La situazione delle studentesse rapite in Nigeria continua a complicarsi e a scandalizzare l'opinione pubblica mondiale. Dopo il rapimento di massa dello scorso 14 aprile, un nuovo rapimento di altre otto studentesse è avvenuto martedì. Rupert Colville, portavoce per l'Ufficio dell'Alto Commissario per i Diritti Umani (OHCHR), ha annunciato in un briefing a Ginevra: “Siamo profondamente preoccupati per le eccessive richieste fatte in un video girato dal leader del gruppo Boko Haram in Nigeria, Abubakar Shekau”. Quest’ultimo nel video girato alcuni giorni fa, ha dichiarato che è stato Dio a ordinargli di compiere quest’atto e di rivendere poi le ragazze al mercato, aggiungendo che le ragazze dovrebbero sposarsi invece di andare a scuola. Ad ogni modo, Colville ha poi avvertito gli autori di questi violenti rapimenti che “vi è un divieto assoluto contro la schiavitù in generale e quella sessuale nel diritto internazionale e che in determinate circostanze questi atti possono costituire crimini contro l'umanità, pertanto, i responsabili potrebbero essere arrestato e processati in qualsiasi momento in futuro”.
“Questo è un oltraggio e un incubo per le ragazze stesse e per le famiglie delle oltre 230 ragazze che sono state rapite dalle loro comunità nelle ultime settimane”, ha detto l’UNICEF in un comunicato stampa, ritenendo “particolarmente inquietante” che le ragazze siano state rapite per impedire loro di frequentare la scuola.
Bisogna aprire una parentesi su questo gruppo terroristico e le sue rivendicazioni al fine di comprendere l’intera questione di imbarazzo internazionale. Il Congregation of the People of Tradition for Proselytism and Jihad meglio noto in lingua Hausa come Boko Haram che letteralmente significa “l’educazione occidentale è sacrilega/peccaminosa”, in origine era nato come movimento locale con scopi caritatevoli la cui attività era concentrata nello Stato del Borno e Yobe, situati nel nord-est della Nigeria. Boko Haram si è sviluppata nell’area della moschea e del centro islamico di Maiduguri, che hanno quindi svolto la funzione di centro di indottrinamento e reclutamento, ma anche e soprattutto di ufficio di gestione di un sistema di welfare non solo alternativo, ma molto più efficiente di quello statale. La trasformazione di Boko Haram da organizzazione caritatevole a movimento terroristico jihadista è avvenuta all’indomani della violenta repressione governativa del 2009 nel corso della quale è stata distrutta la moschea di Maiduguri ed è stato ucciso Mohammed Yussuf. L’attuale leader è l’estremista Abubakar Shekau che continua a fomentare attentati contro i cristiani, le istituzioni, le forze armate nazionali e rapimenti ai danni di turisti, scolari, donne, imprenditori ecc. Inoltre, la maggioranza dei membri di Boko Haram è di etnia dei Kanuri ed è proprio l’aspetto dell’appartenenza etnica che ha facilitato i legami oltre confine, soprattutto dove è presente questo gruppo, ossia nell’area del lago Ciad, a cavallo del confine tra Ciad, Camerun, Niger e ovviamente in Nigeria. Il gruppo si sta internazionalizzando.
L’UNICEF, l’agenzia ONU per l’infanzia, ha esortato i rapitori a restituire immediatamente queste ragazze incolumi alle loro comunità, implorando anche tutti coloro che hanno un’ascendenza sui responsabili a fare tutto il possibile per garantire il ritorno sicuro delle ragazze, oltre a consegnare i loro rapitori alla giustizia.
L’alto commissario per i diritti umani dell'ONU, Navi Pillay dal canto suo ha condannato il feroce rapimento delle oltre 230 ragazze – di età compresa tra i 15 ei 18 anni – sequestrate da uomini armati il 14 aprile dopo che Boko Haram aveva preso d'assalto una scuola nella città nord orientale di Chibok.

I nomi di alcune delle ragazze rapite – #BringBackOurGirls
“Le ragazze devono essere immediatamente restituite, indenne, alle loro famiglie”, ha detto Pillay. Se Boko Haram non rispetta queste richieste, ha detto Colville, la responsabilità primaria è del Governo nigeriano. Quest’ultimo infatti assieme al suo presidente, Joonathan Goodluck è al centro di feroci proteste per la loro inattività nelle ricerche, sebbene sembri che il Presidente abbia chiesto l’aiuto di USA, Francia, Gran Bretagna e Cina per ritrovare le ragazze rapite.
