Come ogni anno, il 6 febbraio, ricorre l’International Day of Zero Tolerance to Female Genital Mutilation, una giornata che ha l’obiettivo di rendere il mondo consapevole delle mutilazioni genitali femminili (MGF) e promuoverne la loro cessazione.
Le origini di tale ricorrenza risalgono al il 6 Febbraio 2003, quando fu proprio Stella Obasanjo, First Lady dell’allora Presidente della Nigeria e portavoce per la campagna contro la mutilazione genitale femminile, ad ufficializzare la dichiarazione su “Tolleranza Zero alle MGF” in Africa nel corso di una conferenza organizzata dal Comitato Inter-Africano sulle pratiche tradizionali che colpiscono la salute di donne e bambini. Successivamente a tale evento, la Sotto-Commissione ONU per i diritti umani adottò ufficialmente questo giorno data l’importanza di tale tematica, come una giornata di sensibilizzazione internazionale.
Alti funzionari delle Nazioni Unite hanno chiesto oggi la cessazione una volte per sempre delle mutilazioni / escissioni (acronimo inglese FGM/C), al fine di garantire la dignità, la salute e il benessere di ogni ragazza, notando che, nonostante un secolo di sforzi, milioni di ragazze in tutto il mondo sono ancora minacciata dalla questa pratica orribile.
Nei 29 paesi dell'Africa e del Medio Oriente, dove la pratica è ancora radicata, più di 125 milioni di ragazze e donne sono state sottoposte a FGM/C, secondo il Fondo dell’ONU per la Popolazione (UNFPA). L'agenzia inoltre prevede che altre 86 milioni di ragazze in tutto il mondo possono ancora andare incontro a una qualche forma di questo tipo di pratica entro il 2030, se le tendenze attuali dovessero continuare.
Il Direttore Esecutivo dell’UNFPA, Babatunde Osotimehin in una dichiarazione in occasione della Giornata Internazionale della Tolleranza Zero per le mutilazioni genitali femminili, ha annunciato: “E inaccettabile che queste violazioni dei diritti umani continuino a minacciare la vita e il futuro di tante donne e ragazze”. “E 'un affronto alla loro dignità umana, un assalto alla loro salute e un ostacolo al benessere delle loro famiglie, delle loro comunità e delle loro nazioni. Lo sviluppo umano non può essere pienamente raggiunto finché le donne e le ragazze continuano a soffrire e a vivere nella paura a causa di questa continua violazione dei diritti umani”, ha affermato il Direttore.
Il Dr. Osotimehin ha notato che si sono registrati dei successi nell’accelerare l'abbandono delle MGF/C – acronimo che si riferisce a una serie di pratiche che comportano la rimozione di una parte o della totalità dei genitali esterni di una ragazza – in alcune comunità e paesi. Alcuni esempi positivi e significativi provengono da Uganda, Kenya e Guinea-Bissau, che hanno recentemente adottato leggi che criminalizzano tale cruenta pratica.
In Etiopia, un “tagliatore” tradizionale e i genitori di sei ragazze sono stati penalizzati in un caso molto pubblicizzato che ha contribuito a sensibilizzare l'opinione pubblica sul problema. Un certo numero di paesi infine hanno adottato programmi culturalmente sensibili volti a modificare le norme sociali, spesso coinvolgendo anziani della comunità, uomini e ragazzi.
Il Direttore Esecutivo dell’UNFPA ha poi sottolineato: “La sfida di eliminare ovunque le mutilazioni genitali femminili / escissioni (FGM/C) rimane enorme e dobbiamo intensificare i nostri sforzi”. “Nel 21° secolo, nessuna donna o ragazza dovrebbe soffrire o morire a causa delle FGM/C. Affrontare le disuguaglianze persistenti che influiscono negativamente sulla salute delle donne e della ragazza e il loro benessere è un nostro lavoro incompiuto”.
Il Segretario Generale dell’ONU, Ban Ki-moon, nel suo messaggio per la Giornata, ha posto l’accento sulla necessità di “cercare di preservare al meglio ogni cultura lasciandosi alle spalle i danni”, in riferimento al tema di quest'anno per la Giornata. Non c'è alcuna ragione di sviluppo, religiosa o sanitaria per tagliare o mutilare qualsiasi ragazza o donna, ha osservato Ban. “Anche se alcuni sostengono che si tratta di una tradizione, dobbiamo ricordare che la schiavitù, i cosiddetti delitti d'onore e altre pratiche disumane sono state difese con la stessa debole argomentazione”, ha poi aggiunto. “Solo perché una pratica dannosa esiste da lungo tempo, ciò non ne giustifica la sua continuazione. Tutte le tradizioni che sviliscono, disumanizzano e feriscono sono violazioni dei diritti umani che devono essere contrastate attivamente fino a quando non cessino per sempre”.
