In occasione della pubblicazione di un nuovo rapporto intitolato “The State of World Children 2014 in Numbers – Every Child Counts”, l'UNICEF dichiarando, come dal titolo del documento, che “ogni bambino conta”, ha esortato ieri a compiere uno sforzo maggiore accompagnato dall’innovazione per identificare e colmare le lacune che impediscono ai 2,2 miliardi di bambini più svantaggiati del mondo di godere dei loro diritti.
Tessa Wardlaw, Capo della Sezione Dati e Analisi dell'UNICEF ha affermato in merito: “I dati hanno permesso di salvare e migliorare la vita di milioni di bambini, soprattutto dei più bisognosi”. “Si potranno compiere ulteriori progressi soltanto se avremmo modo di sapere quali sono i bambini più trascurati, dove le ragazze e i ragazzi non hanno accesso alle scuole, dove le malattie sono dilaganti o dove i servizi igienici di base sono carenti”.
Sono stati compiuti enormi progressi da quando la Convenzione sui Diritti del Fanciullo (CRC) è stato firmato nel 1989 e nel periodo che precede il culmine degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio nel 2015. Questo Rapporto che è il più importante dell’UNICEF, analizza appunto “La condizione dei bambini nel mondo in numeri” e dimostra gli ultimi progressi compiuti e dove invece bisogna ancora di più intensificare gli sforzi.
Tra gli altri esempi positivi, il Rapporto dimostra che grazie ai vaccini e ai miglioramenti nelle reti idriche e fognarie, circa 90 milioni di bambini – che sarebbero morti prima di raggiungere l'età di 5 anni se i tassi di mortalità infantile fossero rimasti bloccati al loro livello registrato nel 1990 – sono invece in vita. Inoltre, i miglioramenti in ambito nutrizione, hanno portato dal 1990 ad un calo del 37% dell’arresto dello sviluppo dei bambini e l'iscrizione alla scuola elementare è aumentato, anche nei paesi meno sviluppati: mentre nel 1990 solo 53 bambini su 100 in quei paesi guadagnavano l'ammissione nella scuola, entro il 2011, il numero era migliorato arrivando a 81 bambini su 100.
Le statistiche del rapporto, testimoniano anche le continue violazioni dei diritti dei bambini, tra cui la morte di circa 6,6 milioni di bambini sotto i 5 anni di età nel 2012 in gran parte dovute a cause prevenibili, in violazione del loro diritto fondamentale alla sopravvivenza e allo sviluppo. Altri dati preoccupanti rivelano che il 15% dei bambini di tutto il mondo stanno lavorando e ciò compromette il loro diritto alla protezione dallo sfruttamento economico e lede il loro diritto di imparare e giocare. Inoltre, l’11% delle ragazze si sposa prima di aver compiuto 15 anni, mettendo a repentaglio i loro diritti alla salute, all'istruzione e alla protezione.
I dati rivelano anche lacune e disuguaglianze, sulla non equa distribuzione dei profitti dello sviluppo, come ad esempio in Niger, dove solo il 39% delle famiglie rurali hanno accesso ad acqua potabile sicura, oppure in Ciad dove per ogni 100 ragazzi ammessi alla scuola secondaria, soltanto 44 ragazze vengono ammesse, lasciando le altre senza istruzione e senza la protezione e i servizi che le scuole possono offrire loro.
Il Rapporto rileva che “essere contati rende i bambini visibili, e questo atto di riconoscimento permette di affrontare le loro esigenze e far avanzare i loro diritti”. Esso aggiunge infine che le innovazioni nella raccolta dei dati, analisi e diffusione stanno rendendo possibile disaggregare i dati da fattori quali: posizione, ricchezza, sesso, appartenenza etnica o disabilità, allo scopo di includere i bambini che sono stati esclusi o trascurati da ampie medie di alcune passate statistiche.
Molto di ciò che è noto circa le situazioni dei bambini proviene dalle indagini sulle famiglie, e in particolare dalle “Indagini a campione a indicatori multipli” (MICS). Progettate e sostenute dall’UNICEF, i MICS sono condotti dagli istituti nazionali di statistica e permettono di fornire dati disaggregati su una serie di temi che influenzano la sopravvivenza dei bambini, lo sviluppo, i diritti e l'esperienza di vita. Ad oggi, sono state condotte indagini MICS in più di 100 paesi.
Sono passati trent'anni da quando il Rapporto “The State of World Children – La condizione dei bambini del mondo” ha cominciato a pubblicare le prime tabelle statistiche globali e nazionali standardizzate, atte a fornire un quadro dettagliato sulla situazione dei bambini.
“I dati, di per sé, non cambiano il mondo. Tuttavia quest’ultimi rendono possibile il cambiamento, individuando bisogni, sostenendo azioni di sensibilizzazione e misurando i progressi. Ciò che è veramente importante è che i decision-maker utilizzino questi dati per apportare dei cambiamenti positivi”dice il rapporto.