L’ospite a sorpresa con un ultimo colpo di scena a livello internazionale: l’Iran resta fuori dalla seconda Conferenza di Ginevra sulla Siria.
Gli Stati Uniti e altri paesi (soprattutto Siria e Arabia Saudita) erano restati di sasso dopo aver appreso domenica dell’invito da parte dell’ONU, proprio perché l’Iran in passato non aveva accettato le condizioni e il piano d’azione di Ginevra I.
Ieri (domenica) il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, durante un Press Briefing, aveva annunciato a sorpresa di aver formalmente invitato l’Iran per la Conferenza di Ginevra sulla Siria che dovrebbe iniziare mercoledì a Montreux, in Svizzera. Una notizia che aveva fatto subito il giro su tutti i mass media internazionali e che aveva visto l'opposizione politica siriana e l'Arabia Saudita opporsi alla partecipazione iraniana e che aveva fatto restare di stucco anche gli USA, uno dei principali sponsor della riunione.
Gli americani, con il Segretario di Stato John Kerry, avevano da settimane dichiarato che l'Iran non avrebbe potuto partecipare senza prima accettare pubblicamente tutte le condizioni per la partecipazione.
Quando l'Iran ha annunciato lunedì che respingeva l'imposizione di condizioni preliminari, ciò sembrava subito contraddire una dichiarazione di Ban Ki-moon che era stato assicurato privatamente dai funzionari iraniani di aver accolto le regole di base per la conferenza: stabilire "di comune accordo" un organismo di transizione per governare la Siria. Praticamente quello che era scaturito dalla conferenza precedente tenutasi nel 2012, la così chiamata Ginevra 1.
In un groviglio cosi fitto in questa regione del Medio Oriente, l'invito all’Iran aveva portato a obiezioni immediate sia da parte dell'opposizione politica ad Assad in esilio sia dall'Arabia Saudita, che è un sostenitore chiave della rivolta anti Assad e il rivale principale dell'Iran, mentre quest'ultimo resta il principale sponsor regionale del regime di Assad.
Nelle ultime 48 ore, il Segretario Generale dell’ONU continua ad avere una intensa serie di incontri intensi e conversazioni telefoniche con molti leader mondiali e altri diplomatici diplomazia allo scopo di aiutare la Siria a ritrovare la via della pace.
Ban, domenica scorsa, aveva dichiarato durante il briefing: “Ho lottato per favorire lo slancio e creare la migliore atmosfera per il successo di questa impresa così importante e cruciale. A seguito di queste discussioni, ho deciso di invitare ulteriori attori internazionali per questo incontro di un giorno a Montreux. Gli ulteriori invitati sono: Australia, Bahrain, Belgio, Grecia, Santa Sede, Lussemburgo, Messico, Paesi Bassi, Repubblica di Corea e Iran. Credo che una presenza allargata a livello internazionale in quel giorno sarà un importante e utile manifestazione di solidarietà in anticipo rispetto al duro lavoro che il governo e le delegazioni dell'opposizione siriana si avvieranno a compiere due giorni dopo a Ginevra”. Infine Ban Ki-moon aveva voluto sottolineare il motivo di questo invito a sorpresa, affermando: “Come ho già detto più volte, credo fermamente che sia necessario che l'Iran sia parte della soluzione alla crisi siriana. Ho parlato a lungo nei giorni scorsi con il Ministro degli Esteri iraniano, Javad Zarif. Lui mi ha assicurato che – come tutti gli altri paesi invitati alle discussioni nel giorno di apertura a Montreux – l’Iran comprende che la base dei colloqui è la piena attuazione del comunicato di Ginevra del 30 giugno 2012 (Ginevra I) e il suo relativo piano d'azione. Il ministro degli Esteri Zarif ed io siamo entrambi d'accordo che l'obiettivo dei negoziati sia quello di stabilire, di comune accordo, un organismo di transizione di governo con pieni poteri esecutivi. È su questa base che il ministro degli Esteri Zarif ha promesso che l'Iran avrebbe giocato un ruolo positivo e costruttivo a Montreux”.