Proseguendo, Ban indicò “i segnali positivi del progresso” nella spinta globale per porre fine a questa pratica dannosa. Le ragazze capiscono istintivamente i pericoli di essere tagliate, e molte madri che hanno visto o sperimentato il trauma vogliono proteggere le loro figlie dalla sofferenza. E’ incoraggiante, ha detto il Segretario Generale, che un numero crescente di comunità stiano arrivando insieme ad accettare pubblicamente di porre fine alla mutilazione genitale femminile e di garantire una vita migliore per le loro ragazze.
Le Nazioni Unite e i suoi partner, ha poi aggiunto Ban Ki-moon, sono impegnati in importanti attività, culturalmente sensibili che mirano a fermare le mutilazioni genitali femminili, senza rimproveri o vergogna. Oltre alla prevenzione, l'ONU sta lavorando con i partner per aiutare coloro che sono stati colpiti da tali pratiche. Ban ha voluto anche ricordare che la risoluzione dell’Assemblea Generale che proclama tale Giornata è stato sponsorizzata da tutti i paesi in Africa e sostenuta da tutti i membri delle Nazioni Unite.
“Ora la nostra sfida è quella di dare un senso a questa giornata usandola per generare il sostegno pubblico, innescare progressi giuridici e pratiche, oltre ad aiutare le ragazze e le donne a rischio o affette da mutilazioni genitali femminili”, ha dichiarato Ban Ki-moon. “L'effetto sugli individui sarà profondo, risparmiando loro dolore e stimolando il loro successo. I benefici rimbomberanno in tutte le società poiché queste ragazze e donne contribuiranno ad un futuro migliore per tutti”.
Il Presidente dell'Assemblea Generale dell’ONU, John Ashe, ha utilizzato il suo messaggio per la Giornata per esortare i governi, le organizzazioni della società civile, i leader religiosi e i gruppi della comunità a lavorare insieme per incoraggiare i progressi verso il cambiamento e promuovere la fine di questa pratica che danneggia tante ragazze e tante donne.
Ashe ho poi subito ribadito: “Come per tutte le pratiche profondamente radicate, la cessazione delle MGF costituirà un'azione a tutti i livelli della società. Condanne, leggi e politiche che vietano tale pratica sono importanti, ma non saranno sufficienti”. “La necessità per i governi, i leader religiosi, gli operatori sanitari e le organizzazioni di base di unire le forze per porre fine alle MGF in una generazione, è oggi più urgente che mai”.
Anche il Ministro degli Esteri italiano e instancabile attivista per i diritti umani, Emma Bonino, che si trovava a Gibuti per una missione, ha voluto porre l'accento sul "flagello delle mutilazioni genitali femminili". Ricordiamo che Bonino, ormai quasi venti anni fa, da Commissario europeo ai diritti umani, aveva per prima sensibilizzato l'opinione pubblica internazionale al problema FGM e poi con la Ong "Non c'è pace senza giustizia" da lei fondata, per anni si era battuta fino ad arrivare, nel dicembre del 2012, a festeggiare lo storico passaggio della risoluzione contro le FGM in Assemblea Generale dell'ONU. Il Ministro nel suo intervento alla Conferenza "Per una regione senza MGF", in occasione della Giornata internazionale della Tolleranza Zero sulle Mutilazioni Genitali Femminili, ha dichiarato: "E' un dramma che tocca non solo l'Africa, ma anche l'Occidente, anche il mio Paese". Il Ministro che lo scorso 22 ottobre aveva presieduto un Convegno Internazionale sulle MGF a Roma con la partecipazione di agenzie ONU, ONG e settore privato e pubblico, ha voluto ribadire che l'Italia è tra i paesi più impegnati su questa tragedia, sottolineando come questa sia una priorità condivisa dal Governo, Parlamento e società civili.
La Bonino infine ha fornito alcuni dati significativi inerenti l'impegno italiano su tale causa: "La Cooperazione italiana allo sviluppo finanzia circa 40 programmi nella lotta alle mutilazioni genitali femminili. Dal 2008 al 2013 ha contribuito ai programmi dell'UNFPA e dell'UNICEF con 7,5 milioni di dollari. Credo che potremo presto confermare un impegno per quest'anno per altri 1,5 milioni di euro".
La titolare della Farnesina ha poi concluso ribadendo che "la pratica delle mutilazioni genitali femminili è una violazione dei diritti umani, una violenza mai giustificata, con conseguenze drammatiche sul piano sanitario ed emotivo. Tanti passi avanti sono stati fatti: molti villaggi hanno annunciato di aver abbandonato la pratica e questo ci incoraggia ad andare avanti. Ma ci resta la sfida dell'applicazione della risoluzione ONU del dicembre 2012, che l'Italia e l'Europa hanno sostenuto".