Durante il meeting del Consiglio di Sicurezza dell’ONU sulla questione ucraina, tenutosi mercoledì, è stato appurato che benché il Protocollo di Minsk sia stato concordato il 5 settembre scorso, le ostilità sono ancora all’ordine del giorno mentre il cessate il fuoco esiste solo come termine astratto.
Il 21 gennaio al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (CdS), riunitosi per discutere sulle ostilità avvenute nel mese di dicembre in Ucraina orientale, il diplomatico americano e sottosegretario agli affari politici dell’ONU, Jeffrey D. Feltman ha dichiarato che sebbene gli scontri fossero inizialmente concentrati intorno all'aeroporto di Donetsk, i combattimenti si stanno diffondendo in tutte le regioni di Donetsk e Luhansk, raggiungendo aree civili densamente popolate e avanzando lentamente e pericolosamente verso Mariupol e Debaltseve.
Come ricorderà più tardi nel suo intervento l'ambasciatrice Samantha Power, rappresentante permanente USA all’ONU, si tratta della prima sessione del 2015 del CdS sull'Ucraina, oltre ad essere la 28a riunione sulla crisi negli ultimi 11 mesi, molto più di qualsiasi altra emergenza durante lo stesso periodo.
Nel suo briefing al CdS, Feltman ha anche sottolineato che segnali incoraggianti quali lo scambio di centinaia di prigionieri, sono ormai passati in secondo piano a causa dei nuovi combattimenti e dello stallo politico creatosi negli ultimi tempi. In merito a ciò, il numero uno degli affari politici all’ONU, ha dichiarato: "L’Ucraina, così come i suoi vicini e l’intera regione, non può permettersi l’attuale e violento status quo. L'escalation dei combattimenti minaccia di mandare all’aria il Protocollo di Minsk”.
Ricordiamo brevemente che il Protocollo di Minsk (Protocollo sul cessate il fuoco), è stato firmato nell’omonima città, da Rappresentanti di Ucraina, Russia, Repubblica Popolare di Doneck (DNR) e Repubblica Popolare di Lugansk (LNR) al fine di porre fine alla guerra in Ucraina orientale, il 5 settembre 2014, sotto gli auspici dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE).
Feltman proseguendo nel suo breifing (vedi il video sotto), ha successivamente sottolineato l’importanza nel garantire un accesso umanitario libero e senza ostacoli a tutte le persone che hanno bisogno, indipendentemente da dove si trovano, poiché l’intensificarsi degli scontri ha portato ad un ulteriore deterioramento della situazione umanitaria.
Il sottosegretario ha ribadito che “gli attori umanitari devono avere libero accesso per fare il loro lavoro[…]Un paese che fino a un anno fa non aveva sfollati, ora ne conta almeno 850.000 all'interno dei suoi confini e oltre 600.000 negli stati vicini, secondo fonti ucraine”. Una situazione davvero seria se poi si considerano anche le condizioni metereologiche, la mancanza di viveri e così via.
Tra l’altro proprio il 21 gennaio a Berlino, si è tenuto un incontro sul formato di quello svoltosi in Normandia, dei vari ministri degli esteri sulla corretta applicazione del Protocollo di Minsk che offre una solida base per una risoluzione del conflitto nella Donbas, finché nessuna delle parti modifichi le proprie posizioni già adottate.

Samantha Power
Quando la parola è passata alla rappresentante USA al Palazzo di Vetro, Samantha Power le accuse verso la Russia non si sono sprecate. Il capo della missione USA, come già aveva fatto nelle precedenti riunioni del CdS sull’Ucraina, ha subito messo in evidenza in quattro punti le ragioni per la quale l’attuale situazione è davvero pericolosa: 1) la Russia continua ad addestrare ed equipaggiare separatisti con armi pesanti e lotta al loro fianco, in flagrante violazione del contratto di settembre Minsk, la sovranità ucraina, e il diritto internazionale; 2) i separatisti continuano a molestare, minacciare, e intimidire il personale imparziale dispiegato dall'OSCE per monitorare la crisi; 3) la Russia continua a rompere gli impegni assunti alla de-escalation, le parole della Russia promettono pace mentre le azioni della Russia portano la guerra; 4) le azioni della Russia contribuiscono direttamente ad una crisi umanitaria. Ogni giorno che passa, più civili vengono uccisi e mutilati e qui l’Amb. Power ricorda le immagini orribili del 13 gennaio inerenti l’attacco ad un autobus passeggeri, che è stato colpito durante l'attesa ad un checkpoint di sicurezza ucraino a Volnovakha. Lo stesso giorno in cui il bus è stato colpito, la missione di vigilanza speciale OSCE, o SMM dopo un’analisi completa sui 5 crateri causati dalle esplosioni durante l’attacco, ha stabilito che quest’ultimi sono stati causati dai razzi Grad sparati da direzione nord-nord-est, zona è controllata da separatisti russi.
L’Amb. Power ha infine elogiato l’Ucraina ma ha voluto anche rimproverarle la questione delle carceri affermando: “l'Ucraina ha costantemente adottato misure di de-escalation della crisi a contrario della Russia […] il governo ucraino deve rispettare le norme internazionali, anche se difende la sua terra e la sua gente. Siamo preoccupati dalla relazione del Consiglio europeo sugli abusi nelle carceri ucraine e chiediamo al governo di condurre approfondite indagini imparziali, nelle sue conclusioni, nonché di sviluppare un piano per affrontarle”.
La situazione è seriamente preoccupante e gli attacchi persino con bombe a grappolo nelle zone popolate (armi vietate dal Diritto Internazionale) dovrebbe far suonare un campanello di allarme nelle menti di tutti i membri delle Nazioni Unite e del CdS dato che sembrano “congelati” come li ha definiti l’Amb. Power.
Sotto il video della sessione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU di mercoledì dedicata all'Ucraina con l'intervento dell'ambasciatrice USA Samantha Power e degli altri quattordici ambasciatori.