato, negli anni, temo di aver capito che, per fronteggiare un simile disordine, in Italia non basti più la buona volontà: i penalisti, i garantisti, cioè, una parte. Forse bisognerebbe spogliarsi di ogni parzialità, rendendosi semplicemente uomini. Memore del fatto che Gesù e Socrate, imputati e giudicati rei, si compirono senza scrivere una riga, mi rivolgo alla pagina con cautela. Con me c’è Silvia e, con noi, Francesco e Armida, i nostri gemelli.

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