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La follia della guerra e la speranza di una pace a Gaza

Tra la devastazione nella Striscia e le follie di chi propone l'uso di armi nucleari, l'incertezza regna sovrana sul Medio Oriente

Eric SalernobyEric Salerno
Israele, ‘altri due ostaggi morti a Gaza, sono 44 su 116’

A woman looks at photos of Israeli hostages on a wall during a protest calling for the immediate release of hostages held by Hamas in Gaza, and for the government to be replaced, near the Kirya in Tel Aviv, Israel, 20 July 2024 ANSA/EPA/ATEF SAFADI

Time: 3 mins read

L’altra mattina, pochi minuti dopo aver saputo che un drone – un ordigno volante – era esploso nel cielo di Tel Aviv, ho telefonato a un amico residente nella “città che non dorme mai”. Era poco dopo l’alba e lo slogan della metropoli israeliana sul Mediterraneo aveva assunto per me un significato diverso dal solito. “È successo qualcosa?”. La risposta beffarda alle mie preoccupazioni indicava il desiderio del mio interlocutore di guardare al mare aperto, al Mediterraneo piatto quasi immobile, alla spiaggia con i primi bagnati, alcuni dei quali probabilmente si erano addormentati sulla sabbia, appena distanti dalla striscia di Gaza per sentire bombe e missili che cadevano senza sosta. La guerra è là, ma gli israeliani ebrei cercano in maggioranza di far finta, aiutati da una stampa – radio e televisione, oltre ai quotidiani – che evita di raccontare che i morti palestinesi ufficiali sono quasi quarantamila, città, villaggi e campi profughi praticamente distrutti e invivibili, e l’economia inesistente come, a giudicare da tutte le indicazioni, è inesistente il futuro di Gaza.

Anni fa, con l’amico e collega Alberto Stabile, corrispondente del quotidiano “Repubblica”, eravamo scesi in macchina da Gerusalemme per andare alla sede dell’ambasciata italiana sul lunghissimo lungomare di Tel Aviv. Una sosta breve, atmosfera surreale. La giovane e attraente ragazza in costume che incrociammo uscendo dal grattacielo della sede diplomatica ci sorrise (o forse era una risata) quando capì che le borse che portavamo non erano piene di attrezzature sportive ma di abiti protettivi anti-gas, maschere e punture pronte all’uso. Saddam Hussein – aggredito dalla coalizione occidentale, Usa in testa – minacciava di colpire Israele. E noi ci eravamo preparati. Quella roba, non molti anni dopo, finì nell’immondizia.

Non ci sono abiti o attrezzature che proteggono dalla follia umana. E la guerra limitata che dal 7 ottobre 2023 sta devastando il Medio Oriente rischia di andare ben oltre le paure che attraversavano il mondo negli anni Novanta del secolo scorso. Yossi Melman, grande esperto dei servizi segreti israeliani, ha denunciato l’articolo pubblicato su Haaretz, il quotidiano di sinistra per il quale scrive da una vita, dello storico israeliano Benny Morris, che pochi giorni prima aveva fatto il “suggerimento squilibrato” che Israele dovrebbe iniziare immediatamente una guerra contro l’Iran, usando le armi nucleari presumibilmente in suo possesso. Morris ha giustificato la sua proposta sostenendo che l’Iran “è sul punto di arricchire l’uranio al 90%” e che quindi “siamo arrivati al momento della verità”. “L’idea che Morris fa galleggiare – scrive Melman – non è suggerita nemmeno da una singola figura mainstream dell’establishment della difesa, né al momento né in passato. È un’idea che condivide solo con legislatori di estrema destra come Tally Gotliv e Amichai Eliyahu, che hanno chiesto di appiattire Gaza usando armi nucleari”. E conclude Melman che “le richieste di Morris … riportano alla mente l’immaginario pazzo dell’ex scienziato nazista nel classico di Kubrick del 1964. Come il dott. Strangelove – Stranamore – Benny Morris ha smesso di preoccuparsi e ha imparato ad amare la bomba”.

Le tre religioni monoteistiche nacquero, come si sa, in quelle terre. Il fanatismo religioso è, purtroppo, di casa nel Medio Oriente. E nessuno, nessuna potenza politica, sembra volerlo bloccare prima che sia troppo tardi. Tra tre mesi si vota negli Stati Uniti e nel mondo regna l’incertezza mentre tutti cercano, in qualche modo, di guadagnare punti e di creare realtà nuove. I morti, feriti e senza tetto palestinesi aumentano a Gaza mentre si parla di una tregua che non arriva mai; i capi della difesa israeliana si lamentano perché, dicono, non hanno militari sufficienti per andare avanti con la mattanza (specialmente su altri fronti). Pochi osservatori internazionali si preoccupano per la situazione in Cisgiordania e a Gerusalemme Est dove i coloni israeliani, spronati dal fanatismo religioso e dal premier Netanyahu, stanno uccidendo, distruggendo e lavorando giorno dopo giorno per rendere praticamente impossibile la creazione di uno stato palestinese accanto a Israele.

Chi cerca di fermare l’assalto all’idea stessa di pace viene insultato e criticato. “Purtroppo, l’alto comando dell’IDF (le forze di difesa israeliane) non conosce il suo posto, e invece di concentrarsi sulla guerra contro Hamas, esprime posizioni politiche a favore di un accordo spericolato”, ha detto Bezalel Smotrich, il ministro delle finanze, uno degli esponenti più radicali del governo israeliano. “Smettetela di parlare e predicare, continua a combattere e uccidere”, ha esortato. E, rivolgendosi agli Stati Uniti pochi giorni dopo che il parlamento israeliano ha bocciato l’idea stessa di uno stato palestinese accanto a Israele, ha ripetuto “Faremo di tutto affinché uno stato palestinese non sia mai stabilito nella Terra di Israele”.

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Eric Salerno

Eric Salerno

Giornalista ed esperto di questioni africane e mediorientali, è stato corrispondente de 'Il Messaggero' da Gerusalemme per quasi trent'anni.

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