In Italia oggi si riesce anche a scrivere, facendosi pure leggere e ascoltare nei Palazzi del potere, che la colpa della morte dei migranti che cercano di raggiungere le coste siciliane, è del troppo “buonismo”, di chi illude i migranti che in Italia saranno ben accolti. Addirittura hanno scritto che la nomina a ministro di Cecilè Kyenge sarebbe un errore, perché una spinta a far arrivare più immigrati che con lei immaginano che chi arriva dall’Africa in Italia “fa carriera”.
Povera Italia. Se il dibattito sull’immigrazione è a questo livello, siamo certi che la ricerca di soluzioni che possano contenere, controllare e regolare il fenomeno degli esodi dall’Africa verso l’Europa rimarrà vana. Si sa benissimo che la stragrande maggioranza di chi si imbarca in queste catapecchie galleggianti sono disperati che non guardano solo all’Italia come terra promessa, ma soprattutto all’Europa. Infatti la meta finale raramente nelle loro intenzione è l’Italia. Molti di loro, vorrebbero arrivare in Francia, Germania, Belgio, Danimarca etc dove magari anno già un parente. Vogliono arrivare ovunque in Europa ci sia lavoro e condizioni di vita sicuramente anni luce distanti da quelle che hanno abbandonato in Africa.
Da New York il problema italiano ci appaere soprattutto culturale prima ancora che legislativo. Le leggi si fa presto a cambiarle o migliorarle, ma una certa mentalità razzista che ancora alberga in una fetta consistente di italiani di cui si corteggia il voto?
Per una drammatica coincidenza del destino, proprio nello stesso giorno che il mare di Lampedusa inghiottiva oltre 300 profughi-migranti, all’Assemblea Generale dell’ONU si apriva la High-Level Dialogue on Migration and Development. E nel suo discorso di apertura , il Segretario Generale Ban Ki-moon, ha esortato a mettere in pratica misure adatte alla protezione dei diritti di milioni di emigranti e di riconoscere il loro contributo alla società. “E’ nostra responsabilità collettiva far sì che l’emigrazione funzioni per il beneficio sia dei migranti che dei paesi” ha detto Ban all’incontro di alto livello ministeriale. “Lo dobbiamo a milioni di emigranti che, con il loro coraggio, la loro vitalità e i loro sogni, aiutano nel nostre società a diventare più prospere, resistenti e diverse”.
Quando Ban Ki-moon giovedì ha iniziato il suo discorso, con i siti dei giornali di tutto il mondo che avevano le drammatiche immagini provenienti da Lampedusa, ha cercato subito di dire che il dramma di quelle stesse ore in Sicilia non cambiava di una virgola quello che avrebbe detto nella conferenza sull’emigrazione, anzi poteva solo rafforzarlo: “Non c’è bisogno di guardare tanto oltre i titoli che arrivano da questa mattina, per capire quanto sia importante questo dialogo. Spero che questo ci sproni finalmente all’azione”.
A questa due giorni di una grande conferenza dell’ONU, avrebbe dovuto partecipare anche la ministra italiana Cecile Kyenge ma, a quanto ci è stato detto da fonti della missione italiana all’ONU, lei aveva da qualche giorno rinunciato a partecipare a causa dell’imminente crisi di governo, che poi alla fine non c’è stata. Un peccato non esserci per l’Italia "ad alto livello" e proprio in questo momento.
La conferenza è stata convocata per identificare misure concrete a rafforzare la cooperazione e aumentare i benefici dell’emigrazione internazionale sia per i migranti che i paesi accoglienti, cercando allo stesso tempo di ridurre le sue implicazioni negative. Negli interventi dei vari ministri, si parla anche della connessione tra migrazione e sviluppo sostenibile, la mobilità del lavoro e il suo impatto sullo sviluppo.
Il Segretario Generale Ban Ki-moon , nel suo rapporto su Migrazione e Sviluppo Internazionale, ha dato 8 raccomandazioni chiave per “far funzionare l’emigrazione” per tutti. Queste includevano, la protezione dei diritti umani dei migranti che sono frequentemente soggetti ad abusi e sfruttamento, l’abbassamento dei costi dell’emigrazione, cambiare soprattutto la percezione pubblica dei migranti, dato che tantissimi devono ancora affrontare discriminazioni ogni giorno. Il rapporto di Ban Ki Moon ha sottolineato anche il bisogno di trovare dei modi per integrare l’emigrazione nell’agenda per lo sviluppo, di migliorare la collezioni dei dati sui migranti e l’impatto che hanno sullo sviluppo, e di accrescere gli accordi sull’emigrazione così i governi, il settore privato e la società civile possono condividere idee e conoscenze sulla loro mobilità.
Secondo le Nazioni Unite, ci sono 232 milioni di migranti internazionali. Proprio ieri, la Banca Mondiale ha rilasciato i dati più recenti sulle loro rimesse, che mostrano che soltanto gli emigrati da paesi in via di sviluppo manderanno a casa 414 miliardi di dollari nel 2013, un aumento del 6,3% dall’anno passato. E’ previsto un aumento che arriverà a 540 miliardi di dollari per il 2016.
Quindi, nel suo discorso introduttivo, Ban Ki-moon ha fatto notare che anche per i paesi che si confrontano con realtà complesse – inclusa la recente crisi economica globale – diventa essenziale che tutte le nazioni “lavorino insieme, con coraggio e idee, riconoscendo che le nostre azioni avranno un impatto nella vita di milioni di donne, uomini e bambini in tutto il mondo”.
Anche il nuovo Presidente dell’Assemblea Generale, John Ashe, ha detto che gli stati membri dovrebbero imparare dalle loro esperienze passate negli ultimi sette anni – quando l’ultimo high level meeting sull’emigrazione era stato tenuto – e agire per passare dal dialogo all’azione. “Questo significa che dobbiamo fissare degli obiettivi realistici, impegnarci nella realizzazione e monitorarne i progressi. In sostanza, dobbiamo renderci responsabili nel dar seguito a questo nostro dialogo”, ha detto Ashe.
E il Presidente dell’Assemblea Generale, come Ban Ki Moon, ha sottolineato che “abbiamo bisogno di raddoppiare i nostri sforzi per assicurare che i contributi dell’emigrazione non siano apparenti soltanto a noi, ma anche al vasto pubblico. Abbiamo una importante responsabilità di far pervenire il giusto messaggio”.
Durante una conferenza stampa oggi al Palazzo di Vetro, lo Special Rapporteur sulla protezione dei migranti, François Crépeau, aveva sottolineato la dimensione umana dell’emigrazione, dicendo che i migranti non dovrebbero essere visti soltanto come agenti delle rimesse globali. “Gli emigranti sono esseri umani con diritti umani, non semplici agenti di rimesse per sviluppo economico… Tutti i migranti, per virtù della loro dignità umana e senza discriminazione sono protetti dalle leggi internazionali sui diritti umani, sono considerati dei cittadini a prescindere della loro condizione amministrativa o situazione”. Quindi Crépeau, ha incitato i paesi a ratificare tutti i trattati internazionali sui diritti umani, inclusi quelli pertinenti i diritti dei migranti.
Al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite oggi è stata una giornata fondamentale per mettere insieme delle strategie comuni sul problema globale dell’emigrazione. Una questione che riguarda soprattutto i diritti umani, oltre che opportunità economiche per tutti. Ma l’Italia, proprio il giorno della tragedia di Lampedusa e a causa della crisi di governo minacciata nei giorni scorsi, purtroppo non c‘era.