Alle Nazioni Unite, spesso, ci vengono a trovare politici italiani che cercano, come dire, più notorietà in patria. Il Palazzo di Vetro, dove La VOCE ha un suo ufficio di corrispondenza, infatti può far da megafono: se lo ha detto alle Nazioni Unite, allora ascoltate… Così, coscienti di questo, cerchiamo di essere rigorosi, spesso ci capita di dover inventare scuse per non incontrare chi vuol fare solo "spinning" personale e, almeno qui, riserviamo per lo più le nostre interviste agli argomenti che hanno a che fare con l'ONU.
Ma quando ci ha contatto per una intervista il dentista cagliaritano Andrea Caruso, fondatore col suo amico Enrico Napoleone, del movimento Canton Marittimo che vuol fare della Sardegna l'unico cantone bagnato dal mare della confederazione Svizzera, dopo una risata, ci è rimasta la curiosità. E' una bufala? Una barzelletta? Per nulla.
Facendo un po' di surfing su Internet, abbiamo capito che una idea pazza, o certamente bizzarra, era stata presa sul serio da parecchi sardi anche sparsi nel mondo e stava crescendo. E quando si parla di indipendenza, di autodeterminazione di popoli che vogliono staccarsi da degli stati per crearne uno nuovo o farsi annettere ad un altro, ecco che allora la materia sicuramente diventa argomento da Nazioni Unite. Così abbiamo incontrato pochi giorni fa Andrea Caruso, per cercare di capire quanto fosse seria la sua iniziativa e sopratutto da che cosa fosse motivata. Qui vi presentiamo la trascrizione dell' intervista con Andrea Caruso che abbiamo condotto nel nostro ufficio all'ONU e che abbiamo anche messo in video su YouTube.
Dottor Caruso, lei ha fondato in Sardegna il movimento politico-culturale Canton Marittimo. Ci spieghi di che si tratta.
"Come dice il nome Canton Marittimo è un movimento che si propone in ultima analisi di aderire come Sardegna indipendente e quindi svincolata dall'Italia, alla con-Federazione Svizzera, come 27° Cantone, cioè l'unico che ha il mare. Ora al di là dell'impressione che questa idea dà al primo impatto, di una idea folle se non addirittura ridicola, il fondamento su cui questa idea e questo movimento si basano è molto serio e ha origine dalla situazione molto critica in cui versa l'Italia tutta e la Sardegna in particolare".
Possiamo dire che un' idea che appare folle è perseguita da persone serie, oppure è il contrario: l'idea magari è seria ma sono folli coloro che la perseguono…
"Io direi che potrebbero essere tutti e due: cioè che l'idea è folle e noi siamo molto seri. Però la nostra serietà e il modo in cui questa idea si è sviluppata nel corso degli anni, l'ha resa una idea seria che probabilmente è di una tale difficoltà che per perseguirla bisogna essere anche un po' folli".
Come e quando nasce questa idea?
"Questo movimento nasce nel 2012, in seguito alla frustrazione di un cinquantenne che vede un' isola straordinariamente dotata come la Sardegna, sia dal punto di vista territoriale che climatico, con un enorme potenziale mai sfruttato che non sembra riuscire mai ad emergere. Quindi l'idea nasce quando uno si pone la domanda: che cos'è che non va? Perché negli anni la Sardegna non riesce a proporre un minimo di prosperità ad un milione e mezzo di abitanti? La risposta si trova in un sistema che è sbagliato di base. E' il sistema che non funziona. In questo sistema si sono avvicendate le più diverse forze politiche, persone capaci e meno capaci, nessuno ha prodotto risultati di rilievo. Se poi ci estendiamo all'Italia si vede che questo problema riguarda tutta la nostra penisola. Quindi concretamente noi pensiamo che l'Italia basi il proprio comparto politico-amministrativo su un sistema sbagliato che andrebbe cambiato del tutto. Ma se questo è impossibile per una nazione di 60 milioni di abitanti, è molto più semplice che avvenga per un'isola con un milione e mezzo di abitanti. L'idea quindi qual è? Fare riferimento ad un sistema di comprovata efficacia, internazionalmente riconosciuto come efficiente e che produce dei risultati che sono sotto gli occhi di tutti e poi copiarlo. Questo sistema è quello della Svizzera, un paese di 8 milioni di abitanti con una estensione territoriale quasi il doppio della Sardegna, che in un contesto internazionale è un simbolo di eccellenza a tutti i livelli: eccellenza politica, economica, amministrativa. Quindi l'idea è copiare questo sistema che evidentemente può funzionare per un'isola di soli…"
Ma si può copiare il sistema svizzero senza essere svizzeri?
