Al Papa Francesco che tornava dal suo viaggio in Corea, i giornalisti hanno chiesto se approvava i raid aerei degli Stati Uniti contro i fanatici musulmani dell'Isis. "In questi casi", ha risposto, "dove c’è un’aggressione ingiusta, soltanto posso dire che è lecito “fermare” l’aggressore ingiusto. Sottolineo il verbo “fermare”, non dico bombardare, fare la guerra, ma fermarlo. I mezzi con i quali si può fermare dovranno essere valutati. Fermare l’aggressore ingiusto è lecito. Ma dobbiamo avere memoria, quante volte sotto questa scusa di fermare l’aggressore ingiusto le potenze si sono impadronite dei popoli e hanno fatto la vera guerra di conquista". Sono parole improntate a quello che si potrebbe definire buon senso e, insieme, realismo. Il Papa ha detto che è lecito reagire ad un’aggressione, ma bisogna commisurare la forza della risposta alle necessità della situazione. La violenza subita non deve diventare il pretesto per andare oltre la legittima difesa, e nei casi in cui essa coinvolga intere popolazioni, non deve tramutarsi “automaticamente” in azioni ingiustificate di guerra aperta, ivi compresi i bombardamenti.
Bene: abbiamo chiarito il concetto, depurandolo dalle forzature e dalle sintesi giornalistiche più o meno interessate; solo che dopo aver chiarito, la matassa si fa ancora più ingarbugliata. "Fermare l'aggressore ingiusto, è lecito". Cioè sempre, perché non si ha memoria e conoscenza di un'aggressione giusta. Se uno viene aggredito, è, per definizione, una vittima. Ma ammesso che aggressione giusta e ingiusta ci siano, chi stabilisce, e come, con quale metro di valutazione, se un'aggressione è del primo o del secondo tipo? E chi ha la "licenza" per intervenire?
Stabilito poi che è lecita una resistenza all'aggressore ingiusto, scendiamo sul piano concreto. Arrivano i tagliagole che sgozzano l'inerme e incolpevole James Foley; gli stessi tagliagole hanno sterminato per come hanno potuto, e senza provare un solo moto di pietà o ripensamento donne, bambini, vecchi delle minoranze cristiane e yazidi, seminano morte e distruzione dove passano. Come si fermano questi fanatici delinquenti? Il presidente Barack Obama pensa di cavarsela con i raid dal cielo; l'Europa e l'Italia per prima, inviando armi ai Peshmerga. Contro i terroristi fanatici, un magma che puoi trovare in Siria e in Iraq, ma anche in Libia (o quel che ne resta), nel Corno d'Africa e in Mali, che può mai servire "seminare" un po' a caso bombe che possono colpire indiscriminatamente (nessuno, si spera, crede più alla favola delle "bombe intelligenti")? E in quanto alle armi, sono l'unica cosa che in quella parte di mondo non manca. Chiedete poi a qualunque esperto di strategia militare, di destra, sinistra, centro: vi dirà che se si vuole intervenire militarmente, è necessario inviare truppe di terra, e mettere in conto una lunga teoria di morte, e un fiume di denaro per mantenere queste truppe in territori difficili e inospitali, e occuparli massicciamente. Può piacere o no, ma così è.
C'e' un'alternativa all'uso di truppe a terra? Sì: un intelligente uso dell'intelligence, uomini dei servizi segreti. Significa "operazioni sporche" e "coperte": uccisioni mirate, corruzione, infiltrati… anche qui, può piacere o no, ma così è. Con chi sgozza Foley c'è altro modo per "reagire"? Forse sì, ma io caro lettore non riesco proprio a immaginare quale possa essere.