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Obama fa la cosa giusta, la forza è nel diritto e non viceversa

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Il Presidente Barack Obama pronuncia il suo discorso nel giardino della Casa Bianca con accanto il vice presidente Joe Biden

Foto d'archivio, gennaio 2016: Il Presidente Barack Obama pronuncia il suo discorso nel giardino della Casa Bianca con accanto il vice presidente Joe Biden

Time: 3 mins read

Colpa di scena! Barack Obama fa la cosa giusta e passa alla decisione del Congresso la palla incandescente dell’attacco punitivo contro la Siria. L’unico infatti, secondo la Costituzione USA, a poter decidere, in assenza di un immediato pericolo, quando poter usare la forza militare.

Ci ha emozionato il discorso appena sentito dal Presidente USA. Finalmente abbiamo risentito il leader che avevamo votato due volte alla Casa Bianca. Il Presidente che riafferma al popolo americano che “la forza viene dal diritto e non viceversa”.  Ben tornato Barack!

Dopo i discorsi nei giorni scorsi del Segretario di Stato John Kerry e anche dello stesso presidente, avevamo perso la speranza e la pazienza nei confronti di questa presidenza. Pensavamo che ormai non ci fosse più nulla da fare, che i “consiglieri” del Presidente con o senza stellette, avessero convinto Obama che fosse necessario lanciare i missili subito contro Assad, senza far dibattere il Congresso e aspettare il suo consenso e, contemporaneamente, dando un gravissimo schiaffo all’ONU e al suo Segretario Generale Ban Ki-moon che, soltanto ieri, aveva comunicato all’ambasciatrice Samantha Power che ci sarebbero volute due settimane per avere il responso delle indagini dei suoi ispettori. Se Obama avesse dato l’ordine di sparare i missili contro gli obiettivi a Damasco, avrebbe fatto degli Stati Uniti d’America l’esempio più grave di violazione del diritto internazionale, la nazione più potente della terra  che se ne frega del rispetto del diritto sancito dalle Nazione Unite che proprio gli USA avevano più di altre nazioni contribuito a costruire. Per fortuna la notte ha portato consiglio al Presidente Obama e salvato l’America da un isolamento molto pericoloso per se stessa e per il resto del pianeta.  

Già, forse saranno stati anche i congressman e i senatori della più formidabile democrazia del mondo, a dargli la sveglia. A “shake him up”.  Obama, il presidente che ha insegnato diritto costituzionale e che, come ci ha ricordato proprio oggi il New York Times, in un’ intervista ancora da senatore del 2007, aveva affermato che “spetta solo al Congresso” autorizzare l’uso della forza militare all’estero quando la nazione non è in imminente pericolo di attacco, ha fatto la cosa giusta.

Nel discorso Obama ha detto che tutto è pronto, che i suoi generali gli hanno detto che “sono pronti in ogni momento, oggi, tra pochi giorni o tra un mese” a colpire e che questa condizione non cambia le capacità della forza militare USA di agire.  Ma, giustamente,  lo stesso presidente ha compreso che a non essere pronto a dare l’ordine era proprio il “Commander in Chief!”

Obama ha capito che stava mettendo a repentaglio la sua amministrazione, il futuro e l’autorevolezza del suo governo e la stessa “legacy” che avrebbe avuto nella storia la prima presidenza di chi ha avverato parte del sogno di Martin Luther King.  La macchia dell’attacco calpestando proprio quel diritto internazionale che si vuole difendere, sarebbe stata gravissima.

Onore a quei senatori, senatrici, congressmen e congreswomen che hanno avvertito (si parla di un documento circolato con già tante firme bipartisan)  nelle ultime ore Obama che spettava loro decidere quando impiegare la forza militare. In questo modo Obama ha ristabilito, come ci ha appena ricordato proprio lui stesso, “la forza nel diritto e non viceversa”.

Siamo convinti, come crediamo la maggioranza dei cittadini americani (e speriamo anche di italiani ed europei) che Assad vada punito se ha dato l’ordine di usare il gas contro i suoi cittadini. Ma l’America non doveva agire da sola, anche se aveva la Francia di Hollande pronta a partecipare (ma il presidente francese, costituzionalmente, non ha bisogno dell’autorizzazione del suo debolissimo Parlamento). Ciò avrebbe indebolito gli USA, l’ONU e rafforzato proprio ciò che si voleva colpire e tutti coloro che nell’anarchia internazionale trarrebbero vantaggio.

Il Congresso si riunisce il 9 settembre e se le prove accumulate dall’intelligence convinceranno i rappresentanti degli americani che Assad ha violato la legge internazionale e calpestato ancora una volta i diritti umani, Obama avrà l’appoggio dei legislatori. Intanto questo darà tempo anche agli ispettori ONU di finire con i risultati della loro indagine. “I know the country will be stronger” ha detto Obama. Già, con la sua decisione, Barack ha dato alla democrazia più forza  negli Stati Uniti e nel mondo.

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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