La Missione Permanente dell’Ucraina presso le Nazioni Unite da due settimane chiede al Consiglio di convocarsi con urgenza “a causa del deterioramento della situazione nella Repubblica Autonoma di Crimea, in Ucraina, che minaccia l'integrità territoriale dell’intero Paese”.
A presiedere l'incontro di ieri, è stato Jean Asselborn, ministro degli affari esteri ed europei del Lussemburgo, il quale detiene la presidenza del CdS per questo mese. La sessione è stata informata da Jeffrey Feltman, sottosegretario generale per gli affari politici dell’ONU e ha inoltre avuto modo di ascoltare anche una dichiarazione del primo ministro ucraino Arseniy Yatsenyuk, che ieri era presente al Palazzo di Vetro e ha anche incontrato il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon.
A gettar benzina sul fuoco e quindi a innescare ulteriori tensioni, la scorsa settimana, ci hanno pensato i legislatori in Crimea – dove sono stati recentemente dispiegate truppe russe aggiuntive e veicoli blindati – i quali hanno votato per annettere la Repubblica Autonoma di Crimea alla Russia e hanno infine indetto per convalidare tale decisione un referendum per domenica 16 marzo. A causa di questo referendum, gli Stati Uniti hanno fatto sapere ieri che presenteranno sabato all'Onu una risoluzione per condannare questa "violazione" della legge internazionale. Ovviamente sarà una mossa per cercare ulteriormente di isolare Mosca, dato che il passaggio della risoluzione risulta impossibile a causa del veto russo. Semmai sono in molti a cercare di capire come si comporterà la Cina a riguardo della risoluzione Usa annunciata ieri dall'ambasciatrice di Obama Samantha Power.
Nel suo briefing di ieri, Feltman ha osservato che questa è la sesta volta il Consiglio di Sicurezza si riunisce sulla situazione in Ucraina dal 1° marzo, proprio perché sebbene molteplici sforzi diplomatici multilaterali e bilaterali restano in corso , “bisogna tendere alla ricerca di una soluzione pacifica della crisi”.
Tuttavia, la frequenza delle deliberazioni è anche un riflesso del fatto che, come comunità internazionale “non siamo ancora stati in grado di fornire il nostro impegno[ …] di contribuire alla de-escalation delle tensioni in conformità con le disposizioni della Carta delle Nazioni Unite”, ha affermato Feltman.
Il Sottosegretario Generale per gli Affari Politici ha poi riferito che la preoccupazione principale del segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon riguarda il deterioramento della situazione in Crimea e le crescenti tensioni in Ucraina orientale. In Crimea, il sequestro e il blocco delle basi militari ucraine, così come della maggior parte delle strutture dello servizio di frontiera, continua.
“Ci è stato segnalato che un ospedale militare è stato ripreso da parte di personale militare non identificato”, ha poi aggiunto Feltman, facendo notare tramite altri rapporti, che le autorità della Crimea hanno chiuso ed interdetto lo spazio aereo sopra la penisola a tutti i voli commerciali ad eccezione di coloro che viaggiano per e da Mosca, citando la necessità di tenere “i provocatori” fuori della zona.
“Il referendum previsto ha ulteriormente complicato una situazione che è già difficile e instabile”, ha continuato Feltman, segnalando con rammarico che le autorità locali hanno negato persino all’assistente del Segretario Generale per i diritti umani, Ivan Simonovic, l'accesso in Crimea, sottolineando la mancanza di disponibilità a riceverlo e l'incapacità di garantire la sua sicurezza.
Per quanto riguarda la situazione sul terreno “dovremo contare sui rapporti trasmessi da parte dei residenti, dei diplomatici stranieri di stanza in Crimea e delle organizzazioni non governative internazionali”, con i quali Imonovic è in contatto. “Data la grande divergenza nelle relazioni su ciò che sta realmente accadendo sul terreno in Crimea, avremmo tanto preferito che Imonovic fosse stato in grado di raccogliere informazioni di prima mano”.