Durante una visita in Nigeria all'inizio di quest'anno, l’alto commissario Pillay aveva confermato che Boko Haram era cresciuto “sempre più mostruosamente” nelle sue azioni e che sta iniziando a prendere di mira sempre più persone a causa della loro religione e occupazione, “ma in questo caso, semplicemente perché le ragazze sono state iscritte a scuola”.
Il portavoce dell’UNICEF, Christophe Boulierac, ha dichiarato invece che la sua agenzia aveva sottolineato in precedenti dichiarazioni che tali atti di violenza erano “assolutamente inaccettabili, e che ciò rappresenta un crimine contro il diritto internazionale”.
La rappresentante del Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite (WFP) Elisabeth Byrs ha poi aggiunto che il diritto all'istruzione è un diritto fondamentale e che “alle ragazze deve essere consentito di frequentare la scuola”, un punto che il WFP incoraggia molto.
Dure sono state anche le parole della rappresentante speciale del Segretario Generale dell’ONU per i bambini e i conflitti armati, Leila Zerrougui che ha detto: “Rimango profondamente preoccupata per la sorte delle oltre 230 ragazze brutalmente rapite dalla loro scuola da parte del gruppo Boko Haram, nel Borno State, in Nigeria , lo scorso 14 aprile e gli ulteriori rapimenti avvenuti nel nord-est del paese sono estremamente preoccupanti”. La Rappresentante Speciale si è detta “indignata per questi attacchi deliberati” e di essere vicina alle vittime e alle loro famiglie in questa tragedia, aggiungendo di “condannare fermamente le affermazioni fatte nel video girato dal presunto capo di Boko Haram, il quale ha dichiarato che venderà le studentesse rapite, forse persino per matrimoni”.
Leila Zerrougui, insieme al rappresentante speciale delle Nazioni Unite del Segretario generale sulla violenza sessuale nei conflitti, Zainab Hawa Bangura, la direttrice esecutiva di Un Women, Phumzile Mlambo – Nqcuka e l’alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Navi Pillay, hanno chiesto in coro al governo di non risparmiare i propri sforzi per garantire il ritorno sicuro di queste giovani ragazze alle loro famiglie, dove dovrebbero essere assistite nel riprendere la loro vita quotidiana in un ambiente sicuro.
Nelle ultime due settimane inoltre, una campagna sui social media sotto l'hashtag #Bringbackourgirls avviata in Nigeria, è stato twittato più di un milione di volte. L'hashtag è stato utilizzato per la prima volta il 23 aprile alla cerimonia di apertura di un evento dell'UNESCO per onorare la città nigeriana di Port Harcourt come Capitale Mondiale del Libro 2014. Un avvocato nigeriano di Abuja, Ibrahim M. Abdullahi, ha twittato la richiesta del Dott. Oby Ezekwesili, Vice Presidente della Banca Mondiale per l'Africa: "Bring back our girls!" (Riportateci le nostre ragazze!). La campagna sta raccogliendo sempre più sostenitori e tra qusti vi sono moltissimi personaggi famosi ed influenti come ad esempio Michelle Obama, Malala Yousafzai e tanti altri ancora.

Michelle Obama promuove l’hashtag #BringBackOurGirls
Di rilievo è stata la reazione dell’amministrazione Obama, che invierà consulenti militari e dell’intelligence in Nigeria per aiutare nelle ricerche e riportare a case illese le ragazze rapite. Obama ha dichiarato a ABC News: “E' una delle peggiori organizzazioni terroristiche regionali o locali, Boko Haram in Nigeria, che ha ucciso senza pietà per molti anni”, aggiungendo che questo rapimento di massa potrebbe aiutare a “mobilitare l'intera comunità internazionale a fare finalmente qualcosa contro questa terribile organizzazione”. Tra l’altro il leader di Boko Haram ha una taglia sulla testa di ben $7 milioni di dollari e 20 senatrici statunitensi hanno firmato una lettera chiedendo al presidente Obama di fare pressioni sul Consiglio di Sicurezza dell’ONU affiche Boko Haram venga riconosciuto come affiliato ad Al Qaeda e che l’ONU proceda con le dovute sanzioni.