.Ogni anno, il Presidente USA in occasione del Religious Freedom Day (16 gennaio) invita gli americani a “osservare questo giorno attraverso eventi ed attività appropriate nelle case, nelle scuole e nei luoghi di culto”. Questa giornata celebra l'anniversario dell’adozione, nel 1786, da parte dell’Assemblea Generale della Virginia, dello Statuto – punto di riferimento di Thomas Jefferson – della Virginia sulla libertà religiosa. Questo documento significativo divenne la base della suddetta clausola costituzionale e garantì sotto il primo emendamento della Costituzione USA, la libertà di religione per tutti gli americani.
In questa giornata non poteva mancare una dichiarazione da parte del Presidente Obama che ha annunciato: “Oggi, l'America abbraccia persone di tutte le fedi e di nessuna fede. Siamo cristiani ed ebrei, musulmani e indù, buddisti e sikh, atei e agnostici. La nostra diversità religiosa arricchisce il nostro tessuto culturale e ci ricorda che ciò che ci lega come uno non sono i dogmi della nostra fede, il colore della nostra pelle o le origini dei nostri nomi. Ciò che ci rende americani è la nostra adesione a ideali condivisi – libertà, uguaglianza, giustizia , e il nostro diritto come popolo ad impostare il nostro corso”.
"L'America si erge fiera con le persone di ogni nazione che cercano di pensare, credere e praticare la loro fede come vogliono. Negli anni a venire, la mia amministrazione resterà impegnata a promuovere la libertà religiosa, sia a casa che in tutto il mondo. Pertanto, esortiamo tutti i paesi a riconoscere la libertà religiosa sia come un diritto universale che come chiave per un futuro stabile, prospero e pacifico”. Infine ha concluso il suo speech dicendo: “Poiché osserviamo oggi questa giornata, celebriamo l'eredità americana della libertà religiosa, abbracciamo la diversità nelle nostre comunità e promuoviamo ancora di più questa libertà”.
Non poteva mancare infine una dichiarazione anche da parte della Rappresentante Permanente degli Stati Uniti all’ONU, l’Ambasciatrice Samantha Power, la quale ha esordito illustrando l’importanza di questo principio fondante ed essenziale nello spirito americano e nella sua Costituzione, accennando anche alle altre libertà proprio sancite dal Primo Emendamento (libertà di culto, di opinione, etc.). L’Ambasciatrice Power ha anche voluto rimarcare alcuni dati scaturiti dal rapporto presentato ieri alla Missione USA presso l’ONU dal Pew Research Center, il quale ha dimostrato un aumento considerevole negli ultimi anni delle ostilità di matrice religiosa.
Oltre 5 miliardi di persone – o il 76% della popolazione mondiale – vive in luoghi con livelli alti o molto alti di restrizioni sulla libertà di religione, a partire dal 68% nel 2007. In Birmania, ai musulmani Rohingya sono negati i diritti di cittadinanza, costretti a lavori pericolosi, e gli viene detto loro quello che possono e non possono studiare oltre ad essere sottoposti ad un limite di due bambini per nucleo famigliare. In Siria invece, alcuni civili cristiani, tra cui suore e sacerdoti vengono sempre più spesso rapiti, minacciati e costretti a convertirsi. In Nord Corea, dove possedere una Bibbia è contro la legge, le persone vengono imprigionate, torturate e uccise per le loro attività e affiliazioni religiose. Questo tanto per fare alcuni esempi su ciò che ancora persiste in tutto il mondo.
Proteggere la libertà di religione è un elemento fondamentale della politica estera non solo americana, ma di tutti i governi ed organizzazioni che promuovono la salvaguardia di tale diritto, della protezione delle minoranze religiose e del rispetto sociale per la diversità di culto.
La libertà di religione è fondamentale per la dignità umana – una libertà inalienabile essenziale per ciò che siamo come esseri umani .