"Ecco è proprio qui il concetto. Innanzitutto bisogna smettere di essere italiani. E questa per i sardi è una cosa estremamente semplice se vogliamo, almeno a livello culturale. Il sardo ha una forte indole indipendentista. Si è sempre sentito prima sardo che qualsiasi altra cosa. Il fatto di essere italiano è causale. Siamo italiani da poco più di 200 anni. Prima eravamo spagnoli, insomma la storia evolve e le situazioni cambiano, ma il sardo rimane sardo".
Ma può diventare svizzero il sardo?
"Sì perché… e no. Sì, perché intanto la riprova che il sardo puoi diventare svizzero la abbiamo negli esempi dati dai nostri emigranti. Abbiamo testimonianze dirette sia in Germania che in Svizzera, che il sardo che si trasferisce per andare a lavorare in questi paesi, nel giro di poco tempo si adegua così bene al contesto nel quale si è inserito che diventa quasi più svizzero degli svizzeri. Più tedesco dei tedeschi. Io sono andando a trovare amici che si sono trasferiti da qualche anno, hanno atteggiamenti che se poggi il piede fuori dal marciapiede al semaforo rosso, ti guardano e ti dicono 'ma non vedi che è rosso cosa stai facendo!' Insomma è divertente e questa è una caratteristica molto peculiare dei sardi. I sardi hanno una grandissima capacità di adattamento. Come potrebbero i sardi diventare, tra virgolette, svizzeri? Nel nostro modo di vedere le cose e qui entriamo nella concretezza del nostro progetto, proprio stringendo un sodalizio culturale con la Svizzera. Cerchiamo di creare delle basi che permettano a svizzeri e sardi un contatto diretto e con uno scambio culturale anche fatto di stage, di studenti sardi che vengono accolti in Svizzera, che vengono accompagnati per vedere come funziona lì, amministratori, che chiacchierano con amministratori locali dell'altra nazione e si confrontano su problematiche cercando di vedere quali sono i modi che gli uni e gli altri hanno di affrontarle. Diciamo che in questi termini sono nate già delle basi importanti perché qualche settimana fa siamo andati in Svizzera in una sorta di visita istituzionale, che si è rivelata di fatto più istituzionale di quanto noi sospettassimo, perché siamo stati accolti ufficialmente dal Parlamento del Canton Vaud che è il terzo cantone più grande della Svizzera, e praticamente abbiamo cominciato ad avere questo scambio, anche con colloqui privati che abbiamo avuto l'onore di avere con il presidente del Consiglio, il decano dei deputati… Ci è stato spiegato nei dettagli qual è la loro filosofia amministrativa, come funziona la politica, come gestiscono i budget, etc e si son resi disponibili, straordinariamente, a venire in Sardegna a raccontarlo ai nostri amministratori, specificando: non veniamo ad insegnare niente, veniamo qui per raccontare…"
Ecco, ma qui si potrebbe cascare nell'incidente diplomatico tra la Svizzera e l'Italia, con la prima che viene tacciata di interferire negli affari interni e l'unità di uno stato sovrano, magari poi qualcuno si arrabbia…
"Beh, tutto può essere, sicuramente, ma io credo che l'Italia prima che con la Svizzera e con l'interferenza svizzera debba fare i conti con i malumori interni a se stessa. I movimenti indipendentisti sardi che sono un po' …"
Ecco parliamo dei movimenti indipendentisti sardi allora che ci sono da tanti anni in Sardegna. Dov'è che il vostro si distingue da quelli tradizionali, a parte la novità del Canton Marittimo? Ma perché un elettore che nutre sentimenti indipendentisti in Sardegna dovrebbe cambiare il proprio voto, perché dovrebbe cambiare il partito conosciuto per quello sconosciuto e che porta avanti idee anche un po', come dire, strane…
