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September 25, 2013
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Letta: l’ONU resta il guardiano della pace. E sui migranti cita Papa Francesco

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Enrico Letta sul podio dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite (@Paulo Filgueiras)

Enrico Letta sul podio dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite - @Paulo Filgueiras

Time: 5 mins read

Non c’era grande attesa mercoledì all’Assemblea Generale dell’Onu per il discorso del premier italiano Enrico Letta. Non c’era al Palazzo di Vetro nonostante l’Italia sia il settimo contribuente al budget dell’ONU (e primo tra i paesi occidentali per quanto riguardo il contributo di caschi blu). Già, l’Italia è anche emarginata da certi tavoli ristretti in cui si cercano soluzioni per le crisi mondiali, come per esempio quel 5+1 (membri permanenti Consiglio di Sicurezza + Germania) che riguarda la trattativa sul nucleare con l’Iran che è appena tornato al centro del gioco diplomatico.  E, significherà qualcosa, infatti nel discorso del premier italiano, il problema della corsa al nucleare iraniano non viene neanche sfiorato.

Ma per il discorso di Letta non c’era alcuna attesa neanche in Italia, dove il governo lo si vede traballare perché viene venduta la Telecom agli spagnoli “senza saperne niente”, o perché la decadenza di Berlusconi è sempre lì come una spada di Damocle.

Quando all’ora di pranzo di mercoledì  Enrico Letta si presenta sul podio dell’Assemblea Generale, che quest’anno non è nella sala storica del Palazzo di Vetro ma per via del restauro in un brutto prefabbricato accanto, non è rimasto nulla dell’atmosfera elettrizzante del giorno precedente.

Letta Onu

Enrico Letta sul podio dell’Assemblea Generale dell’ONU

Quando sale sul palco Letta, più della metà dei posti sono vuoti e i presenti sono per lo più funzionari diplomatici di medio livello, non certo i capi di stato e i ministri del giorno prima. Chissà se ricapiterà all’Italia di parlare il primo giorno, dopo gli USA e la Francia, come avvenne una decina di anni fa…

Ma eccoci ai passaggi principali del discorso pronunciato da Letta per la 68esima Assemblea Generale dell’Onu.

“Con la fine della crisi globale finalmente a portata di mano, è imperativo fare della crescita e dello sviluppo la nostra prima priorità”. Già, non poteva che essere dedicato all’economia il primo passaggio letto da Letta in un buon inglese, con una pronuncia tra le migliori sentite da un Presidente del Consiglio italiano al Palazzo di Vetro.  Prima parte del discorso quindi sull’economia e, siccome siamo all’ONU,  si deve parlare anche di Millennium Goals, gli obiettivi del millennio. Letta sottolinea che “dobbiamo lavorare di più” per dare maggiore forza a singoli e comunità e “aumentare la capacità dei sistemi sociali ed economici di adattarsi ai rapidi cambiamenti del nostro complesso mondo”. Per quanto riguarda gli obiettivi del Millenio per l’Agenda dello sviluppo Post 2015,  Letta parla anche di “significative evoluzione del modo di pensare” e cita un vecchio proverbio in italiano: “Meglio prevenire che curare”. Quindi sviluppo sostenibile in linea con l’agenda di Rio+20 è l’antidoto migliore alle malattie che affliggono il mondo di oggi. Ormai sviluppo e ambiente non possono andare separati ed è con questa convinzione che l’Italia  ha facilitato l’attuazione di un High-Level Political Forum on Sustainable Development.   

Letta ad un certo punto dice che lo sviluppo non può essere solo quantificato in numeri di crescita economica e statistiche: “Si deve andare oltre il GDP e prestare un’attenzione adeguata alla nozione di qualità della vita”. E quindi, Letta aggiunge che “Una attenzione speciale dovrebbe essere prestata al ruolo dei diritti della donna e dell’ eguaglianza di genere”. 

E così subito dopo, il discorso di Letta arriva al problema della malnutrizione che consente anche al premier italiano di introdurre l'Expo di Milano che ha bisogno in questo momento di tanta pubblicità: “Una persona su otto nel mondo ancora soffre di malnutrizione… L'Italia darà il suo contributo specifico al problema della sicurezza alimentare grazie all'Expo di Milano del 2015. Infatti il tema è ‘Feeding the Planet: Energy for life’ e già 130 paesi hanno accettato di partecipare. … Il nostro Paese sente che è arrivato il tempo di lanciare un nuovo accordo globale sul cibo” dice Letta.