Feltman ha poi ribadito che la missione di monitoraggio predisposta dall'Ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani (OHCHR) sarà operativa in Ucraina da lunedi, e alla luce della “situazione imprevedibile, che potrebbe influire sui diritti umani”, il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha chiesto a Imonovic di prolungare la sua missione nel paese.
“In un'atmosfera altamente esplosiva in Ucraina, aggravata dalla mancanza di fiducia e dalla paura, il potenziale di escalation o di errori di calcolo intenzionale o non intenzionale è molto reale”, ha dichiarato il Sottosegretario Generale per gli Affari Politici di Ban Ki Moon, ponendo l’accento sui recenti appelli del Segretario Generale dell'Onu per risolvere la crisi in modo che rispetti l'integrità territoriale dell'Ucraina e che apra la strada per un dialogo costruttivo e privo di retorica.
“Tutte le parti devono evitare azioni unilaterali che potrebbero aumentare ulteriormente le tensioni e rendere difficile la de-escalation. E' giunto il momento per un impegno costruttivo – l’instabilità in Ucraina non è nell'interesse di nessuno e avrà conseguenze disastrose per la regione e per il mondo”, ha annunciato Feltman, sottolineando che le Nazioni Unite sono convinte che con veri e propri sforzi congiunti da parte della comunità internazionale “insieme si possa tirar l’Ucraina fuori dal baratro”.
Nel corso della giornata, il portavoce del Segretario Generale ha letto una nota inerente un incontro tra Ban Ki-moon, il primo ministro ucraino Yatsenyuk e il ministro degli esteri, Andrii Deshchytsia.
“Il Segretario Generale ha espresso la sua crescente preoccupazione per gli sviluppi in Ucraina, tra cui il suo particolare allarme per la crisi in rapida evoluzione in Crimea e le segnalazioni di crescenti tensioni in Ucraina orientale”, citava la nota.
Ban ki-moon ha evidenziato che aveva intensificato gli sforzi diplomatici nei giorni e nelle settimane scorse, ma che tutte le parti hanno il compito di disinnescare la situazione, domare la retorica e trovare una soluzione pacifica alla crisi.
“Ban ha esortato il Primo Ministro ucraino e il suo Ministro degli Esteri a non cedere sui loro sforzi, impegnandosi in un dialogo diretto con la Russia e elogiando la loro moderazione in questo momento difficile nella storia dell'Ucraina”, riportava la nota, aggiungendo che Ban Ki-moon ha rimarcato la necessità per il Primo Ministro di governare l'Ucraina in uno spirito di inclusione e di promuovere nel paese unità e opportunità per tutti, comprese le minoranze .
Infine, Ban Ki-moon ha osservato che la Carta delle Nazioni Unite deve essere lo strumento guida per gli sforzi collettivi verso una soluzione pacifica della crisi in Ucraina. I principi della Carta quali sovranità, l'integrità territoriale, risoluzione pacifica delle controversie e il pieno rispetto dei diritti umani, devono sempre prevalere.
Nel frattempo, secondo il portavoce delle Nazioni Unite Stéphane Dujarric , l’assistente per i diritti umani, Imonovic ha continuato ieri la sua missione in Ucraina, visitando Leopolis (Lviv), una città nella parte occidentale del paese, dove ha incontrato il capo del Consiglio regionale e discusso sull’accoglienza degli sfollati della Crimea che ora vivono nella regione. Dujarric ha poi confermato che Simonovic si è incontrato con i rappresentanti delle organizzazioni non governative locali, tra cui i Crimean Tatars, discutendo insieme sulla situazione dei diritti umani in Ucraina. Infine Imonovic ha avuto anche un incontro con il creatore di un’iniziativa di base per parlare russo a Lviv per un giorno in solidarietà con i russofoni in Ucraina allarmati dalla decisione del Parlamento del paese di abrogare la legge sulla lingua.
