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in Cronaca italiana
June 5, 2021
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June 5, 2021
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Dopo la “pupiata” mediatica, parlo io su Brusca e come stavo per prenderlo

Dopo le stragi di Capaci e Via D'Amelio, con la DIA piazzammo intercettazioni ambientali e un giorno ascoltammo la moglie dello scannacristiani dire...

Pippo GiordanobyPippo Giordano
Time: 3 mins read

Passato lo tsunami Brusca, ora la quiete. Il corollario di politici che si sono avventati sulla notizia della scarcerazione, è stato trasversale. Orbene, ora che è finita la grande pupiata mediatica, posso parlare di Giovanni Brusca?

Il mio lavoro di contrasto a Cosa nostra nasce all’inizio degli anni ’80 quand’ero in forza nella Sezione di Ninni Cassarà – vice dirigente della Squadra mobile palermitana – assassinato il 6 agosto del 1985 e continuato negli anni ’90 con la DIA. Quindi, conoscevo bene la famiglia di sangue dei Brusca, a partire dal padre Bernardo.

Giovanni Brusca, nel periodo post stragi di Capaci e via D’Amelio, rivolgendosi a Leoluca Bagarella dice: “ora esco col furgone, se mi vengono dietro e mi fermano li ammazzo tutti!”. Questo racconto fu fatto nel corso di un interrogatorio dal Brusca. Ebbene, l’indicazione “se mi vengono dietro….” era riferita a noi della DIA, ignari della loro presenza in quella villetta, dove appunto c’eravamo andati per un sopralluogo al fine di piazzare le microspie. Peraltro, eravamo solo in pochi e per giunta lontano dalla villa stessa. Il sopralluogo durò un battito di ciglia. E la calar della notte, io e altri due entrammo nella villa – in quel momento disabitata – piazzando le “cimici”.

Oltre a quelle intercettazioni ambientali, iniziammo a pedinare per le vie di Palermo la moglie di Brusca, e scoprimmo l’appartamento da lei occupato. L’ubicazione del luogo dove la stessa abitava, non ci consentiva di pedinarla costantemente: era un territorio a noi ostile. Decidemmo di piazzare anche lì delle “cimici”. Purtroppo, nonostante fossimo in grado di aprire qualsiasi porta blindata, non potemmo (non posso svelare il motivo). Lei lasciava incustodita la casa ogni mattina, portando il bambino all’asilo: ovviamente veniva pedinata. Dopo alcuni giorni riuscimmo, grazie a un colpo di fortuna, a installare le microspie. (non cito come).

Giovanni Brusca nel momento dell’arresto (YouTube)

L’ascolto ambientale iniziava a dare i suoi frutti. La moglie di Brusca stava molto attenta a riferirsi al marito. Ma un giorno si tradì! Disse a un’amica che sarebbe andata a comprare una giacca in pelle “che a iddu ci piaci assai e ce lo vogghiu regalare per il suo compleanno”. Confrontammo la data di nascita di Brusca e in effetti il compleanno era imminente (se non erro febbraio). Bingo? No! Sfortuna nera. La notte, nella città di Palermo si abbatte un temporale di portata eccezionale: migliaia di fulmini cadono nella città. Uno in particolare colpisce tutta la strumentalizzazione che avevamo piazzato per l’ascolto, danneggiandola irrimediabilmente. La data del compleanno era prossima e non riuscimmo a ripristinare l’ascolto. Purtroppo, il diavolo ci mise anche lo zampino, successe un episodio e fummo costretti a smobilitare in gran fetta.

Nel frattempo, la moglie di Brusca lasciò Palermo e si trasferì per lungo periodo nel suo paese Piana degli Albanesi, ove era impossibile fare pedinamenti. E quindi spostammo la nostra attenzione sia in quel luogo che a San Giuseppe Jato, dove una notte facemmo un’irruzione in una masseria. Brusca non c’era, ma ci aveva soggiornato.

Giovanni Falcone (Illustration by Antonella Martino)

Dopo aver raccontato questi episodi, giova ricordare a tutti coloro che si sono strappate le vesti per la scarcerazione di Brusca, che egli è stato scarcerato in ossequio ad una norma di legge. Legge voluta dal magistrato Giovanni Falcone. Adesso in tanti, anche alcuni politici, stanno mettendo in discussione la legge premiale verso i collaboratori di giustizia: i cosiddetti pentiti. Signori, fatevene una ragione. Quella legge è necessaria per entrare nel Mondo mafioso. Il sottoscritto, che per motivi investigativi ha lavorato con nove pentiti di Cosa nostra (Tommaso Buscetta, Totuccio Contorno, Stefano Calzetta, Francesco Marino Mannoia, Mutolo Gaspare, Giuseppe Marchese, Giovanni Drago, Santino di Matteo, papà di Giuseppe sciolto nell’acido e Gioacchino La Barbera), sa bene quanto apporto ci diedero. In decine e decine di omicidi, grazie a loro, furono scoperti gli autori, facendoci persino dissotterrare diversi cadaveri. Quindi, signori politici: di cosa vi lamentate? Giovanni Brusca ha pagato il suo debito? Secondo la legge, sì!

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Pippo Giordano

Pippo Giordano

La legalità è il mio chiodo fisso perché fin da piccolo ho respirato la mafia e la sua brutalità. Sono stato ispettore della DIA e ho lavorato nella Squadra Mobile di Palermo di Ninni Cassarà. Ho diretto la Sezione antiterrorismo della Digos di una città del Nord. Ho collaborato con i giudici Paolo Borsellino e Giovanni Falcone. Oggi, da pensionato, racconto agli studenti degli uomini che hanno scritto col sangue la lotta alla mafia. Con Andrea Cottone ho scritto un libro, Il sopravvissuto, l'unico superstite di una stagione di sangue, che parla delle ombre in quella zona di contatto fra mafia e pezzi di Stato.

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