Ma poche ore dopo l'invito di Ban Ki-moon all’Iran, l'opposizione politica siriana aveva dichiarato che non avrebbe partecipato alla conferenza di Ginevra a meno che l'invito non fosse stato annullato. In un'intervista con Agence France-Presse, Assad intanto respingeva l'idea di abbandonare o di condividere il potere, contraddicendo il piano che a Ginevra dovrebbe invece creare un governo di transizione. Assad ha affermato nell'intervista che i colloqui in Svizzera dovrebbero concentrarsi su quello che lui chiama "la guerra contro il terrorismo" nel suo paese. Ha descritto l'idea di condividere il potere con figure dell'opposizione in esilio come “totalmente irrealistica” e ha dichiarato che c'era una “significativa” probabilità per cui lui acconsentirebbe a un nuovo mandato come presidente nel mese di giugno.
L’Arabia Saudita intanto accusava invece l’Iran di aver giocato un doppio gioco militare segreto negli ultimi tre anni e perciò non dovrebbe esserle concesso di partecipare a Ginevra II. Gli USA dal canto loro, dopo la sorpresa di esserse sentiti scavalcati da Ban Ki moon, avevano subito diciarato che il Segretario Generale si era spinto troppo oltre invitando l’Iran dato che quest'ultimo non aveva ancora accettato pubblicamente il mandato formale per la conferenza, che era stato concordato a Ginevra nel 2012 (Ginevra I) ed è ormai conosciuto come il comunicato di Ginevra.
Jen Psaki, una portavoce del Dipartimento di Stato USA, aveva rilasciato una dichiarazione contro la mossa di domenica di Ban Ki-moon: “Se l'Iran non ha pienamente e pubblicamente accettato il comunicato di Ginevra, l'invito deve essere annullato”.
Circa 30 paesi sono stati invitati a Montreux per quello che potrebbe essere un giorno di apertura in gran parte cerimoniale dei colloqui di pace. Due giorni dopo, governo siriano e delegazioni di opposizione si sposteranno a Ginevra per continuare le deliberazioni, mediate dall'inviato speciale delle Nazioni Unite per la Siria, Lakhdar Brahimi.
I diplomatici e gli analisti del Medio Oriente dicono che se ci saranno delle svolte, queste avranno luogo a Ginevra. I negoziati non sono tenuti a produrre risultati importanti, se non forse ad aprire alcune parti della Siria alla consegna di aiuti umanitari e alcuni cessate il fuoco.
La partecipazione dell'Iran era stata oggetto di intense dispute diplomatiche per diverse settimane fino ad oggi. Ban Ki-moon e Brahimi avevano insistito sul fatto che l'Iran, data la sua notevole influenza sul governo di Assad, avrebbe dovuto esser parte dei negoziati. Così aveva anche dichiarato l’altro grande alleato del governo siriano: la Russia.
Oggi (lunedì), dopo la grande sopresa dell'invito all'Iran di Ban Ki-moon di domenica, il secondo colpo di scena con il Segretario Generale che annulla la sua decisione. Sotto intense pressioni, soprattuto americane, le Nazioni Unite hanno ritirato quindi l'invito all'Iran a partecipare alla tanto attesa conferenza di pace per la Siria, invertendo una decisione annunciata solo il giorno prima.
Il Segretario Generale Ban Ki-moon, ha spiegato oggi la dichiarazione di revoca dell'invito affermando, in un comunicato letto dal portavoce Martin Nesirky, che alti funzionari iraniani privatamente gli avrebbero assicurato di voler rispettare tutte le condizioni (approvando anche pubblicamente e pienamente il comunicato di Ginevra I), ma poi dopo solo poche ore, nelle loro dichiarazioni pubbliche sempre alti funzionari iraniani hanno cominciato a dichiarare che l'Iran era stato invitato senza tali condizioni accluse.
Quindi, per fare il punto di questa situazione così articolata, l'Iran non parteciperà alla Ginevra II benchè per alcuni attori quali la Russia tale decisione rappresenti “un errore imperdonabile”, mentre per altri (USA, Arabia Saudita) il ritiro di tale invito era la condizione necessaria per poter far iniziare la conferenza, dato che l'opposzione siriana aveva ritirato la sua partecipazione se l'invito all'Iran da parte di Ban Ki-moon fosse rimasto.
Nei sei anni da segretario generale dell'ONU, non si era mai visto Ban Ki-moon prendere una decisione così forte e improvvisa che andava frontalmente a scontrarsi con l'impostazione diplomatica voluta dagli Stati Uniti. Ma la diplomazia "assertiva" del Segretario Generale dell'ONU è praticamente durata meno di 24 ore, ma in questo caso soprattutto per colpa degli stessi iraniani che hanno avuto un ruolo determinante nell'affondarla sul nascere.