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January 12, 2014
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Ban Ki-moon e le crisi del 2014 più difficili per l’ONU

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Il Segretario Generale dell'ONU Ban Ki-moon durante la conferenza stampa al Palazzo di Vetro (Foto ONU, Mark Garten)

Il Segretario Generale dell'ONU Ban Ki-moon durante la conferenza stampa al Palazzo di Vetro (Foto ONU, Mark Garten)

Time: 5 mins read

Trascrizione della corrispondenza di Stefano Vaccara dal Palazzo di Vetro dell'ONU per Radio Radicale 

 

Nella prima conferenza stampa del 2014, il Segretario Generale dell'ONU Ban Ki-moon ha fatto un appello alla comunità internazionale per dare alle Nazioni Unite "più attenzione politica, più risorse, più supporto" mentre queste si devono confrontare "con una marea di conflitti e disastri che crescono per severità, frequenza e complessità".

Tre le aree di crisi al centro dell'attenzione di Ban Ki-moon: "Le situazioni in Siria, Sud Sudan e la Repubblica Centro Africana sono andate di male in peggio" ha detto il Segretario Generale ai corrispondenti internazionali. E Ban, oltre a concentrarsi sui conflitti più scottanti, ha anche sottolineato la necessità che nel 2014 si acceleri nel raggiungimento degli obiettivi fissati per il Millennio contro la povertà e per lo sviluppo, come anche per gli accordi globali contro i cambiamenti climatici. Ricordiamo che la scadenza per il raggiungimento degli obietti del millennio è stata fissata per il 2015.  

Ban Ki-moon ha descritto una situazione in cui le Nazioni Unite starebbero al massimo delle loro capacità per cercare di alleviare le sofferenze e provvedere un aiuto che possa salvare le popolazioni dei tre paesi sconvolti dalla guerra civile e secondo il Segretario Generale continueranno a fare quello che possono anche in una situazione gravissima come quella in cui la gente continua a scappare dalle loro case e dai loro paesi. 

Per Ban Ki-moon, "queste sono tragedie evitabili, con milioni di civili che stanno pagando un prezzo incalcolabile. Sono soprattutto allarmato" ha continuato Ban, "dall'allargarsi delle animosità settarie e dalle pericolose ripercussioni regionali e globali.  Anni di sviluppo sono in gioco. Una intera generazione di giovani è a rischio".

Per Ban, anche se il personale delle Nazioni Unite sta dimostrando "un tremendo coraggio e altrettanta professionalità in queste volatili condizioni, l'assistenza umanitaria non può essere la sola parte della nostra risposta per questi tre paesi". 

Per il Segretario dell'ONU "la comunità internazionale deve lavorare insieme per aiutare questi paesi a trovare la strada della pace. Insieme dobbiamo mandare un forte messaggio che saranno accertate le responsabilità per le uccisioni, gli stupri, gli attacchi con armi chimiche e per il resto di atroci crimini che sono stati commessi".

 

Riguardo alla Siria, dove ormai si calcola che oltre 100 mila persone sono state uccise e altre otto milioni costrette a fuggire dalle loro case, due milioni come rifugiati nei paesi vicini, da quando il conflitto esplose quasi tre anni fa tra il governo e i vari gruppi ribelli che volevano rimuovere il Presidente Bashar al-Assad, Ban Ki-moon ha lanciato un appello per una immediata cessazione delle violenze, incluso l'uso da parte del governo di bombe e altre armi pesanti che uccidono e feriscono indiscriminatamente la popolazione civile. 

"Tutte le parti in conflitto devono migliorare l'accesso alla popolazione in aree sotto assedio", ha sottolineato Ban Ki'moon. "La situazione a Eastern Ghouta (nei pressi di Damasco) è scioccante: 160 mila persone sono rimaste senza alcun tipo di aiuti per un anno. Le Nazioni Unite sono pronte ad entrare nell'area per portare assistenza" ha detto Ban Ki'moon, "ma noi abbiamo bisogno della piena cooperazione del governo siriano".