Dai problemi dell’alimentazione, Letta passa a quello della popolazione mondiale e alle dimensioni sociali che comporta:  “La sovrappopolazione pone l'attenzione su uno dei problemi più gravi di oggi: mi riferisco a quello della disoccupazione globale, in particolare quella giovanile. Un fenomeno che colpisce tutto il mondo, inclusa l'Europa e il mio Paese. Dobbiamo combinare misure assunte al livello nazionale e europeo per lanciare la nostra guerra contro la disoccupazione''.

Ed ecco quindi un passaggio molto importante qui all’Onu, quello sui migranti e Letta spiega subito che la posizione geografica dell’Italia “la fa porto di entrata per migliaia di migranti”. Per questo passaggio del suo discorso il premier italiano trova l’aiuto di Papa Francesco, “che decise di visitare la piccola isola di Lampedusa questa estate, portando un messaggio di supporto per le migliaia di migranti  che arrrivano dall’Africa lì ogni anno” dice Letta. Quindi, cita le parole del Papa argentino, e all’Assamblea Generale delll’Onu Letta dice che “tutti dobbiamo combattere ‘la globalizzazione dell'indifferenza’ e sentire la sofferenza di questi migranti come nostra”.

Ma ecco che Letta, dopo aver detto che per lo sviluppo sostenibile “ci vuole stabilità, sicurezza, pace e rispetto dei diritti umani” arriva al tema più scottante, la Siria.

Ecco che il Presidente del Consiglio afferma che “l'Italia sottolinea l'importanza di difendere il ruolo dell'Onu come principale guardiano della pace”.  ''Condanniamo quanto accaduto in Siria: non si può essere indifferenti a palesi violazioni del diritto internazionali''. Perché per L’Italia, dirà dopo, “se i diritti umani sono a rischio, anche la pace globale e la sicurezza sono a rischio'”. Quindi Letta ha anche lanciato un appello all’assistenza umanitaria per i profughi, sottolineando che l’Italia ha stanziato 30 milioni di dollari nel 2013 a cui venerdì aggiungerà altri 50 milioni.

Poi Letta tocca l’argomento stabilizzazione di due paesi importanti per l’Italia: Somalia e Libia.  Mentre per la Somalia, già al Palazzo di Vetro domani ci sarà un incontro ministeriale organizzato proprio dall’Italia in cui parteciperà il ministro degli Esteri Emama Bonino, per quanto riguarda la Libia, Letta dice che “prima della fine dell'anno, l'Italia ospiterà la seconda conferenza internazionale sulla Libia a Roma'”. L'Italia sta  quindi “sostenendo la stabilizzazione e la transizione democratica” della Libia, e “continuando ad impegnarsi a cooperare con la missione Unsmil'”.

E poi anche un accenno al Mali e alla regione del Sahel, in cui l’Italia già conduce un programma di addestramento per le guardie di frontiera del Mali e del Niger e appoggia la strategia per la regione presentata al Consiglio di Sicurezza dall’inviato speciale del Segretario Generale, Romano Prodi.

Ed ecco che si passa al ruolo dell’Unione europea. L'Italia, secondo Letta, vuole che “l'Europa sia più aperta” aumentando gli scambi commerciali con il resto del mondo. Il premier ha poi ricordato che nella seconda metà del 2014 il nostro Paese assumerà la presidenza dell'Unione Europea e “sono convinto che un'Europa ben governata possa essere un player globale”, dice. “È il momento che l'Ue assuma di nuovo un ruolo guida nel panorama mondiale”. Un auspicio che viene ripetuto ogni anno nel discorso di un premier italiano all’Onu. E infatti è un argomento che Letta ripeterà oggi alla Columbia University, dove terrà una lecture propria sull’“European Governance” e il ruolo dell’Italia.

Infine Letta chiude tornando ad un tema di diritti umani, sottolineando che “l'Italia continuerà a considerare prioritaria la campagna per la moratoria della pena di morte al livello mondiale”.

 

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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