I rappresentanti dei gruppi di governo e di opposizione siriani hanno discusso sabato sulle questioni umanitarie e domenica invece si sono concentrati sul rilascio dei prigionieri e delle persone rapite, ha dichiarato il Rappresentante Speciale delle Nazioni Unite e della Lega degli Stati Arabi subito dopo il secondo incontro storico tra le due parti su un tavolo negoziale.
Lakhdar Brahimi, rivolgendosi ai giornalisti accorsi al Palais des Nations di Ginevra, ha annunciato dopo le due sessioni di sabato con entrambi i gruppi: “Non abbiamo ottenuto molto, ma stiamo continuando… La situazione è estremamente complessa… è una situazione molto difficile, e pertanto stiamo procedendo a piccoli passi”.
L’Inviato Speciale ha confermato inoltre che ottenere un convoglio di aiuti umanitari nella città di Homs era in cima all'ordine del giorno della riunione pomeridiana di domenica, che è durata circa due ore. Brahimi ha poi aggiunto: “Speriamo in ultima analisi, che venga consentito l’ingresso nella città vecchia ad alcuni convogli di aiuti, merci (sia prodotti alimentari che non) e alcune forniture mediche”.
Il governatore di Homs, che ha parlato alla squadra delle Nazioni Unite a Damasco, avrebbe dovuto infatti incontrarsi proprio ieri con il suo Consigliere per la Sicurezza per discutere sul convoglio e concordarne l'accesso alla città, che è stata circondata dallo scorso anno dalle forze filo-governative.
Sabato è stata la prima volta che entrambe le parti si siano incontrate in una stessa stanza con “una delegazione a sinistra e l’altra a destra e trovandosi finalmente faccia a faccia”. Non ci sono stati scambi diretti, le due parti parlavano l’una con l'altra attraverso Brahimi. L’inviato Speciale ha commentato sull’accaduto, dicendo: “Questo è ciò che accade nelle discussioni civili… dove le parti si rivolgono tra loro attraverso un Presidente. Penso che sia un buon inizio”.
Per quanto riguarda la seconda giornata di colloqui, ovvero quella di domenica, la comunità internazionale ha appreso una buona notizia. L’Inviato Speciale delle Nazioni Unite e della Lega degli Stati Arabi, Brahimi ha annunciato subito dopo la seconda giornata di face to face a Ginevra che il governo siriano ha accettato di permettere alle donne e ai bambini di lasciare immediatamente la città assediata di Homs.
“Stiamo andando a informare la nostra gente a Damasco, nel caso non siano già informati su tale risultato, speriamo che le donne e i bambini siano in grado di lasciare la città vecchia di Homs”, aveva detto Lakhdar Brahimi rivolgendosi ai giornalisti presenti presso il Palais des Nations a Ginevra.
L’Inviato Speciale ha poi voluto ribadire un suo pensiero: “Spero che anche il resto dei civili sia in grado di lasciare la città subito dopo”, sottolineando che il governo ha chiesto in primo luogo una lista dei nomi di tutti gli uomini lì presenti, prima di lasciar passare i civili. “Penso che il governo sia disposto a far si che ciò accada, ma non è facile perché via dei cecchini e di altri tipi di problemi”, ha detto in seguito Brahimi.
Le Nazioni Unite, insieme con la Croce Rossa Internazionale e altre organizzazioni della società civile, hanno anche discusso sull'accesso umanitario a Homs, tramite un convoglio di aiuti per ora in stand-by. Su tale questione, Brahimi ha dichiarato: “C'è un accordo ora da parte dei gruppi armati interni, i quali non attaccheranno un convoglio umanitario se dovesse entrare ad Homs”.
Tuttavia questa dichiarazione purtroppo è stata smentita lunedì dallo stesso Brahimi, il quale ha riferito che per quanto riguarda il convoglio, un argomento che doveva essere discusso lunedì in Siria tra il Governatore di Homs, i suoi consiglieri e il governo di Damasco, “non vi è ancora alcuna decisione sul farlo entrare”.
L’inviato speciale ha allora voluto sottolineare in merito: “Io sto ancora supplicando e chiedendo , che qualcosa si faccia per queste aree… sia se queste aree si trovino sotto assedio da parte del Governo sia da parte di gruppi armati”.
Oltre 100.000 persone sono state uccise e quasi 9 milioni di altri cacciati dalle loro case dall'inizio del conflitto scoppiato nel marzo del 2011 tra il governo e i vari gruppi che vogliono cacciar via il Presidente Bashar al- Assad. Più di 9,3 milioni di persone all'interno del paese hanno bisogno di aiuti umanitari, e l'ONU ha confermato che oltre 2,5 milioni di civili vivono in zone dove l'accesso è fortemente limitato o inesistente, proprio come per la città di Homs.
Dopo il terzo giorno di colloqui, Lakhdar Brahimi ha dichiarato ai giornalisti presenti al Palais des Nations che lui agisce soltanto da cuscinetto tra i rappresentanti dei gruppi di governo e di opposizione siriani. L’inviato ha in seguito annunciato: “Al mattino abbiamo discusso su di un documento presentato dal Governo – principi generali, la maggior parte di questi principi sono già presenti nella Dichiarazione di Ginevra… e domani ci accingeremo a parlare della Dichiarazione di Ginevra in sé e vedere se possiamo iniziare il dibattito”.
L'ordine del giorno comprendeva – in aggiunta alle preoccupazioni umanitarie – anche i detenuti e le persone che sono state rapite. Brahimi ha infatti confermato che: “Il Governo ha chiesto all'opposizione di fornir loro la lista delle persone che si trovano in stato di detenzione e nelle mani dei vari gruppi armati… E l'opposizione ha concordato che cercherà di raccogliere le liste che sono state chieste da quelle organizzazioni che hanno autorità o contatti con i gruppi armati”. Secondo l’Inviato Speciale, questo è un punto è davvero critico poiché ci sono purtroppo numerosi gruppi e non ci sono contatti con alcuni di loro, pertanto non si sa chi siano le persone in loro possesso e chi sia invece morto.
Brahimi infine, rivolgendosi ai giornalisti ha detto: “La mia aspettativa da questa conferenza è che questa guerra ingiusta venga fermata. Ma so che questo non accadrà oggi o domani o la prossima settimana”, aggiungendo che nonostante la mancanza di progressi, vi sia “la volontà di portar avanti queste discussioni”.
L'obiettivo della conferenza è quello di raggiungere una soluzione politica – ai tre anni di lungo conflitto – con un accordo globale tra le due parti per la piena attuazione del comunicato di Ginevra I, adottato dopo il primo incontro internazionale sulla Siria avvenuto il 30 giugno 2012, e da allora approvato dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Il comunicato delinea passaggi chiave in un processo per porre fine alla violenza. Tra li vari punti, si chiede l'istituzione di un organo di governo di transizione, con pieni poteri esecutivi e composto da membri del governo attuale, dell'opposizione e di altri gruppi, come parte dei principi e delle linee guida concordati per una transizione politica siriana guidata.
Brahimi, che ha aggiornato quotidianamente i giornalisti sin dall’avvio del primo round dei colloqui, ha anche invitato le due parti a essere “un po’ più attente”, con le dichiarazioni rese ai media. “Ho detto loro questo pomeriggio che occorreva essere responsabili e rispettosi, se possibile mantenendo la riservatezza sulle discussioni”, ha detto l'Inviato Speciale. “Se non si rispetta la riservatezza, almeno non esagerate sul caso”.