“Ogni forma di violenza è gendered, … le rappresentazioni di violenza contengono sempre prescrizione e proscrizioni: prescrivono cioè un certo dover essere che per il maschile include anche l’esercizio di violenza, e proscrivono invece l’uso della violenza per il femminile solo sotto specifiche limitazioni”. Così la professoressa Elisa Giomi ha definito la violenza. Purtroppo, i media ci riportano casi di donne che prima sono state molestate e poi uccise. Il dato che deve farci riflettere riguarda il carnefice che molto spesso è una persona che appartiene al nucleo famigliare e di cui le vittime si fidano ciecamente.
Sta facendo discutere l’ultimo caso di femminicidio a Marsala in provincia di Trapani perché, ancora una volta, continua a dimostrare che ormai nel rapporto tra uomo e donna non esiste più nemmeno il ceto sociale. Chi voleva far passare il messaggio che gli omicidi avvengono in quartieri particolari o sono commessi dai migranti, che arrivano nel nostro Paese, ormai è stato smentito.
L’ultimo omicidio efferato di Marisa Leo che è stata uccisa dal suo ex compagno Angelo Reina, con cui aveva tentato nell’ultimo periodo di stabilire dei rapporti civili, testimonia il fatto che siamo di fronte ad una violenza senza confini. Marisa lo aveva denunciato nel 2020 per stalking e questo rappresenta l’ennesimo femminicidio già annunciato.

L’uomo, cosi come è avvenuto in tanti altri casi di femminicidio, ha chiesto alla sua ex compagna di avere un incontro chiarificatore e invece le ha sparato con un fucile, uccidendola.
Subito dopo, ha preso la macchina e si è diretto verso Castellammare del Golfo. Giunto su un viadotto è sceso e si è tolto la vita con la stessa arma utilizzata per il delitto.
Marisa era impegnata contro la violenza di genere e qualche anno fa, su Facebook, aveva scritto: “Alle donne coraggiose che conosco e che sono fonte di ispirazione per me. Donne che non hanno scelto la via più facile e che si impegnano con tenacia ogni giorno per raggiungere obiettivi, che lottano senza perdere mai il rispetto del proprio essere”.
Ha partecipato anche ad una campagna, registrando un video e dando voce allo slogan del movimento “Non una di meno”. Oggi, le sue parole suonano come un monito: “Tutti possiamo far qualcosa: aiutare, sensibilizzare, diffondere… affinché non una donna in più subisca delle violenze”. Voleva una rivoluzione, desiderava un cambiamento, ma la violenza di un uomo le ha tolto la vita.
Marisa e il suo compagno avevano un bambina di soli tre anni. Nemmeno la presenza della piccola ha fermato la mano dell’omicida. Uccidere la propria donna, visto che il rapporto è finito, è una storia che si ripete troppo spesso.
Questo tipo di omicidi ci fanno capire come, non solo non si è responsabili della persona con cui si è scelto di procreare, non si è responsabili nemmeno nei confronti delle persone che sono state messe al mondo e che hanno bisogno di un padre e una madre.
Un uomo e una donna anche se chiudono il loro rapporto, anche se non riescono più ad amarsi come prima, devono impegnarsi per assicurarsi che il proprio figlio o la propria figlia possa crescere nel migliore dei modi. Invece, tutto viene stravolto da una violenza inaudita.
Il senso della famiglia sembra essere scomparso e lo dimostra anche quanto è avvenuto a Monreale in provincia di Palermo.Due sorelline violentate per anni dai famigliari. La madre è accusata di aver favorito la violenza con i suoi continui silenzi. Un’altra storia triste e terribile di soprusi senza confini.
Non si può non pensare alla frase di L. Tolstoj: “come non si può spegnere il fuoco con il fuoco, né asciugare l’acqua con l’acqua, così non si può eliminare la violenza con la violenza”.
Allora, come possiamo dar vita ad un cambiamento culturale se non siamo capaci di migliorare i nostri comportamenti? È necessario invertire la rotta per vincere la battaglia contro il body shaming, il revenge porn, il cyber bullismo e il sexting. Ogni forma di violenza deve essere combattuta e bisogna comprendere che l’altro deve essere rispettato.
Dobbiamo lavorare quotidianamente per cercare di trasformare questa tendenza. Tutta questa violenza, che ogni giorno ci mette a dura prova, deve finire e deve essere fermata. Abbiamo fatto qualcosa, ma ancora tanto si può fare e speriamo che dopo tanto sangue nessuno si tiri indietro.