Nella seduta del Consiglio di Sicurezza di ieri, da menzionare è stato il modo in cui il primo ministro ucraino, Yatsenyuk ha aperto la sua relazione, dichiarando: “Il governo ucraino è assolutamente aperto. Vogliamo avere colloqui. Non vogliamo alcun tipo di aggressione militare”. Parlava in un inglese impeccabile, e poi, per effetto drammatico, ha alzato lo sguardo e si è rivolto verso l'inviato di Mosca, chiedendo: “Siamo alla ricerca di una risposta alla domanda, se i russi vogliono la guerra. Come Primo Ministro dell'Ucraina, che per decenni abbiamo avuto relazioni cordiali e amichevoli con la Russia, sono sicuro e convinto che i russi non vogliono la guerra”.
L'ambasciatore russo, Vitaly Churkin I., sedeva con lo schienale dritto, le mani sul tavolo, ascoltava senza lasciar trapelare alcun sentimento. Tuttavia quando è stato il suo turno, ha risposto seccamente: “La Russia non vuole la guerra, né la vogliono i russi. Ho il sospetto che gli ucraini non la vogliano neanche”.
In quanto al voto previsto domenica p.v. in Crimea, Mark Lyall Grant, l'ambasciatore britannico all’ONU si è così espresso: “E 'chiaro che ogni voto referendario in Crimea questo fine settimana sarebbe una farsa”.

L’ambasciatrice USA alle Nazioni Unite Samantha Power ieri all’uscita del Consiglio di Sicurezza mentre parla ai giornalisti
Samantha Power, la Rappresentante Permanente USA all’ONU, davanti ai giornalisti ha ringraziato il Primo Ministro ucraino Yatsenyuk per il suo briefing tempestivo, dicendo: “Il futuro che l’Ucraina vuole per sé e per il suo popolo è un futuro in cui essi non devono scegliere tra est e ovest […]priorità del Primo Ministro sono: la riconciliazione, i piani per libere ed eque elezioni, inclusione, compresa la proposta di creare una task force per esaminare la possibilità di una maggiore autonomia per la Crimea all'interno dell'Ucraina. Queste sono le azioni e le disposizioni di un governo impegnato alla regola del diritto e concentrato sulla ricerca di una soluzione pacifica”.
La Power ha poi criticato il Referendum del 16 marzo indetto in Crimea, dicendo: “Se il 25 maggio le elezioni offrono un'opportunità ai sensi della legge per tutti gli ucraini a partecipare nel tracciare il loro futuro comune, il referendum di domenica in Crimea, al contrario, è illegale, ingiustificato e che crea solo divisioni. Sarà somministrato sotto la canna di una pistola piuttosto che sotto gli occhi di osservatori internazionali e presenta una falsa, ridicola e cinica scelta tra l'adesione alla Russia ora o più tardi”.
A tale proposito, l’Amb. Power ha voluto ricordare che qualsiasi referendum in Crimea deve essere effettuato entro i limiti di legge previsti dallo stato ucraino e pertanto gli Stati Uniti si uniscono con gli altri nel chiedere per la sospensione di questo referendum, chiedendo inoltre alla Russia di fermare il suo intervento militare e di astenersi da qualsiasi ulteriore azione a sostegno di questa sforzo illegittimo e destabilizzante. La Rappresentante Permanete prima di rispondere ad alcuni giornalisti ha concluso il suo intervento dicendo: “Siamo in un momento critico, come avete sentito da tutti i membri del Consiglio. La via da seguire è chiara. Le forze russe devono rientrare nelle loro basi e gli osservatori internazionali dei diritti umani devono essere autorizzati ad entrare in Crimea, mentre tutti i paesi devono rispettare l'integrità territoriale dell'Ucraina. Non è troppo tardi, ma siamo a corto di tempo”.
Tuttavia, durante lo scambio di domande e risposte, importante evidenziare ciò che Power vede come una possibile chiave di volta, ovvero, che i russi abbiano ascoltato il briefing del Primo Ministro ucraino – che rassicurava la Russia sul rispetto delle minoranze russe e della lingua russa – e che soprattutto aabiano ascoltato le voci dei 14 membri del Consiglio di Sicurezza, i quali hanno sottolineato l’importanza essenziale dell’integrità territoriale, della sovranità e dell’indipendenza dell’Ucraina. Questo consenso, questa concreta unità del CdS potrebbe sul serio riuscire a ristabilizzare la situazione. Speriamo.