Nella gelida mattinata del 17 marzo, mentre gli USA si preparavano ai festeggiamenti del St. Patrick’s day e in Italia ricorreva l’anniversario della proclamazione del regno unito, il ministro dell’Interno Angelino Alfano è arrivato a New York per incontrare il segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon. L’obiettivo della missione era, da una parte, discutere strategie congiunte per la prevenzione a livello internazionale della criminalità organizzata, dall’altra portare nuovamente all’attenzione dell’ONU la situazione dei marò italiani detenuti in India.

Il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, e il segretario generale ONU, Ban Ki-moon
La visita di Alfano si inserisce all’interno della strategia italiana, avviata già dal governo Letta, per cercare di portare le Nazioni Unite, dapprima reticenti, a interessarsi della questione di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati di aver ucciso due pescatori indiani scambiandoli per pirati.
A seguito dell’incontro con Ban Ki-Moon, Alfano ha riferito che il segretario generale ONU “ha espresso la sua “preoccupazione per l’impatto che la vicenda dei
marò può avere sulla lotta alla pirateria” e “ha confermato il suo personale interessamento e quello delle Nazioni Unite per una soluzione del caso, ribadendo una concreta prontezza di
intervento”.
“Ban – ha spiegato poi Alfano – ha espresso la propria preoccupazione sul fatto che due importanti paesi contributori dell’Onu, come Italia e India, non abbiano trovato tra loro una soluzione alla vicenda”. L’incontro col segretario generale delle Nazioni Unite, ha concluso il ministro dell’interno, “è stato anche un’occasione per ribadire come il nostro governo crede che anche in ambito Onu si possa trovare una soluzione al caso marò”.

Angelino Alfano, Steven Plate e Natalia Quintavalle a Ground zero
Prima dell’incontro con il segretario generale, il ministro dell’Interno in mattinata ha fatto visita al memoriale dell’11 settembre e al cantiere della Freedom Tower dove, con i giornalisti al seguito, ha deposto una corona. “In questo giorno di festa e di unità per il nostro paese vogliamo ricordare i nostri due marò dicendo loro che la nostra grande nazione non li lascerà soli – ha detto Alfano ai giornalisti dopo la deposizione della corona – Chiediamo un intervento che tenga presente il fatto che da due anni sono lì e non sono stati neanche destinatari di una imputazione formale. C’è la disponibilità dell’Italia a processarli in patria ma intanto devono tornare liberi”.
Nel commentare le notizie dall’Italia che raccontano di una Germania preoccupata per le politiche anti-rigore del nuovo governo, Alfano ha poi aggiunto che per il nostro paese è ora di crescere: “L’Europa non può più seguire l’austerità e dovrà prendere atto che l’Italia è protagonista di nuova rotta che senza sfasciare i conti deve puntare sulla crescita”.
Il ministro non ha voluto invece commentare le notizie di una possibile candidatura di Berlusconi alle europee.
Ad accompagnare Alfano nella sua visita al sito del World Trade Center c’erano il console generale, Natalia Quintavalle, il Commissioner Fire Department NY, Sal Cassano, il direttore del World Trade Center Construction, Steven Plate, e Lee Ielpi, presidente del Comitato familiari delle vittime. Alfano ha ascoltato le storie delle vittime dell’attentato alle torri e ha visitato il nuovo grattacielo il cui completamento è atteso per la fine dell’anno. Steve Plate, responsabile del cantiere, ha chiesto ad Alfano di porre la sua firma su un muro del nuovo edificio, una simbolica tradizione in cui Alfano è stato preceduto da Obama, Cuomo e Bloomberg. Sul cemento del 64° piano delle Freedom Tower, il ministro dell’Interno ha scritto: “Per non dimenticare il dolore e la grandezza dell’America. Viva la libertà”.
Nel salutare il ministro, Steven Plate, di origini italiane, ha ringraziato l’Italia per aver dato a New York generazioni di costruttori e lavoratori edili: “C’è tanta Italia in questo edificio”, ha detto.
Dopo la visita a New York, Alfano andrà a Washington per discutere anche lì di lotta internazionale alla criminalità organizzata.