Forse la presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni, si chiede se non c’è un modo per impedire agli uomini che la circondano di parlare troppo e male. L’ultimo in ordine di tempo è il suo compagno, il giornalista Andrea Giambruno, che si è attirato una valanga di critiche.
“Se eviti di ubriacarti e di perdere i sensi, magari eviti anche di incorrere in determinate problematiche” ha detto “perché poi rischi, effettivamente, che il lupo lo trovi”. Giambruno stava parlando di violenza sessuale – e in particolare dei due casi di Palermo e di Caivano, in provincia di Napoli, che hanno turbato l’Italia – nel suo programma Diario del Giorno su Retequattro, la più conservatrice delle reti Mediaset. Stava, per la precisione, intervistando il condirettore del quotidiano di destra Libero, Pietro Senaldi (intervistare uomini è un must di certi programmi italiani anche quando si parla di stupro). Senaldi aveva detto che per difendersi, una donna dovrebbe “non perdere conoscenza” e “restare in grado di intendere e volere”. E Giambruno ha aggiunto: “Se vai a ballare, tu hai tutto il diritto di ubriacarti – non ci deve essere nessun tipo di fraintendimento e nessun tipo di inciampo – però se eviti di ubriacarti e di perdere i sensi, magari eviti anche di incorrere in determinate problematiche” perché “poi rischi, effettivamente, che il lupo lo trovi”.
Decine di politiche dell’opposizione e di rappresentanti della società civile sono insorte/i – osservando che così si colpevolizza la vittima, e che il problema non è come difendersi ‘dai lupi’, ma l’esistenza stessa dei maschi violenti. Il giornalista invece parla di “polemica surreale”, osservando che si è premurato di dire che ognuno e ognuna ha diritto di ubriacarsi.
Era infatti ubriaca, anzi era stata fatta bere la diciannovenne stuprata da un branco di sette coetanei in un cantiere alla Vucciria a Palermo a inizio luglio; lei ha trovato il coraggio di denunciare, e in cambio ha ricevuto solidarietà ma anche pesantissimi insulti nella realtà e sui social. L’alcol invece non c’entra niente nella storia delle due cuginette di 10 e 12 anni, per mesi stuprate al Parco Verde di Caivano in provincia di Napoli da un gruppo in gran parte di minorenni, inclusi i figli di alcuni boss dello spaccio locale di droga. Un territorio difficile, pericoloso. Quando le famiglie hanno denunciato sono state subissate di critiche e minacce della malavita.
Peggio della Meloni c’è solo il compagno della Meloni #Gianbruno pic.twitter.com/Kp3vxXEtho
— ladyoscar (@ImLadyoscar) August 29, 2023
Due casi fra i tanti stupri della cronaca, più impressionanti di altri per le età dei coinvolti e la violenza del gruppo. Domani 31 agosto, Giorgia Meloni ha annunciato una sua visita a Caivano per portare la solidarietà del governo e promettere sicurezza. Potrebbe essere l’occasione per parlare, ribadire, esprimere la sua opinione: perché fin qui, la premier è stata in silenzio.
Non solo sugli stupri e sulle parole in tv del suo compagno non si è espressa, ma anche su altre polemiche di questa estate rovente. Per esempio: quando il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida (che incidentalmente è suo cognato, marito della sorella Arianna) ha ben pensato di dichiarare dal palco del meeting di Comunione e Liberazione a Rimini (ogni anno grande kermesse politica) che in Italia “abbiamo un’educazione alimentare interclassista: spesso i poveri mangiano meglio perché comprano dal produttore e a basso costo prodotti di qualità”. Invece negli Stati Uniti chi ha più soldi mangia meglio, ha aggiunto – forse ignaro dei tanti discount pieni di prodotti di provenienza incerta che affollano i comuni italiani.
Meloni ha taciuto anche di fronte all’ormai famigerato libro del generale Roberto Vannacci, Il mondo al contrario, testo autopubblicato che ha scalato le classifiche di vendita da quando se ne parla, fitto di dichiarazioni francamente omofobe e razziste. Il ministro della Difesa Crosetto – fra i più stretti consiglieri della premier – ha stigmatizzato il generale; ma la Lega di Matteo Salvini lo ha accolto a braccia aperte, difendendolo e anzi promettendogli una candidatura politica.
Cosa succede allora nella maggioranza di governo? La premier sta cercando di addolcire sempre più la sua immagine, abbandonando l’elettorato di destra che è la sua piattaforma originaria, e cercando di mietere voti al centro – cosa più facile adesso che Silvio Berlusconi non c’è più ad attirare come una calamita i voti dei moderati. Per lei, ogni parola espressa su temi di diritti civili, violenza sessuale, tutela delle donne va ponderata con cura. Matteo Salvini invece sembra andare a caccia proprio dei voti più a destra. Ma si tratta di un dissidio, di una rivalità scomoda interna al governo – oppure è un calcolato gioco delle parti per catturare più elettori possibile, con gli occhi fissi alle elezioni europee della prossima primavera?