"E' una domanda legittima e tra l'altro individua una problematica molto attuale nell'ambito dell'indipendentismo. L'indipendentismo sardo si divide fondamentalmente in due tronconi: uno è un indipendentismo che io chiamo ortodosso, che vorrebbe una indipendenza tout-court con una Sardegna svincolata da qualsiasi contesto affiliativo con il mondo. L'altro è un indipendentismo che vorrebbe inizialmente una Sardegna indipendente che poi facesse parte della Unione Europea. Nell'ambito di questi due tronconi esistono delle frammentazioni ulteriori che vedono gruppi di indipendentisti frammentati in circa tredici partitelli, che raramente riescono a raggiungere quell'unità che sarebbe necessaria per poi poter eventualmente richiedere un referendum, che sarebbe l'unica arma lecita che potremmo avere. Noi ovviamente ci inseriamo in questo contesto con un concetto un po' diverso. Il fatto che noi abbiamo questa nazione, la Svizzera, come punto di riferimento e il fatto che il nostro impegno ci abbia dato ragione, che abbiamo avuto una prima fase interlocutoria, che ha mostrato possibili sviluppi di sodalizio, quantomeno culturale ed economico, ci rende molto simpatici a tutti quei sardi che magari indipendentisti non lo erano, perché non vedono di buon occhio una Sardegna indipendente governata solo da sardi che, bisogna dirlo, nei decenni precedenti non hanno dato comunque prova di grandissime strategie politico amministrative. Altrimenti la Sardegna sarebbe messa un po' meglio di come lo è".
Avete pure una bandiera…
"Sì abbiamo una bandiera che è una semplice fusione tra la bandiera svizzera e la bandiera dei quattro mori, le due simbologie si sposavano alla perfezione. Ovviamente questa non è la bandiera dell'ipotetico Canton marittimo ma semplicemente la bandiera rappresentativa del nostro movimento".
In un paio di minuti riesce a dire cosa farebbe se raggiungesse l'obiettivo? Facciamo che la Sardegna sia indipendente e abbia già fatto richiesta alla Svizzera per essere ammessa come Canton Marittimo. Ecco nei programmi politici, tra il dire e il fare c'è spesso in mezzo il mare… Ma facciamo l'ipotesi che lei, diventato presidente della Sardegna, fosse così fortunato, perché trovando la lampada di Aladino, ha il genio pronto ad esaudire tre desideri, desideri da esaudire tutti per lei in quel momento leader di una Sardegna libera dall'Italia e pronta a diventar Canton Marittimo della Svizzera. Ecco quali sono questi tre desideri che lei richiederebbe al genio della lampada per la Sardegna e il popolo sardo?
"Il primo desiderio sarebbe sicuramente quello di accelerare ciò che io considero il processo indispensabile perché questo progetto possa avverarsi. Cioè una modifica della mentalità del popolo sardo che dovrebbe abbandonare il tradizionale individualismo per abbracciare il concetto di coscienza civica e di coscienza collettiva senza la quale un progetto del genere non potrebbe mai andare avanti. Questo processo, secondo me per un milione e mezzo di persone, potrebbe avvenire nel giro di due generazioni, ma se avessi il genio gli chiederei di farlo avvenire subito.
Il secondo desiderio sarebbe quello che, al di là del fatto che la Sardegna è una regione turistica, opterei tantissimo sul potere dell'educazione, dell'istruzione. Quindi che la Svizzera accettasse subito di aprire delle strutture educative in tutta la terra di Sardegna di altissimo livello, università, scuole etc.
Per il terzo desiderio, non ci sarebbe bisogno neanche del genio, sarebbe una conseguenza naturale. I ragazzi smetterebbero infatti di scappare dalla Sardegna e rimarrebbero lì e tantissimi sardi che sono andati a vivere all'estero per motivi di lavoro e anche per motivi di competenze personali che non vengono valorizzate in terra sarda, ecco che tornerebbero per partecipare a questo straordinario processo di creazione di questo nuovo stato che renderebbe la Sardegna probabilmente il luogo più interessante in cui vivere di tutta l'Europa".
Guarda il video dell'intervista ad Andrea Caruso>>