Gli interventi irrituali e ficcanti di Marina e Pier Silvio Berlusconi, hanno smosso la bonaccia del centrismo italiano. Forza Italia, che dalla famiglia Berlusconi continua a ricevere l’ossigeno finanziario che consente la sopravvivenza della sua indebitata struttura, era uscita soddisfatta dalle elezioni del Parlamento Europeo di giugno, mobilitandosi sin dalla sera del voto per il traguardo indicato dal segretario Antonio Tajani: 20% dei consensi alle politiche previste nel 2027. I due eredi di Silvio Berlusconi, che i forzisti agitano come “presidente” nonostante il passaggio a miglior vita, lanciano al “loro” partito un doppio messaggio. Puntare al raddoppio senza un programma politico e una strategia di “marketing” (il termine viene usato da Pier Silvio) è velleitarismo. Si può e si deve osare di più perché il centro moderato in Italia è vasto e solo i propri limiti possono impedire a Forza Italia un’Opa per accaparrarselo tutto.
Si tratterebbe di Opa ostile, perché nel campo centrista pescano in tanti. Fratelli d’Italia certamente, almeno da quando Meloni ha inserito il suo partito nel conservatorismo europeo. Così i lillipuziani della nostra politica: Italia Viva, Azione, +Europa. Ma gli stessi pentastellati di Conte, nel continuo incoerente zigzagare, da populisti quali restano pescano anche al centro. Così il Pd, almeno con la sua ala ex democristiana. Restano fuori le sole estreme. Non casualmente il glossario politico italiano contemporaneo utilizza molto più spesso le categorie del centro-qualcosa, che del centro e basta: destra e sinistra temono di qualificarsi come tali e adottano il camouflage centrista, offrendolo all’elettorato come polizza d’assicurazione contro i rischi dell’originario radicalismo.
Va anche tenuto presente l’astensionismo. Si manifesta soprattutto tra i potenziali elettori di centro. Motivato e opportunamente galvanizzato, l’astensionismo, almeno in parte, potrebbe essere convertito al voto moderato e centrista, cosa sinora non riuscita.
Se questo è lo scenario politico nel quale i due Berlusconi si sono inseriti, occorre capire perché abbiano ritenuto di farlo nella presente fase. Vi sono ragioni aziendali (da sempre le vicende di Forza Italia sono legate alle faccende economiche della famiglia Berlusconi) e politiche a spiegarlo, e vanno lette in termini nazionale e internazionale.
Va innanzitutto rilevato che siamo in una fase dell’economia e della politica internazionale, nella quale si sta costruendo un nuovo che durerà almeno per questo decennio. Il posizionamento che le forze politiche ed economiche attueranno da qui a fine anno in paesi chiave, avrà risultati strategici. L’Ue sta fissando i contenuti della nuova legislatura e a chi affidarne la realizzazione, con i costi della transizione climatica enormi e complicati da coprire. Gli elettori statunitensi stanno per decidere presidente e vicepresidente, 34 seggi del senato e tutti i 435 membri della Camera dei Rappresentanti, più numerose cariche statali e locali. Le due guerre maggiori – aggressione russa dell’Ucraina, azione israeliana contro Hamas – se non arrestate potranno condurre ad un allargamento delle parti coinvolte. La leadership cinese è chiamata a muovere il paese dal pantano nel quale la spregiudicata prudente conduzione di Xi ha finito per cacciarlo in termini sia militari che politico-economici. In questa temperie, Forza Italia conta praticamente zero. Per l’Italia Meloni fa e disfa e il fedele alleato Tajani assente. Nell’Ue il partito Popolare controlla una situazione nella quale il partito-azienda berlusconiano figura allineato nell’ombra.
Ciò mentre il centro, in Europa e nel mondo, sta scegliendo quale delle culture politiche sulle quali si fonda (democristiana, liberale, conservatrice) far prevalere al proprio interno, in vista di coerenti alleanze da stipulare. Vi viene costretto dalla pressione alla quale è sottoposto dall’offensiva che Putin ad oriente e Trump ad occidente stanno muovendo contro i valori politici e morali prodotti nella parte centroccidentale del continente europeo dai settant’anni e più di Comunità e Unione. Il sistema politico ed economico fissato dai trattati unionali, fondato sulla dottrina sociale crisiana e sulla scuola socialdemocratica di pensiero politico (Francoforte e aa.) è sottoposto a una sfida difficile da vincere e che comunque sta già stravolgendo l’agenda dell’Unione. Per tre esempi, si pensi a come Putin abbia costretto i 27 a dirottare risorse sulle spese per la difesa, alle condizioni drammatiche e anomale nelle quali avviene il percorso della domanda ucraina di adesione all’Ue, a come con Trump e Putin il mito dell’uomo solo al comando sia tornato in voga.
Quando Marina Berlusconi fa riferimento a una “sinistra di buon senso” per dichiarare la sintonia con Schlein sui diritti civili, sta rivendicando per il centrismo l’appartenenza alla tradizione liberale europea e statunitense che il padre, stimolato dal politologo Giuliano Urbani, propugnò all’inizio dell’avventura politica. Quando il fratello giudica la dichiarazione “opinione personale, da editore”, precisando che “la difesa dei diritti civili è nel dna di ciò che ci ha tramandato nostro padre. E le battaglie di civiltà non sono né di destra né di sinistra” fa confusione e dice anche sciocchezze, ma non nega la posizione della sorella. Restano da capire le posizioni in materia sociale ed economica, rinviate ad altra sede.
A quella europea, probabilmente, visto che Marina mostra di aver ben chiaro che la partita fondamentale Forza Italia deve giocarla nell’Ue, dove economia e sociale valgono. In contrasto con l’agitarsi autolesionista di Meloni e Salvini contro le istituzioni unionali, Marina meglio di Tajani capisce che Forza Italia non può morire per Danzica (questo governo), e deve riaffermare il legame con la tradizione di “libertà” che caratterizzò la prima fase dell’ingresso paterno in politica, il che significa opposizione decisa al putinismo e all’estremismo islamista alla Hamas, ma anche partecipazione alla battaglia sui diritti delle persone. Tiene a sottolineare che la rinnovata casa editrice intitolata a suo padre pubblicherà come primi autori Tony Blair, Voltaire, Furet, Baunov, Siti, segnale inequivocabile della scelta di campo. All’Ue rimprovera “troppo controllo, dirigismo, burocrazia”, ma constata il bisogno di “un’Europa più forte e più coesa, capace di far percepire alle persone tutti i benefici di una vera unità.”
Presto o tardi Forza Italia dovrà riflettere sulla sua partecipazione a un governo che nell’Ue porta tre posizioni contrastanti, come si è visto al voto per von der Leyen. Quando, in Consiglio, si voterà su decisioni topiche, eventuali posizioni opposte del capo del governo e del ministro degli Esteri causerebbero all’Italia un danno enorme.