Passando alla situazione nella Repubblica Centro Africana, il Segretario Generale dell'ONU ha chiesto il rafforzamento della missione di peacekeeping dell'ONU guidata dai paesi africani. Nella RCA, si pensa che migliaia di persone siano rimaste uccise negli scontri degli ultimi giorni, quasi un milione siano dovute fuggire dalle loro case e circa 2 milioni e 200 mila, la metà dell'intera popolazione, abbia bisogno di immediata assistenza in un conflitto che è esploso principalmente un anno fa quando i ribelli musulmani hanno lanciato degli attacchi. Da allora il conflitto si è caratterizzato per le sue caratteristiche settarie tra i ribelli musulmani e le milizie principalmente cristiane che si sono armate per combattere.

Inoltre Ban Ki-moon ha chiesto che non ci siano più ritardi nel cessare le ostilità nel Sudan del Sud, dove ben oltre mille persone sono state uccise e almeno 300 mila sono state costrette a lasciare le loro case da quando, meno di un mese fa, sono iniziati gli scontri tra le forze governative e quelle dell'opposizione.  Ban Ki-moon ha rivelato ai giornalisti di aver chiamato giovedì scorso il presidente del Sudan del Sud Salva Kiir per sollecitarlo a rilasciare immediatamente i prigionieri politici.

"In ognuna di queste crisi, la necessità degli aiuti umanitari sta aumentando ma l'arrivo di risorse resta insufficiente" ha detto il Segretario Generale. "Mi appello a tutti i donatori di mostrare la loro solidarietà, anche durante la conferenza umanitaria per la Siria e i paesi vicini coinvolti che io presiederò il prossimo mercoledì in Kuwait", ha ricordato Ban Ki-moon. 

Sempre per quanto riguarda la Siria, è stato chiesto a Ban Ki Moon riguardo alla conferenza di Ginevra, fissata per il prossimo 22 gennaio, se parteciperà anche l'Iran. Ban Ki Moon si è limitato a dire che i paesi partecipanti sono oltre 30 e sono quelli già indicati nella lista rilasciata dal suo inviato speciale per la Siria Brahimi. Il Segretario Generale si era già espresso in favore della partecipazione dell'Iran, ma la decisione finale spetterà alle potenze principali che si erano fatte promotrici della conferenza, quindi Stati Uniti e Russia. Ma dalle ultime notizie, sembrerebbe che l'Iran alla fine non parteciperà alla conferenza di Ginevra perché Teheran non accetterebbe il ruolo di semplice osservatore che Washington avrebbe imposto come condizione alla sua partecipazione.  

Toccando durante la conferenza stampa altre crisi nel mondo, Ban Ki Moon ha esortato l'aiuto delle Nazioni Unite per la popolazione dell'Afghanistan in questo momento di transizione in cui si compie, entro l'anno, il ritiro della Forza Internazionale di Assistenza (ISAF). Poi Ban ha richiamato israeliani e palestinesi a spingersi verso "un decisivo progresso nel risolvere il loro conflitto e allontanarsi dai pericoli dello status quo".  Il segretario generale dell'Onu si era detto "allarmato" per l'annuncio della costruzione di circa 1.400 alloggi per coloni israeliani a Gerusalemme Est e in Cisgiordania. "Tale attività non è solo illegale – ha detto Ban nel corso della conferenza stampa – ma rappresenta anche un ostacolo alla pace".

Il giorno dopo, sabato, alla notizia della morte dell'ex premier israeliano Ariel Sharon, Ban Ki'moon ha in un comunicato lodato il coraggio politico e la determinazione dello statista scomparso, spingendo allo stesso tempo Israele a costruire sull'eredità pragmatica lasciata da Sharon per continuare ad andare avanti nel processo di pace israelo-palestinese. 

"Il Primo Ministro Sharon sarà ricordato per il suo coraggio politico e la determinazione a portare fino in fondo la dolorosa e storica decisione di ritirare i coloni israeliani e le truppe dalla Striscia di Gaza" ha affermato Ban Ki-moon. Quindi il Segretario Generale ha invocato Israele di costruire su questa "eredità pragmatica" lasciata dal primo ministro scomparso per lavorare verso il tanto atteso raggiungimento di un indipendente e attuabile Stato palestinese, accanto a una sicura Israele.

 

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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