Il Segretario Generale, Ban Ki-moon ha espresso la propria preoccupazione per il tentativo di domenica da parte di membri di alto livello del governo e dell'esercito del Sud Sudan di entrare con forza nel complesso delle Nazioni Unite a Bor, dove i civili hanno trovato rifugio dalle violenze in corso nel paese. “L’inviolabilità dei siti delle Nazioni Unite per proteggere i civili del Sud-Sudan deve essere rispettata” – ha dichiarato con fermezza, Ban Ki-moon.
La Missione delle Nazioni Unite in Sud Sudan (UNMISS) fornisce protezione a quasi 70.000 civili nelle sue basi, inclusa quella nella città di Bor nello stato di Jonglei, sin dallo scoppio – poco più di un mese fa – del conflitto nella nazione più giovane del mondo.
Il portavoce di Ban Ki-moon in un comunicato ha annunciato: “Il Segretario Generale è particolarmente allarmato e sconcertato poiché il personale delle Nazioni Unite è stato minacciato dai militari del Sud Sudan non appena lo staff ONU ha rifiutato di consentire ai soldati armati di accompagnare i civili a visitare il sito di protezione UNMISS proprio oggi (domenica 19 gennaio)”. Il portavoce ha continuato insistendo sul fatto che Ban Ki-moon condanni le minacce rivolte contro il personale delle Nazioni Unite e chieda che tutte le parti in conflitto rispettino l’inviolabilità dei siti di protezione UNMISS”.
Il portavoce ha infine aggiunto che l'incidente verificatosi domenica, rappresenti soltanto una delle tante crescenti violazioni dello Status of Forces Agreement, rendendo sempre più difficile per la missione UNMISS attuare il suo mandato e rendendo sempre più pericoloso per il personale delle Nazioni Unite operare in Sud Sudan.
Migliaia di civili sono stati uccisi brutalmente, subendo abusi di ogni genere e moltissimi sono stati lasciati senza casa in poco più di un mese dallo scoppio del conflitto.
Proprio alcuni giorni fa, precisamente venerdì scorso dopo una visita del paese durata 4 giorni, l’Assistente del Segretario Generale per i Diritti Umani Ivan Simonovic ha dichiarato : °Il conflitto in Sud Sudan si è trasformato in un orribile disastro umanitario e dei diritti umani con atrocità di massa commesse da entrambe le parti ed ha ormai raggiunto la soglia di un conflitto armato interno, causando indicibili sofferenze per migliaia di civili”.
"Durante la mia visita, ho ricevuto notizie di uccisioni di massa, uccisioni extragiudiziarie, detenzioni arbitrarie, sparizioni forzate, violenza sessuale, diffusa distruzione di proprietà e uso di bambini soldato", ha aggiunto. "Un mese di conflitto ha portato il Sud Sudan indietro di un decennio." Infine Simonovic ha voluto sottolineare che oltre alle migliaia di persone che sono state uccise, il numero degli sfollati ha toccato ora le centinaia di migliaia, con circa 70.000 persone in cerca di protezione nei complessi delle Nazioni Unite e 30.000 nei due siti ONU nella sola Juba", ha confermato l’Assistente del Segretario Generale.
Simonovic ha infine voluto spezzare una lancia a favore della Missione delle Nazioni Unite in Sud Sudan (UNMISS) la quale ha svolto un ruolo chiave nella protezione dei civili nel corso delle ultime settimane. "Se la missione UNMISS non avesse aperto le sue porte al fine di proteggere i civili in fuga dalla violenza, non vi è alcun dubbio che le uccisioni sarebbero state molte di più. La loro presenza – imparziale – è anche di grande importanza per evitare che ulteriori atrocità vengano commesse e ovviamente per la protezione dei civili. Il rafforzamento della loro capacità di monitoraggio dei diritti umani è un passo avanti positivo. Controllo indipendente e comunicazione pubblica sono di vitale importanza. Nelle prossime settimane le Nazioni Unite emetterà una relazione pubblica sulle violazioni dei diritti umani commesse dopo il 15 dicembre ", ha rimarcato l’Assistente.
L'Assistente del Segretario Generale ha visitato varie città tra cui Bentiu, Bor, Juba ed altre ancora fino a piccoli villaggi che sono diventati teatro di scontri nelle ultime settimane. "Quello che ho visto ultimamente a Bentiu era un orrore. La distruzione e la morte è ovunque e la città è ormai diventata una città fantasma ", ha detto Simonovic. “ Io stesso ho visto circa 15 corpi stesi su una strada. L'entità dei saccheggi e della distruzione è difficile da comprendere per chi non è stato lì”, ha concluso l’Assistente.
La situazione è davvero critica e allarmante, ogni giorno si apprende di una nuova violazione dei diritti umani, di uccisi a causa dell’ appartenenza etnica come quelle avvenute a Juba, di violenze sessuali ed altro ancora. Non ci resta che aver fiducia nell’ONU e nella comunità internazionale, sperando che il Sud Sudan non si trasformi in un secondo Ruanda.